martedì 31 agosto 2010

L'amore fantasma ( Le novelle di Morfeo)

Se ne va, vagando...
per le strade
all'ora dei vapiri e pipistrelli
sempre un fantasma,
forse innamorato...
forse pazzo
e sogna di suonare...
per amore
sotto un balcone...
con un pianoforte
e suona una canzone...
molto dolce
che fa svegliare nella profonda
notte,
anche le fate svegliate
al primo sonno, e danzano
cantano fanno compagnia
al quel fantasma
che per nostalgia
raccoglie rose, calle,
 ed una margherita
che vuol donare, ad una bella
che di nascosto canta una poesia
per chi è lontano e non la pensa mai
ed il fantasma pazzo innamorato
... per non farsi
più mandare via
è entrato dentro
l'anima di un fiore,
e si posato
sopra il davanzale
soltanto, per vederla
e poi sognarla,
forse in un estate
ancora da venire
guardarla in viso...
 e dopo rifiorire,
e poi sbocciare...
 solo per amore
per quell'amore,
che sempre si...
è negato

Pioggia...sul masnà (Bambino)

Pioveva fitto quella sera
alla stazione...
e ne cadeva
quanta ne voleva...
il padre eterno
si stava scatenando,
pioveva a catenelle
e senza ombrello co gli occhi così
cosi pieni
dell'acqua che cadeva
che ogni occhio
sembrava che piangesse
tutto il selciato bagnato
rifletteva i corpi,
che camminando
sembravano nuotare
in questo mare
di catrame e melma...
e ho non mai capito
come   mai lasciano un bambino
che si bagni ...
nemmeno un'anima
venuta come un uomo
a riparare un bimbo infracidato
dall'acqua che cadeva
più da un'ora
città civile del risorgimento
troppo distratta...
 per guardarsi...
dentro

lunedì 30 agosto 2010

I CAMPI....

Chissà se i campi della terra mia
son sempre là ...
ad aspettare me
che   ho  fatto la promessa di tornare
magari vecchio...
prima di morire
vedere il mio tramonto...
fra uliveti
o fra le foglie dei vigneti ...
o fra l'andare di ciuchi..
magri e stanchi...
o fra i braccianti, stufi di zappare.
Ma io li sento il cigolar dei carri
i lunghi hoo, per mandare avanti
i muli, pigri,
gli schiocchi di comando
a quei cavalli troppo orgogliosi
per lavorare ancora.
Chissà se quelle case
bianche come latte
avranno la pazienza di aspettarmi,
e quei selciati bruciati
da l'arsura
avranno voglia di farmi camminare
forse le chiese, coi loro campanili...
se ci saranno ancora quei fienili
ricchi di odori e pieni colori
quando le donne con i loro
bimbi andavano al mercato
per guardare
quando arrivava
la merce meno cara.
E la stazione che
non e mai cambiata
quella di certo...lo so è ancora là
forse mi aspetta...e forse ...forse
se mi vedrà arrivare
sarà quel giorno
che io non ci sarò...
senza un tramonto
e manco un chicco d'uva...
però il sole...
sulle case bianche,
sopra i miei campi,
e sopra quei
lastroni continuerà a bruciare
senza me

FRA LE ORTICHE

Noi siamo i figli,
nati  fra ortiche
in una notte buia e senza luci
quando la luna dietro
le colline cullava in cielo
le stelle appena nate.
Il Padre eterno per strana
distrazione, s'era scordato
di prendere per mano
la donna che ci stava generando
e invece di portarci
in una culla ci pose
sulla terra.
Ancora adesso siamo
abbandonati fra le ortiche
che abbiamo masticato
per campare.

domenica 29 agosto 2010

VOCI E ARMONIE

Nuove armonie nascono ogni tanto
che sento solo io...a voci spente
quando i silenzi...seduti nella mente
si tacciono soltanto per lontani
orgogli...
che dormono e non si
si sveglian più...
corredo inutile da gettare via
e conservarlo...
fà solo tanto male...non solo
al cuore...
ma anche ai sentimenti
che quando nascono non sono
pigri mai,
e si danno generosi
quasi inutilmente persino al tempo
che non perdona nulla...
e lascia  i segni che ti porti dietro,
come un retaggio...
che si e accumulato.
E poi d'un tratto mi  trovo un posto mio
in un immenso...
grande come un pugno
quando mi accorgo che rimango solo...
sento di notte le musiche di sempre
che hanno accompagnato la mia vita
voci, canzoni, e canti di paura, macabri
incontri... carezze sempre fredde con
poche volte aliti d'estate...
passati troppo
in fretta per morire,
dentro gli sguardi
che m'hanno dato niente.
Così di sera, passata la giornata
ritorno nei miei boschi... dove trovo
il posto giusto per riaddormentarmi
senza nessuno...
che possa tormentarmi

venerdì 27 agosto 2010

IO MI RICORDO...

Io mi ricordo di te...
dei capelli...e cadeva la neve
sul cappotto beige di cammello
con un collo di finta pelliccia
i tuoi occhi lapislazzuli amari
abbassati per giocare all'amore.
Mi ricordo i lunghi capelli
ci giocava mettendoli in bocca
troppo timida facevi la sciocca
del sorriso riempivi la bocca
una rosa aperta all'amore.
E di te sfortunata regina bambina
senza avere gustato l'amore
sei finita in un giorno di festa
come fiore nell'acqua del Po
Mi ricordo le sere d'inverno
con la nebbia, che faceva da muro
coi capelli bagnati e le mani
nelle tasche dell'altra
l'illusione di sentir meno freddo,
dopo un bacio
un falsa promessa,
poi...a casa, sicuro di niente.
Mi ricordo e chi se lo scorda
che l'orgoglio passava ogni tanto
a dare  lezione di vita...
molto meglio sarebbe poi stato
senza orgoglio...ma molto più amore
che ho preso e che regalato...
di sicuro mi sarebbe servito

IL CUCCIOLO

Da troppo tempo
guaisce nel deserto
nessuno ascolta...
nessuno vuol sentire
son tutti sordi ...
a questi suoi lamenti
neppure quando
viene notte
e i brividi di freddo
 fan rumore
così rimane nel mondo rannicchiato
ad aspettare che...
 il mondo torni
vivo

VIENI CON ME...

Vieni con me...questa sera,
ti porto
a vedere il mio lago
dove annego quando
è il momento tutti i pensieri
più tristi...
Come dolce
e serena una rosa,
quando viene
baciata di sera
dalla polvere
che nasce in estate...
e cala...
quando la luna distratta..
è scossa dai
brividi caldi del cielo.
fà cadere sopra la terra,
una polvere che da la magia
quell'alone che incorona la luna
che ti sembra una strana foschia
non è nebbia, ne umidità
quella polvere è fatta di stelle
che davanti a tale bellezza
si dissolve come il
ghiaccio vicino al calore
questa si che è vera magia.
Come un cuore davanti all'amore
questa è polvere magica e strana
della luna ruffiana e sovrana

giovedì 26 agosto 2010

POLVERE D'AMORE

Io la raccolsi a luglio
in  una sera
baciata dalle stelle
che stavano brillando
nei suoi occhi
ma durò poco
lo spazio di un sorriso
e con un soffio
senza alcun  motivo
scomparve dal suo viso...
è ancora qui nell'aria
dei ricordi

ARGO.... che mi somiglia tanto

Ha preso il vizio...
di mettersi quattato quando
al passeggio sopra la panchina...
mi fermo a respirare
l'aria del giardino,
ed io m'accorgo...
che non gli importa molto,
di quei rumori di macchine infernali,
che passano veloci.
Lui tende orecchio...dopo alza il capo,
e con lo sguardo chiede una carezza
annusa l'aria, e poi lo fa con l'erba...
ecco di colpo sibila un latrato
si alza in piedi veloce come un ratto,
forse distratto
da un sogno fatto
 sveglio, qualcosa che è
tornata nella mente...
magari un volto, un posto
o  un viaggio, forse un sorriso,
un gioco di bambino, magari
 un calcio preso ingiustamente
o una compagna che
 non ha più trovato.
o è stata  una reazione, forse ribelle
per sentirsi tale....
Lo vedi? ecco perchè
amo questo cane...proprio perchè..
Argo mi somiglia tanto

IL GRANELLO DI SABBIA

La mia vita è un granello... di sabbia
che dico...una flebile scaglia
di cenere spenta
quando il fuoco ha finito
di essere quello che è stato
quando intorno ha ridotto in relitti
tutto quanto sembrava più eterno
Davanti a tante ingiustizie,
 ai morsi di fame, alle guerre,
ai mali che uccidono il mondo...
che cosa volete che sia donare,
a chi vive da bestie
un granello di sabbia...
anche se stata una vita
ma che vita sarebbe...
se io non potessi donarla
a chi può avere un futuro migliore
e sappiate una cosa...
io non sono un eroe...
ma non si deve avere paura
di morire per un mondo...
più umano, più giusto,
con qualche carezza d'amore
che lenisca per poco un dolore

martedì 24 agosto 2010

IL POVERO...( Le novelle di Morfeo )

Al tempo del Giudeo c'ero anchio
nascosto fra la gente, senza niente
nemmeno gli occhi per vedere Lui
ho camminato ho chiesto solo pane
m'hanno riempito di botte e bastonate
e quanti calci, frustato come un  cane
e poi la gente, senza alcun motivo
sai mi scansava come un maledetto
e se per caso, io mi ribellavo, dicevano
che ero posseduto... e per dormire
sempre per la strada coperto dalla
pelle mia nativa che maledivo, per essere
nel mondo.
Ho sempre fatto la vita del pezzente
e quando io chiedevo del lavoro
soltanto un tozzo, e calci nel sedere
nella mia vita ho posseduto niente
solo parole promesse dalla gente
sempre in combutta coi ladri e coi potenti
E poi un giorno è comparso Lui, si il
giudeo...lo chiamano così, ma lui
è un divo e viene venerato viene
trattato come fosse un Dio
fanno regali, e portano del pane
e s'inginocchiano, e pregano per Lui
hanno ragione Lui sa parlare, dispensa
amore e m'hanno detto che compie
dei prodigi, ed i prodigi che ho compiuto
io? che sono vivo senza avere niente?
Ho visto gente che quando è morto Lui
piangevano a singhiozzo e tutti quanti
tutti a piè sospinto andavano dicendo
poverino, vorrei vedere quando morirò
se ci sarà qualc'uno che mi piange,
eppure adesso te lo dico io... di me..
si di me.. se scordato Dio ! prima di lui
di  diseredato... c'ero prima IO.!
Già ma non sono certo il figlio
di Maria...di Lui che è morto
tutti hanno memoria!  mentre di me
figlio di nessuno, non si ricorda
nemmeno la memoria
ma quella mia ...
non certo di Maria

LUCCIOLE

Restano accese, le lucciole
stasera...
fanno cortei dentro
gli occhi miei
danno segnali ad intermittenza
collane di pensieri
andati in fumo
come gli sguardi
lasciati nel passato
e li ricordo come fosse ieri
loro scompaiono, e tornano
di nuovo
quasi d' incanto per
darti l'illusione di un rimpianto...
E da lontanto...Un ululato...
Un ... pianto

SABRINA AL CHIAR DI LUNA (Le novelle di morfeo...Noir )

Avevo già passato tutta una giornata d'emozioni
me ne ero andato assieme alla ragazza, proprio in collina
alla Maddalena, una passeggiata niente male peccato
che al ritorno dal gelato, con la mia auto, ero scivolato
proprio sulla ghiaia del selciato e nonostante me ne andavo
piano stavo finendo infondo ad burrone, ma per fortuna
senza una ragione sono finito contro un terrapieno, ci sian fermati
e dopo rinfrancati siamo tornati a valle. E dopo avere accompagnato
a casa quella ragazza, tutta spaventata, stavo facendo la strada del ritorno
e canticchiavo la solita canzone che ripetevo, perché non la sapevo.
Era già già notte ma non molto tardi , era una sera lucida e serena
e stava in cielo la bella luna piena che illuminava tutta la mia strada
e mi faceva molta compagnia.
E costeggiando la via del cimitero con molta distrazione a dire il vero,
vidi una ragazza che seduta faceva l'autostop sul marciapiede,
era carina, capelli neri e due occhioni chiari come acqua sembravano
due fari nella notte, ed uno sguardo che m'impressionava ,
un'espressione che non so spiegare, e un volto bianco
quasi come luna.. ma era dolce sai... come nessuna.
Così decisi di dargli quel passaggio a quell'età ne avevo di coraggio.
Salì... si presentò sono Sabrina, e ti chiedo scusa...ora è già tardi
devo andare a casa. Mi diede l'indizzo, e raccontava...tutte le cose
della vita sua  , ma raccontava tutto al suo passato, e mai un cenno
per il suo presente, oppure a caso per il suo futuro.
Mentre guidavo la seguivo appena aveva un po le gambe
rovinate c'eran dei graffi, e dopo sopra il viso segni lividi
e aveva mani fredde ma non ci feci caso che volete era
una ragazza e mi bastava.
Un vestitino corto, ma elegante, la camicetta bianca e una collana
fatta di perline colorate, un seno piccolo ma aggraziato, ma che volete
sono le cose che osservavo  io, e se per caso sembrava troppo fredda
ai tempi miei di certo, ci   avrei pensato io.
Così scambiando qualche parolina, noi due arrivammo a destinazione.
Era una villa al centro di città corso Vittorio forse giù di lì
e poi mi chiese se non disturbava, se avevo voglia di aspettarla
un po' magari dopo...per un'altro giro magari a cena...e dopo...
il dopo cena...quella ci stava mannaggia la matassa.
Così decise e così poi fece.
Io m'accostai vicino al marciapiede, attesi un'ora poi ne attesi due,
e poi alla fine io m'addormentai per fare sogni, che non vi posso dire.
Era già  l'alba, e dopo fui svegliato, da un richiamo a voce alta
e ricca d' insistenza, vidi una donna tutta scapigliata, con gli occhi lucidi
con una foto in mano e riferendosi a me con molto garbo mi raccontò
la storia che vi conto.
Veda signore Sabrina, quella che ha portato è figlia mia, anzi lo era
un giorno, fù violata e dopo uccisa da un gruppo di bastardi e il ragazzo
sapeva tutto e non disse niente, cosi da anni quando è pieno di luna
torna a cercarlo, e sino a quando non l'avrà trovato, dopo cercato
se ne torna a casa, ora l'hai vista... a me è venuta in sogno e mì' ha informato
di dirti che si scusa, non può tornare, che se ne torni a casa, e che dovrò
per ringraziamento dargli un saluto, un bacio sulla guancia, e che in seguito
non la disturberà.
E poi descrisse tutti i suoi vestiti, la sua camicia e la collanina, e poi ancora
perché fossi convinto, mostrò la foto della sua Sabrina...Si...si..è la stessa
che ho portato qui questa mattina...è quasi un mese che non dormo più
e a casa torno molto molto presto..e quella strada...l'ho dimenticata

Autunno di periferia

Quanti colori disegnano l'autunno
mille pennelli di artisti innamorati
prodigi, di passione,
e dell'amore
che ad ogni foglia
dona un suo colore...
agli alberi sedotti da foschia...
ai viali lunghi disegnati ad arte
le coppie innamorate...
si tengono per mano...
quasi un presagio...
per non restare soli,
quando la
nebbia, densa della vita
li fà disperdere
senza un buon motivo...
le foglie secche che...
scendono danzando
 in segno di pudore
sopra  i prati  e sul selciato,
lo scalpiccio di foglie..
gli uomini al lavoro nei giardini...
e quel silenzio...
che non si sente più
perche le voci,
camminano veloci
anche se la nebbia li ricopre
sembrano anime...
venute chissà quando
ad animare questo
 amaro autunno
che si nasconde
tra le ciminiere

lunedì 23 agosto 2010

PASSI

Adesso sento i passi
nella mente
quei passi lenti
e stanchi..

E poi di colpo
acceleranti e vivi
nel tentativo di
andare più veloci
perché il tempo è
sempre un passo
avanti.

Epoi ci frega,
per dare il tempo
alle delusioni di essere puntuali
con la vita.

Poichè si sa a noi
che siamo schiavi
delle amarezze non può
mancarci niente.

E poi per quanto
possiamo andare in fretta
la vita ci raggiunge...
e poi ci uccide

COCCOLE

Mi piacerebbe sentire...
nella notte
un piano forte...
che suona una canzone
quella più bella che più piace a me
con l'andamento..
di una poesia d'amore
sognato un giorno,
che non è mai venuto,
Mi piacerebbe con cappuccetto rosso
fare due passi...
e farmi raccontare
se è proprio vero che con il lupo
ha avuto discussione.
Mi piacerebbe volare
verso il cielo
con una  barca
con il vento in poppa
e sulle nuvole di panna soffermarmi
e poi pescare..
dalle nuvole del celo
tutti i palloncini dei bambini..
per riportarli
tutti ai  proprietari...
per regalare un ombra
di sorriso anche ai bambini
che non l'hanno avuto mai
Mi piacerebbe andare...
sulle onde
e ad una ad una raccogliere
le stelle che si specchiano
nel mare,
e che di giorno dormono
nel cielo,
lasciando spazio al sole sempre vivo
Mi  piacerebbe sognare di volare,
e regalare
anche al cuore mio
un po' di coccole
abbandonate...
in giro e poi raccoglierle
per sentirmi....
bimbo.

SORRISI

Ci son sorrisi che vivono nel tempo
che li ricordi,
perché son sempre veri
quelli vissuti
al tempo della scuola
con le tue dita
sporcate di matita
che danno il passo
 a tutta la tua vita
che quasi sempre
 ti ritorna in mente
due occhi, un viso
 e un tenero sorriso
e sono poche
le facce che ricordi
compaiono ogni tanto...
come un film
il cui titolo
non lo ricordi più
Ci son sorrisi che
tu ricordi appena
ma son più forti,
più marcati e cari
e sono quelli di quando...
eri bambino
di tutta quella gente che è passata
ma resta viva,
anche se già morta
e mentre vivi
ti passano davanti
e poi d'incanto
risenti quelle voci
che si trasformano
in triste nostalgia
per la tua vita..
che ti passa via.
Ci sono poi i fulmini sorriso,
quelli che passano,
vissuti in un momento
una ragazza conosciuta al bar
un'altra passava col ragazzo,
che lo faceva per ingelosire,
poi c'è il sorriso
di una tua ragazza che ti giocava
sempre un brutto tiro.
Poi c'è il sorriso...
di quello figlio tuo
e te l'ha fatto mentre ci giocavi
che dopo ti è scomparso
così in fretta...
che non capisci
se l'hai vissuto mai
E c'è il sorriso..di  tutta quella gente
che non  conosce
che ti sorride...
per la compassione
che occorre dare
ma per simpatia
e sai perché
ti manca poco volare via

IL REGNO DI KNUR ( LE NOVELLE DI MORFEO...ATTO SECONDO )

Oltre le valli delle terre di KNUR dopo montagne
e laghi e foreste, vive Kandiria regina  dei Krool
femmina ardita e di coraggio infinito, governa
una terra, di esseri strani col pelo liscio di
occhi a colori dediti al culto del grano e del pane
frutti proibiti nel regno di Knur, e fan della pace
la loro cultura pavide genti, non usi alla guerra
nemici giurati del sire mio Knur.
Ed io li ho visti col dorso scoperto
ho visto il petto e pezzi di corpo
essi hanno centro del loro addome
una sorta di buco, coperto di carne
che chiamano adesso lo dico, in una parola
è l'ombelico si riproducono in modo diverso
non fanno uova sono primati, noi siam superiori
facciamo le uova e dopo 6 mesi sia apron da soli
ed nascono i figli de la nostra stirpe
e siamo  più belli più forti con gli occhi
gialli non certo di vari colori che vanno dal nero
all'azzurro più intenso e fanno scappare
i nostri cuccioli amati.
Kandiria è regina da quando Macor morì
regalando l'impero a Kandiria, la quale
nel suo giuramento in quanto regina
giurò di mandare all'inferno i nemici
che sono i cultori del ramo dell'oro.
Poi fù così che fece alleanza col regno
dei Liri per mettere in fuga il regno
di Knur.
In una notte infausta per noi che vennero
in cielo macchine in volo, ma senza le ali
e senza rumore gettaron dall'aria e senza pietà
infami montagne di fuoco esplosive che erano
furia di morte sicura  per tutti i fratelli del popolo
Knur.
Ci fù un giorno i nostri vennero fuori con strane corazze
e scafandri, sul capo con armi letali persino per knur
che in fatto di stragi di morti immediate era il più
forte da tutti temuto.
Sputavano fuoco, e bruciavano tutto persino la terra
fondeva a suoi piedi, si urlava  vendetta da parte
di noi, che dopo mill'anni di immenso potere
si sentiva che forse era giunta la fine...
Knur nostro duce e figlio di un Dio usa i suoi schiavi
con l'ombelico come se se fosse carne da guerra
gli impone di costruire un'arma letale per figli del
cielo venuti dal nulla
amici dei LIRI e della folle Kandiria nobile
e bella per i loro amici ma fetida e porca
nemica per noi per loro valchiria regina
del mondo dentro un castello ordisce il macello.
Decide d'un tratto la pazza, incoscente che occorre
sferrare l'attacco finale decider le sorti, per fare
la pace ci vogliono i morti ma questo racconto
lo faccio più avanti ora mangio il pasto, mi mangio
un 'umano. Venite a torvarmi che lo racconto...

AL SOLE...

C'era un vigneto...

E dopo c'era il grano

e l'uliveto che cresceva appena.

Non dava ancora il frutti dell'olivo

e dopo uomini con la zappa in spalle

e poi le donne coi canestri in testa

con dentro il pane..
.
o frutti di giornata

coperti con le foglie

grandi e fresche

dei fichi in fiore...

e attorno poco amore

per quell'arsura al sole mattutino...

che picchia forte..

appena mezzogiorno

silenzi e voci...

quasi rarefatte e poi..
.
le facce...

madre mia che facce

tutte segnate da rughe sì profonde

che mi sembravan

quasi secolari

come la corteccia degli ulivi...

che riposando

al sole nella terra,

si contorcevano...

quasi dal dolore,

ed il paessaggio in segno di rispetto..

stava in silenzio...

ad aspettare un suono di campana

che non è mai stato

 un suono di rivolta

ma di rassegnazione..

e di apatia...

per far morire la dolce terra mia

Il risveglio dell'operaio

E come sempre...venne l'autunno...
dopo quell'estate...
le foglie stanche di restare in alto
cadevano ogni tanto,
dagli alberi caduchi
e in voglia di riposo,
e poi le stesse
per  non disturbare...
scendevano in silenzio...
se pure appesantite
dalla bruma,
la nebbia cominciava..
a diradarsi..
e i passi stanchi ma
sempre vellutati
vestivano il silenzio mattutino
la voglia del caffè...
che ti passava
la colazione rimandata a quando
e nella borsa...
sempre un baracchino

domenica 22 agosto 2010

PAPAVERI...LA NOTTE.

Ma come dormono
i papaveri di notte,
col capo chino...
 in cerca di un cuscino
cercan ristoro,
 fra quelle spighe strane
al vento della notte..
calda e ruffiana
e sventola col canto,
di cicale alla frescura
foglie giganti
di ombreggianti fichi.
E in questa parte
 nonostante tutto
anche i papaveri
non dormono stasera
si sentono irrequieti
ed hanno insonnie..
 non sono incubi
ma c'è troppa luce,
 la luna questa
sera per sentirsi attrice,
vuol far
la parte della passeggiatrice
e illumina quel campo
senza tregua
infonde luce sino a spiegare
tutti i colori
di questa notte in fiore.
Ma dove dormono...
 i papaveri di notte forse
 su le labbra di una donna
 illuminata dagli occhi
di una luna
che è così bella per...
per farla innamorare

Nessuno tocchi Eva

Nessuno tocchi la Dea dell'amore
se pure sfortunata di destino
lei condannata...

 Poichè concesse il corpo ...
ma fù soltanto un gesto...
per Amore.

Non fù certo la bestia tentatrice
che se ne andava in cerca d'altri lidi
forse carezza...

 Un palpito d'amore 
che si diffuse, e diventò pensiero
la voglia di capire se l'amore
voleva essere solamente
sesso...

O conoscenza dell'essere
imperfetto,
dei suoi bisogni
la voglia di sapere se l'uomo
è fatto solo per esser servo
prima di un Dio
che non ha perdono.

e poi dell'uomo schiavo del potere.

Lei  fu cacciata dal paradiso infame
che la voleva serva e dopo schiava
di un despota eterno
che la voleva in gabbia.

Negando a lei  il seme della conoscenza
della cultura e della sua rivolta.

E con l'orgoglio di chi si vuole viva
decise con Adamo di partire
andare per il mondo e partorire
meglio soffrire che sentirsi schiava
meglio le doglie per avere un figlio
che contemplare un volto inespressivo.

Lei che donna non volle mai accettare
d'essere ombra della vera essenza.
si alzi un grido dall'uomo che ha coscienza
nessuno tocchi Eva lei è scienza .

Un'illusione

Senti?..è la barca che
sbatte sullo scoglio...
ascolta...è il gorgoglio dell'acqua...
e poi voci sommesse..
per non disturbare
il mare...
la sua pace...e poi le onde
che stanche...
si sdraiano serene
su questa sabbia ...
che nasconde....
i passi dei ragazzi innamorati
le voci dei bagnati un po' sbadati
le urla dei bambini...
i gridi dei mercanti della spiaggia.
E poi chissà, le luci delle case della
gente, che nella pesca
ha messo la sua vita
i canti e gli issa..
di barche al primo sole
che lasciano scarti..
di conchiglie morte.
La notte è strana..
e gioca coi confini
scompare persino l'orizzonte..
che mi serviva
per mettere giudizio...
ma poi riprende
quando nasce il sole a porre limiti
e a colorare tutto,così decidi
se prendi tutto o  lasci solo
il brutto...anche se questa
è solo un'illusione.

venerdì 20 agosto 2010

IL TEMPO DELLE MORE

Tacevano a  quel tempo le parole.

Quando negli occhi...
      c'era il sole
di una gioventù ancora acerba.

Quando lo sguardo s'incrociava appena
       con quei capelli,
e con quegli occhi vivi
        di ragazzina
che non hai visto più.

Per cui sentivi tanta tenerezza
e immaginavi viaggi intorno al mondo
          e ti fermavi...

       se non sorrideva.

Coi desideri nati dai pensieri
immaginavi di dire le parole,
che tu tenevi in gola per pudore.

E son rimaste li per troppo tempo
e hai fatto diventare le tue estate,

autunni tristi appesi alle pareti...
di  un cuore avaro...
che non si aperto più,

soltanto col timore di abbassare
lo sguardo a terra perché
l'icompresione e la stupidità
rimane l'arma per rimanere soli.

E dopo la tua vita ti distrae,
gioca col tempo,
ma si diverte poco.

Ti svegli una mattina con le rughe
       con gli occhi stanchi,

        forse d'aspettare.

       Intorno è autunno...

            e ti ricordi...

Quando alla fine  di un'estate...
       passata nella noia...

       davanti a un rovo

trovato li per caso...quant'era...

dolce il tempo delle more

giovedì 19 agosto 2010

SERENA...CHE ASPETTA...CHI?

Che freddo stasera...con questa sciarpa
che non mi copre mai,
e di sicuro il petto prende freddo
...già ieri sera sono stata male...
e anche stasera...non si batte chiodo
di certo stanotte...si.. saranno botte...
ho tanti lividi sulla carne, e li nascondo
perché ai clienti coi lividi non piaccio,
poi sulle braccia, e sulle cosce...
mamma che freddo con questa minigonna
non serve a un cazzo,
non copre proprio  niente...
Quello è un bastardo e non capisce
che quando è inverno, quelli migliori
stanno con le mogli e poi figurati,
con questa nebbia se vengono a scopare
qui sulla strada, all'ora più beata.
Da quando sono nata non sono stata
molto fortunata, a 15 anni mi sono
immigrata, sono arrivata nella città
del nord,
immaginavo di trovarmi
un buon marito con tanti figli
e una casa
 fare vita nuova
senza una campagna da curare
ho conosciuto Arturo che m'ha spiegato
che qui in città ci vanno tanti soldi
e che bastava farlo per un anno
poi mi sposava e fare dei bambini
e poi passava tutto senza danno
e invece son vent'anni che faccio
la puttana, e sono sempre al punto
di partenza i soldi se li prende tutti
lui, se sono pochi prendo pure botte
l'ho denunciato non è successo niente
ora ho tre figli, e tutti piccoli tutti
da curare, vorrei scappare
ma non lo posso fare...
Guarda lo stronzo... come guarda
che cosa aspetta... se ne torni a casa
quello è sposato glie lo si legge faccia...
Chissà i bambini che cosa stan facendo...
e spero che Marina ora non stia piangendo
lei lo fà sempre quando arrivo tardi...
o se mi vede picchiata dal papà.
Ci mancava anche la Madama
i documenti? adesso sono senza
Sono Serena ma solo come nome
Sono Serena e faccio la puttana
m'hanno nomata  la picia tutta tana
portami in galera per favore fà troppo
freddo per morire qui e questi soldi
portateli ai bambini

mercoledì 18 agosto 2010

Il Cimitero degli animali

Manco  una croce in questo posto triste
abbandonato dai sogni della gente.

Prima carezze e corse fatte insieme
magari un pianto, per un cane  morto
per quell'amore che solo
un cane  un gatto dà,
ma lascia tutta un eredità
scritta nel cuore


Chissà se Ghibli  in sieme alla mia Diana
s'incontreranno in mezzo al paradiso
pieni di cani, gatti, pappagalli, furetti
uccelli, e animali  strani vissuti un tempo,

         ma non vedremo più .

Sarebbe bello vederli tutti insieme,
essere amici non litigare mai,
perché magari
soltanto gli animali son stati i soli
a non spararsi mai.

Qualche litigio
qualche morsicata,
ma mai un bomba
mai un carro armato,
perché han capito
che le persone muoiono da sole,
di malattie di stenti e poi  di fame
non c'è bisogno
di usare anche le armi
costano troppo
e non risolvon niente.

Questi animali qui nel cimitero
parlano ai morti di tutto il mondo
                  intero

Per insegnargli la vera umanità

E PASSERANNO CON NOI  L' ETERNITA'

IL REGNO DI KNUR ( Le novelle di Morfeo...atto primo )

S'era nel tempo,quando dalla terra
usciva fuoco dai coni degli Dei
nati dalle ire delle onde,
 e si vestiva il cielo, di nubi nere,
sino ai confini ed oltre dove muore il sole,
tacciono i tuoni e rendono colori
che son di morte dal fumo che cammina.
Laghi e foreste, colline e le montagne
sono crudeli figli di una Dea che accende
i fuochi che  esplodono da sempre
e posti per poter campare sono più
rari degli elefanti nani.
Essa è Tauriri Dea delle lune, che quando è notte
escono e dan vita a un cielo a giorno
che porta solo morte,
s'alzano i mari e inondano le terre
del mio sovrano Knur l'imperatore ,
un'essere immenso
nella sua statura è uomo rettile crudele
si ciba delle vittime donate
da tribù schiave allevate apposta
per esser servi da quando il mondo
ha cominciato ad essere sì fatto
e tutta l'acqua vista dentro i fiumi
è solo quella...non è piovuto mai
dal cielo, soltanto fuoco lapilli
e meteoriti che cadono da sempre
sulla terra e danno vita solamente a morte
e per salvare la vita di knur muoiono i servi
coprendone le ossa salvando il sire
che dopo se ne nutre.
Egli non dorme è sempre stato sveglio
ed è consorte a Flektas femmina oziosa
viziata e lussuriosa ha cento schiavi per farsi
fecondare trecento schiave per farsi trastullare
è il loro sangue l'alimento base è moglie degna
di un rettile squamoso crudele e senza un'ombra
di propria remissione.. insieme fanno un unico
padrone.
Per il dominio della grande valle,
dove cresceva l'albero dell'oro .
Il re del regno del popolo dei Liri
dichiara querra al sire nostro Knur,
e in poco tempo si schierano le armate,
con schiere immense, di esseri
pugnaci, pronti alla morte crudeli più che mai
e furono gli schiavi ad essere mandati per fungere
da carne da macello.
cavallerie formate dì animali chiamati FOR
che sembrano cammelli ma sono rettili
che portano tre gobbe feroci,
veloci come ratti, sputano fuoco,
e mangiano nemici
sono guidati da esseri bestiali e infondono terrore
distruggono tutto solo al loro passo
servi di morte e dediti a violenza, quella gratuita
a chiunque provi solo fermarne il passo
 assai cruenti e fanno stragi...
di femmine, maschi e cuccioli incoscienti.
Mentre in pianura infuriava la battaglia
lungo il passaggio dei tratturi in alto
erano pieni di Dei a fare urli  d'icoraggiamento
chi da una parte e chi stava dall'atra parteggiamenti
per chi moriva prima, facevano a gara
rigagnoli di sangue a scivolare andare verso il
mare, e intanto anime disgiunte dalla carne
così squamose vanno verso un cielo, e il regno
delle moeri accoglie ognuno, sia foss'anche
l'anima sporca di un nemico infame
in quell'alcova ai tempi ptetauri c'era più
posto di quanto se ne pensi.
Persino i For animali strani trovano posto
in questa piazza grande a contemplare
come un paradiso colline verdi e d'aberi
del frutto per cui la guerra è sempre stata
viva piante dell'oro motivo delle morti.

La stanza privata

Lo vedi...tu in questa stanza non sei
entrata mai...
ne tanto meno me lo
hai chiesto...
e forse non ti avrei dato,
mai il permesso...
e perché mai
avrei dovuto darti la chiave mia
che  ho legato al cuore.
In questa stanza non
chiudo mai...le tende
voglio la luce, le ombre fan paura,
ho coltivato fiori al davanzale
che crescono
di notte anche loro,
come i pensieri, come i ricordi
che chissà come..
 non sono morti mai
sai com'è...
non sono i sentimenti
che nascono in giardino
e forse durano
lo spazio di un mattino
e poi in fondo
per mantenerli devi coltivare
troppe cose,
 devi concedere parte del tuo sole
e sino a quando questo lo si vuole?
Lo vedi...tutte le foto
che ho attaccate al muro
non c'è una che ti assomiglia
un po' soltanto...
 un'ombra ma è quella
che m'hai preso
 per ricordarti che ci sono anch'io,
e ti rifugi solo per paura dietro
il tuo Dio che non ti vuole bene..
.tu parli...lui tace
e poi d'altronde che ti deve dire...
fammi il favore non toccare niente
sopra il divano non ti sdraiare più
che me lo macchi solo d'ippocresia
e invece di donarmi l'allegria
dalla finestra getti la poesia,
ed per questo...
che non ti ho dato un nome.
Questo è il mio tavolo e non ci sono
fiori, poso ogni tanto per stare
in compagnia un semplice libro
di filosofia, poi noci secche 
e una bottiglia d'acqua
tanto per placare la mia arsura
e sono stanco di sentirti dire
che sono io che non capisco te.
Questa è la stanza, ma essa  è solo
mia, geloso come sono di me stesso
ed il motivo sta nelle mie cose,
ci sono vandali, che passano in silenzio
e uccidono i pensieri ancor bambini
non c'è un vagito che sia rimasto vivo
ci sono esseri nascosti fra gli umani
che sono bestie e questo non sanno
amare un uomo ci si perde tempo
figurati a capirlo..ci va l'eterntà
adesso vattene hai già visto troppo
dimentica che esisto...e vaffanculo

martedì 17 agosto 2010

L'ORSACCHIOTTO DI PELUCHE ( Le novelle di Morfeo - noir...) ( Atto terzo )

Quando vide davanti alla porta quella signora leggermente trasandata con gli occhi ancora lucidi di pianto col volto in sofferenza si rese conto, quasi per intuito di trovarsi davanti una madre, dalla cui bocca poteva uscire qualunque cosa. E subito chissà perchè cominciò a ripensare a tutto quanto era accaduto alla sua piccola Gloria ai suoi sogni, ricorrenti, a quella bambina che ogni tanto camminava per caso provocando non pochi problemi, a quella donna anziana che in ospedale compariva e poi scompariva,ai lividi che Gloria si ritrovava sulle carni senza una maledetta ragione, alle notti di terrore che passava quando quel maledetto orsacchiotto rimaneva nelle sue mani alle febbri continue e alla loro scomparsa non appena si allontanava dalla bambina, una semplice vita d'inferno insomma uscire dall'ospedale non aveva certo contribuito a risolvere nemmeno uno solo di quei problemi poi d'un tratto i suoi pensieri vennero rotti da un voce flebile ma ferma...
Buon giorno...signora sono la mamma di Pamela, la bimba morta in ospedale...un brivido freddo percorse
la schiena della mamma di Gloria.
Fu fatta entrare in casa e cominciò a raccontare che sin dal primo giorno della sua morte la piccola Pamela rivendicava il proprio orsacchiotto e che non avrebbe avuto pace sino a quando il suo giocattolo preferito non sarebbe tornato a lei, nello stesso tempo sempre nel sogno informava che so doveva andare in ospedale
per ritrovarlo, ed era molto arrabbiata perché un'altra bambina si era impossessata del suo giocattolo.
Continuando il proprio racconto disse che era andata in ospedale per ritirare il giocattolo e gli fù riferito che era stato preso da un 'altra bambina  chiese dell'indirizzo, ed era per quel motivo che si trovava li.
Anche la madre di Gloria raccontò quanto accadde alla sua piccola e convenirono che occorreva fare in modo di far tornare l'orsacchiotto alla legittima propretaria prima che accadessero altri eventi più gravi.
Occorreva quindi fare aprire al più presto la tomba della piccola Pamela.Passò naturalmente un po' di tempo
per il disbrigo delle pratiche legali e nessuno andò a portare fiori freschi sulla tomba della piccola Pamela.
Quando andarono alla tomba videro attorno un intero roseto nulla di eccezionale si direbbe strano se questo accade in pieno inverno, ma le sorprese non finirono qui quando aprirono la bara di Pamela videro che aveva il sorriso sulle labbra...e le braccine aperte per accogliere il suo adorato...ORSACCHIOTTO...

LA STATUETTA D'AMBRA CINESE ( Le novvelle di Morfeo noir )

C'è un negozio al centro del paese che è
gestito da un gruppo di cinesi e vende statue
e oggetti d' ogni sorta, ci sono ci sono libri
di filosofia di storia e di magie,
e  poi  alambicchi scatole cinesi,
e poi sostanze per intrugli vari
e con la polvere di ossa delle tigri, coadiuvanti
per il sesso eterno.
E proprio dietro le spalle del commesso
c'è una statuetta tutta fatta d'ambra
che rappresenta in posizione dell'amore saffo
due donne appunto in posa per il sesso...
e mi spiegava il giovane commesso
che dietro questa c'era una leggenda
la quale narra
che quando è notte s'illumina di luce,
che donnine escono col corpo, fatto di luce
e sono appunto tutte e due nude,
e se si trovano davanti ad maschietto
prima lo seducono e poi lo incarnano
dentro loro due
e poi la statua ...sola
torna al venditor che l'ha venduta.
Ma chi ci crede a queste baggianate,
abbiamo superato il medio evo
siamo nell'era della virtualizzazzione
quanto volete per queste lesbicone
son dieci euro, sono la da tempo
nessuno mai, l'ha prese e riportate
tanto vedrete vi divertirete
mettetele sul vostro comodino e dopo...dopo
mi racconterete...se vi sarà possibile... vedrete
Così mi ha messo la statua in una scatola di legno
assai pregiata avvolta nella carta e poi legata
Era già tardi e s'era fatta sera, andai a casa
e slegai il pacco, presi fra le mani la statuetta
e fui attratto dallo sguardo strano che avevano
le statue e nonostante fosse così fredda
sembravano vibranti quasi vive,
e le posai sopra il tavolino.
Mentre cenavo me le guardavo bene erano
belle e quasi insinuanti sembrava che mi entrassero
nel sangue e quasi quasi una sorrideva...non è possibile
sono oggetti belli di qui a sorridere però ne passa molto
così pensavo mentre mi spogliavo, quasi spossato
me ne andavo a letto, e poi lasciando la porta
un poco aperta mi addormentai facendo sogni
strani.
Ero coinvolto in un amplesso , con
due fanciulle, belle come il sole e poi d'un
tratto al culmine dell'estasi si trasformavano
in draghi lancia fuoco e poi bruciavo in fiamme dell'inferno
ed ogni urlo diventava vano
così di colpo mi svegliai dal sogno e poi guardando
la porta la di fronte vidi arrivare le donne della
statua fatte di vento del tutto affascinante,
che mi venivano addosso cosi calde, così
disposte a farsi far di tutto che poco
dopo ero già travolto sembra carne
sembrava tutto vero era una notte tutta
sesso e fuoco e poi una di di loro mi entra
dentro il naso, e nella bocca e io mi sento come fossi
fumo e posseduto da anime perverse e anche i draghi
m'ha bruciato tutto.
così mi sento del tutto  trasportare sino al negozio
dove il commesso io  lo riconosco,e nonostante
provo a richiamarlo quel debbosciato guarda...
sorride... e volta le sue spalle tanto non sente
e lo sapete? entra un'altro suo cliente io grido
urlo, mi dispero, ma so seduto sopra lo scaffale
io sono d'ambra e non lo sa nessuno.

lunedì 16 agosto 2010

AL TEMPO DEGLI DEI

Com'era bello al tempo degli dei
ognuno aveva un  Dio, a cui pregare
se avevi fame c'era il Dio del pane
se avevi sete c'era il Dio del vino
e se volevi persino fare sesso
Eros faceva la parte del leone
C'era la Dea della figliolanza
e se per caso avevi mal di panza
un Dio di sicuro ce l'avevi
poi c'era Marte  che dispensava morte
ma almeno qualche volta consigliava
se conveniva farlo oppure no
nell'attesa fra una guerra  e l'altra, conVenere
faceva l'avventura meglio l'amore
che andare alla trincea.
Giove pluvio, andava sempre
in cerca di pastorelle, o contadinelle
sempre disposte a farne delle belle
e chi si rifiutava al capo degli Dei.
Succede anche adesso nessuno
ci fa caso magari non è Giove, ma che importa
e quasi sempre è come un Dio interra.
Così gli dei ce li hanno tolti tutti
e se ci scappa a volte di pregare
c'è solo uno che deve fare tutto
è questa la ragione principale
che noi parliamo, diciamo e poi spieghiamo
ma Lui lassù deve pensare a tutti
e poi ci sono le raccomandazioni
ed i potenti sempre in prima fila
così succede che poveri, imbecilli
fanno la coda e stanno assai tranquilli
e se per caso chiedono del pane
fanno coda intere settimane
Misericordia nel nome di un Signore
che si riposa e volge gli occhi altrove
e poi ci spiega che lui è in ogni dove
come i potenti che stanno sempre
altrove a fare guerre, e a far morir
di fame tutti coloro che non hanno niente

domenica 15 agosto 2010

IL PUNTO X

Vedessi adesso
come scorre il fiume
in questo punto è
sempre assai veloce
canta armonie, canzoni e litanie
che non mi sono
state note mai
e poi stasera
ha l'aria assai agitata
brontola molto e non
e non si fa capire,
lo vedo andare
e sono affascinato, dal fatto
che onde diventano sacello
per chi ha deciso,
che forse ... un fiume
è meglio di un sorriso
donato solamente per pietà

L' INTERRUTTORE

Qualc'uno ha spento
 la luna questa sera
qualche sbadato,
un angelo distratto
che stava andando
a spasso con le stelle.
Capita a volte ...
che distrattamente, spegne
le luci della felicità,
e  l'abat-jour  acceso
dall'eterno rimanga spento
e non ci fà più strada.
Così di colpo la notte
s'intristisce...
cala il silenzio
e tutto intorno tace...
si sentono il latrare dei randagi
le luci delle case sono morte
e i gatti tornano...
con passo molto attento
a miagolare
senza far rumore,
gli alberi si fanno come ombra
e i passi umani
anche se è di notte vanno più svelti
convinti di arrivare chissà dove...
Anche i silenzi diventano
più muti, si sentono
vagiti di bambini
sperando che domani
torni il sole
e dopo il sole venga anche Selene
e che davvero un'altro giorno sia
e che non passi un'altro
malandato che renda buia ...
la serenità

sabato 14 agosto 2010

IO SONO QUI

Eppure se qualc'uno
mi chiamasse...
col mio fantasma
chissà dove mi trovo
forse nel seme
di un pinolo altrove
o nel pistillo
di fiore verso il mare
o nella brocca ,
o in un bicchier di vino
o d'acqua fresca
ad irrigare un campo
forse negli occhi
di un randagio stanco
cerco ristoro
sotto un sicomoro
magari tra le ali di un gabbiano
che solca il mare
andando verso il sole
o forse anche fin sopra...
 una foglia al vento
magari un albero,
sereno dentro un bosco
oppure un'anima in cerca,
di un' altro posto
che non sia questo...
dove sono Qui

Ginestre e Finestre

Si son bagnate le ginestre in fiore
solo nel posto che m'è rimasto in cuore
e chissà dove maturano gli amori
fra i campi verdi della gioventù
che non si posson mai ridisignare
e passano veloci come un sogno
proprio nel punto dove nella vita
si vuole andare chissà mai perchè
sempre più forte e sempre più veloce
quasi si volesse arrivar prima
verso una meta che non si conosce...
prima cominci e prima  poi finisci
contraddizzioni della gioventù
senza sapere, e senza mai capire
che il tempo passa anche senza noi
e passa anche se ci nascondiamo
dietro un cespuglio disegnato a spine
oppure dietro a un fiore, magari dietro
un cuore che dice sempre che
si vuol fermare per un motivo
che è sempre una ragione...
è la saggezza che  ci vuol fregare
e non ci dice che in fondo nella vita
ci vuol coraggio anche per campare
e dire a tutti che non si vuol morire.
Ci son momenti che a furia di pensare
conti i tuoi passi...sai per darti un tono
e mentre scalpiti per l'acqua che ti bagna
muovi i tuoi passi per non bagnarti i piedi
e questo sopra tutto quando è sera... magari
di mattino, e sei appena sveglio...
ti affacci alla finestra e dopo vedi...
tante finestre e quasi tutte chiuse,
ed anche loro si sentono deluse,
e sono poche quelle s'aprono del sole
al primo raggio...
che le invita a farlo sbadigliando.
Pigre finestre sdraiate sui palazzi
e tu che sei rimasto un ragazzino
mandi lontano con calcio solo
tutto il futuro che è dietro le tue spalle
solo per gioco, per dartene motivo
senti il profumo, bagnate dalla pioggia
delle ginestre posate sul tuo cuore.

venerdì 13 agosto 2010

Pane Amaro e fichi d'india

Come è amaro il pane
in questi giorni
che non profuma nemmeno di  fornaio
sai... quel profumo che ti fa svegliare
che puoi mangiarlo
anche senza niente
pane con pane...
solo con amore
Invece qui dove il sole
si nasconde sempre
il suo profumo
muore e  si confonde
col puzzo della muffa, e dello smog
e poi la rabbia di mangiare solo
senza il sorriso...
 nemmeno di un bambino
che gioca a nascondersi
 fra i bidoni
immaginando che siano castelli...si ...
castelli in aria gettati fra i rifiuti
della mondezza di periferia...
quanta tristezza
non v'e rimasta neppure
l'illusione di un'isola
che se pure non è mai felice...
almeno un giorno
aperto ad  un sorriso
ma in questo posto
dedito al dolore il paradiso..
l'hanno sostituito con
l'arroganza e inutile violenza
a danno e a spese... dei diseredati.
Si il pane caldo
con la croce d'olio
oppur mangiato con  un fico d'india...
ma qui purtroppo...
ormai non c'è nessuno
che possa raccontarmi il suo profumo
e che mi spieghi
tutti i suoi colori.
Di questi tempi nella mia terra amata
qualc'uno era sai di già maturo
e si vendevano
ai bordi delle strade
c'eran le code per mangiarne una.
Fallo tu Carmen figlia mia
che sei da presso al sole
che io amo,
dimmi se è tempo, che sono già
maturi e mangiane qualcuno
del suo profumo illumina il sorriso
e dopo vestine dei vestiti tuoi,
cogline i colori
e fanne una bandiera,
e poi quando cala il sole
e vien la sera fai sfiorar dal vento
e tuoi vestiti, e fa che l'aria arrivi sino qui

mercoledì 11 agosto 2010

La bimba nello specchio ( Le noevelle di Morfeo...Noir )

C'era una donna al tempo, degli imperi
quando i castelli eran dominanti
di molto bella forse come il sole
assai gelosa, della sua bellezza
era altezzosa, infida e crudele
tutti i regnanti perdevano anche il senno
tanto le grazie, della nobil donna
eran prorompenti, e molto spesso
dedite a lussuria, alla memoria
niente di più insano.
Il mio lettor deve pur sapere
che Amantea ..questo il nome suo
ebbe una figlia di nome Eraclea
anch'Essa bella ma di capelli neri
occhi corvini e sguardo dolce assai.
Giunse a sei anni, la vita di Eraclea
ed Amantea conobbe un'altro amante
che alla sua bimba si affezionò  davvero
e la curava come fosse figlia, gli insegnava
persino a cavalcare e la vestiva come una regina
E fu un giorno che Amantea gelosa
perse il suo senno
 per vendicarsi di quanto
le accadeva prese lezione di magia nera
dal mago più potente dell'impero
ed imparò a chiudere nel vetro le creature
che ella non soffriva.
Poi un sera presa dalla ira costrinse la sua
bimba nello specchio.
Quella di sera quando
si sedeva per pettinarsi i suoi capelli d'oro
parlava con la figlia e raccontava gli eventi
di giornata, e i suoi amori, le cose che faceva
non nascondeva neppure le sconcezze
e se Eraclea chiedeva di sortire
spegneva le candele e s'addormiva.
La creatura vagava nello specchio
ed al mattino stanca dal dolore
s'addormentava e a sera ritornava
Passò il tempo, ed  Amantea invecchiava
ma tanto assurda e sporca la sua vita
che prima di morire, che diede a un rigattiere
quello specchio tanto intarsiato e di bella
forma che sino ad oggi è rimasto intatto
anche lo specchio è rimasto intero.
Così mancandomi lo specchio in una
stanza, dal rigattiere ch'è proprio sotto
casa io sono andato per fare un buon
acquisto, quasi per caso ho visto quello
 specchio così adornato col legno levigato
e come se ne fossi anch'io invitato
di quell'arnese mi sono innamorato
e ieri sera me l'han portato a casa.
Così per caso mentre stavo sveglio
dal buio della stanza vidi sortire
la luce strana proprio dallo specchio
delle manine tese verso me e cominciò
a raccontarmi tutto, insomma, si.. le cose
che v'ho detto però le disse in filastrocca
antica...come s'essa fosse cantilena
Sono Eraclea figlia d' Amantea, mia
madre indegna m'ha messa nello specchio
perché gelosa, molto lussuriosa, mi mise
in questo impiccio solo per dispetto, sono
 mill'anni che io vivo sola, avrei bisogno
di buona compagnia, non posso uscire
vienimi a trovare, come un tesoro vienimi
a cercare
Così io preso da vera compassione
mi sono avvicinato per vedere, lei m'ha tirato
m'ha preso per le mani, io sono qui, le faccio
compagnia...però non so come uscirne via...

LA STANZA DALLE FARFALLE COLORATE

La fata dei bambini è entrata a primavera


in questa stanza disegnata apposta

da un folle, un pazzo preso da allegria

che coi colori della fantasia, ha dato

vita al regno degli infanti e son felici

davvero tutti quanti.



Hanno attaccato ai muri della stanza

dei fiocchi enormi di zucchero

filato, e poi girandole tutte colorate

di caramelle che sono zuccherate

dal miele.



Che grandi api hanno portato

sino dal mattino,

coi cesti delle fate

che indaffarate preparano la festa.





Con dei regali, di menelik

lingue strimpellanti,

e poi coriandoli, stelle filanti,

e le campanule per non essere da meno

suonano a festa.



Ci son le canne venute, dallo stagno che

cantano in coro, coi flauti fatti a mano

con delle scimmie che suonano i tamburi

usando il pentolame della casa.



Sono venuti persino i sette nani,

e con pinocchio c'è la fidanzata,

e cenerentola, che usa le ciabatte...

le scarpette se l' è dimenticate.



In quella stanza c'è anche una bambina,

che aveva il viso tutto rattristato,

si strofinava gli occhietti e poi piangeva

si avvicinò cappuccetto rosso, chiese

alla bimba il perché piangeva.



lei le rispose...



E' tutto bello, tutto delizioso

però mi mancano le ali

colorate d'una farfalla che voli sui capelli

e che si posi sopra queste cose

e dia vita ai giochi dei bambini,



e dopo venga sopra le mie mani

e che mi lasci quella polverina

che lei trasporta sempre sulle ali



Perché rimanga anche quando cresco

così io resto sempre po' bambina

per non morire vecchia e senza giochi.



E resti bimba sino a mille anni.



E fu così che venne

la farfalla amata

e fece la magia della vita,

sopra le guance posò le ali sue,

lascio la polvere che serve

per dare vita al sole della vita

...solo un sorriso e subito

è allegria.









Anteprima
La fata dei bambini è entrata a primavera


in questa stanza disegnata apposta

da un folle, un pazzo preso da allegria

che coi colori della fantasia, ha dato

vita al regno degli infanti e son felici

davvero tutti quanti.



Hanno attaccato ai muri della stanza

dei fiocchi enormi di zucchero

filato, e poi girandole tutte colorate

di caramelle che sono zuccherate

dal miele.



Che grandi api hanno portato

sino dal mattino,

coi cesti delle fate

che indaffarate preparano la festa.





Con dei regali, di menelik

lingue strimpellanti,

e poi coriandoli, stelle filanti,

e le campanule per non essere da meno

suonano a festa.



Ci son le canne venute, dallo stagno che

cantano in coro, coi flauti fatti a mano

con delle scimmie che suonano i tamburi

usando il pentolame della casa.



Sono venuti persino i sette nani,

e con pinocchio c'è la fidanzata,

e cenerentola, che usa le ciabatte...

le scarpette se l' è dimenticate.



In quella stanza c'è anche una bambina,

che aveva il viso tutto rattristato,

si strofinava gli occhietti e poi piangeva

si avvicinò cappuccetto rosso, chiese

alla bimba il perché piangeva.



lei le rispose...



E' tutto bello, tutto delizioso

però mi mancano le ali

colorate d'una farfalla che voli sui capelli

e che si posi sopra queste cose

e dia vita ai giochi dei bambini,



e dopo venga sopra le mie mani

e che mi lasci quella polverina

che lei trasporta sempre sulle ali



Perché rimanga anche quando cresco

così io resto sempre po' bambina

per non morire vecchia e senza giochi.



E resti bimba sino a mille anni.



E fu così che venne

la farfalla amata

e fece la magia della vita,

sopra le guance posò le ali sue,

lascio la polvere che serve

per dare vita al sole della vita

...solo un sorriso e subito

è allegria.









Anteprima

lunedì 9 agosto 2010

MASCHIERE ( Le novelle di morfeo)

Cuori di latta, e facce di cartone
con dentro niente..vuoto più assoluto
sguardi violenti minacciosi.. e sordi
davanti a un popolo dipinto sui cartoni
e sono amorfe senza un'espressione
mute silenti, che urlano al momento
che dai un nome a tutta l'insolenza
e schiavi infermi sopra la pedana
di un teatro di satrapi gaudenti
guerrieri vuoti fatti  di creta come
un guscio e dentro vermi del passato
e condottieri di eserciti di ieri sconfitti
ma mai domi schiavi dei fantasmi,
di demoni, infuriati, contro coloro
che chiedono giustizia, ma sempre proni
ai portator  di morte, maschiere animate
dalla paura stessa, che sono costruite
da  Metafonte, nel tentativo di rifare
l'uomo non più come servo, ma orgoglioso
e forte amico della vita, e della gioia,
e ancor di più dell'erotismo fonte dell'amore
e forse eterno per procreare invidia
a tutti quegli  Dei della morte ma l'uomo
è uomo con tutti i suoi difetti, ma se gli togli
la lotta per la vita diventa vittima della
morte stessa, e poi le maschiere oggetti
da teatro servono solo per darti l'illusione
e questo toglie la faccia della vita
e Metafonte deluso dalle facce disse
che l'arte deve avere un volto
al bando mise le maschiere dei falsi
che ancora oggi avendo perso strada
 per la vita, facendo fessi quasi tutti
quanti stanno sopra il volto dei nostri
governanti son gusci vuoti e non servon
a niente cuori di latta e facce di cartone.

IL VIAGGIO

Io ogni tanto mi regalo un viaggio,
nessuno rida,
me lo faccio a piedi
ma corro con il treno
che  ho qui dentro
l'unico modo
per riempirne il vuoto
quanti vagoni uno dietro l'altro
e quanta gente..coi loro nasi
sopra i finestrini...
quanti di questi
non ci saranno più,
saranno scesi
alla stazione, col treno in corsa
che non si ferma mai...
E mi regalo anche il bigliettaio
tanto non pago
questo treno è mio
vedo viaggiare i treni di paese
arse campagne veloci come vento
e tante case e gente di fantasmi
e treni merci che
 stanno sempre fermi
e dai balconi la gente che saluta
 e in mezzo ai campi
vecchi contadini
aratri, buoi, cavalli, che tirando
sbuffano e c'è qualcuno
che taglia un grano
che non darà mai pane.
Intanto il sole stanco di brillare
concede
il letto a una nuova notte,
per tanti sogni
chiusi in cassetto,che
se lo apri ti fa sentire
stretto, un nodo in gola
...un viaggio maledetto

LA PANCHINA...( monologo )

Qui va a finire che ci passo quello che resta
della vita mia...
questo è il posto dove penso sempre...
ed  ogni volta mi vien voglia di partire
ormai la panca ha il legno rinsecchito
vengono i ragazzi qui a sedersi
fanno i disegni con il temperino
scrivono nomi, esprimono pensieri
sulla puttana che non glie l' ha data
mentre la vergine che l'ha data a tutti
è la più amata, la più desiderata, e si
è la solita ragazzata.
Quante ne ho fatte di sciocchezze anch'Io
e ogni tanto mi viene nostalgia, ma di che cosa
poi se dove stavo non c'era proprio niente
e man spiegato che era proprio tutto.
Qualche bicchiere una passeggiata
una cantata fatta nella nebbia e poi  a casa
a raccontare storie e si a quel tempo c'era
il cuore caldo senza un motivo
e senza un vero amore pure inventarlo
ci costava troppo...e poi ci dicono
quelli dei giornali che siam vissuti
sopra i nostri averi, abbiamo speso
più di quanto avevo ma che minchiate
se non avevo niente, manco una lira
per sentirmi vivo.
C'erano sere...solo come un cane
c'era l'idea di cambiare il mondo
e mi sentivo ricco come un re
e mentre i re facevano i quattrini
e si dimenticavano dei soliti tapini
Adesso invece il cane mi accompagna
e gioca ogni tanto con la sciarpa
che porto indosso anche se fà caldo...
ma quante volte mi è passato il tempo
davanti agli occhi quante fantasie
quanti pensieri, e quante costruzioni
mille avventure passate da coglioni
amici amiche, passate come ombre
quanti discorsi, e poche volte giusti
che dopo fatti dopo molti anni, hanno
più senso di questa vita fatta, vissuta
mille volte e mille volte morta, come stagioni
che passano negli anni...
E quando agli occhi arrivano le nebbie
ti rendi conto di quanto questa vita
è proprio brutta, non mi è rimasto
manco più un ricordo con cui posso
giocare, quando all'orizzonte cala
il sole, gli alberi si vestono di rosso
e i prati si nascondono nel buio,
senti il profumo dell'erba da bambino
e abbracci le tue mani tra le mani
adesso che non mi è rimasto nulla
niente, lavoro, niente di pensione
manco una carezza per morire.
Quanti sorrisi..facce, e passano
veloci anche quei volti, amati, odiati
quelli arrivati senza una ragione
e degli amori non ti è rimasto niente
manco un ricordo qualche sensazione
un tradimento un senso di vendetta
dissolta si ma ti fà incazzare, e tu non sai
manco dov'è finita, ma forse è questo
che mi tiene in vita...
E' la panchina che forse mi tradisce
mi da la sensazione che seduto
il mio pensiero se ne va lontano
ed è veloce come la mia vita
che come sabbia mi sfugge, e s'allontana
come fosse luna gli corro dietro
e lei mi lascia solo e non mi ascolta
neppure se la chiamo
L'unica cosa che è rimasta a posto
e la panchina su cui si scrive tutto
non dice niente e aspetta sempre qui
e se per caso un giorno non tornassi
io sto tranquillo, tanto lei non parla...
certi segreti restano fra noi

IL GELATO.

Stanno seduti e mangiano gelato
sopra le nubi gli angeli del cielo
regalano le penne delle loro ali
a quei bambini che salgono nel cielo
per qualche folle errore, dei cannoni
e dei bambini che sono violentati
salgono le gocce di dolore, dipinti
dall'amore di un pittore.
e quei bambini morti per la fame
gli stenti della vita, regalano...
chissà qualche speranza...
delusa come sempre dalla
dall'indifferenza e dalla prepotenza
e sono pochi a fare resistenza
e dal gelato sciolto dal dolore
scendono lacrime, che hanno
ogni colore.
e quando poi toccano la terra
son tutti uguali i figli dell'amore.

domenica 8 agosto 2010

L'UNIVERSO

Vorrei, che l'universo,
 fosse fatto d'acqua
e quelle stelle che si vedon di notte
fossero tutte stelle di mare,

e farmi poi
cantare una canzone.
Per isole tanti pianeti messi in modo
sparso,
mondi diversi in immenso mare
e in fondo a destra
la luna dei miei sogni
quella dipinta dai bambini
con le ditina intinte nel colore
e le sirene fatte di bisquit,
che cantano canzoni
per dare luce...al sole
che quando illumina
vuol dir che si è svegliato
e che s'è messo il suo vestito nuovo
Vorrei che l'universo fosse fatto
d'acqua
guardar dal basso come
è fatto il fondo che ogni pesce
fatto di cartone,
faccia i ghirigori
con la coda, e col la bocca nascan
bollicine,
e da ogni bollicina nasca
un fiore
ed ogni fiore d'ogni colore
fatto di petali e d'amore.
e come scogli meteori vaganti
che danzano sereni
senza mai scontrasi
perchè la guerra è cosa d'altri mondi
almeno è questo..
che dicono i bambini
sotto questo cielo d'assassini.

sabato 7 agosto 2010

IL LIBRO

Ogni tanto, lo rubo di nascosto
è il mio... libro
e sfoglio ancora le sue pagine...
una.. per una
non c'è un segna libro...e i fogli
li gira da solo...lui sa...
dove  voglio andare
non c'è nessuna riga sbiadita
figure, pensieri, parole
sembrano proprio stampate...così come io
le volevo,
persino i colori, i chiari
e gli scuri, le ombre e le luci...
e sono dipinti anche i sogni...
un'immagine per ogni foglio
che passa,
una storia,
e non sono fatti di giorni
di mesi, di anni,
ma sono
soltanto momenti...
ma non so...
a che punto sono arrivato
non riesco a vederlo...
non so neppure se sono
arrivato a metà
o se sono
le ultime pagine,  o se  forse si parla
di righe,
intanto, continuo a segnare...
la strada che vorrei fare...
se ci riesco va bene,
 se invece per qualche motivo
non riesco a scriverlo tutto...
pazienza...vuol dire
 che sono in ritardo
e magari chissà...torno dopo

venerdì 6 agosto 2010

PORTAMI VIA

Portami via da questo posto infame
nave negriera, dei cuori di povera gente.
Ancora lontane luci di lampioni, offuscati
ombre lunghe al mio cammino silente,
e il sentire di passi sicuri, ma troppo lontani
nel tempo per essere ancora presenti.
E io schiavo, io servo, io uomo,
cane randagio, figlio del tempo negato
servito a far lana ai potenti.
Portami via da questo mare in burrasca
dove la rabbia, dove acqua salata
è il mio sangue, rosso per audace passione
fà in modo che tutto diventi un passato
un sogno, un incubo avuto e svanito
e magari un risveglio più dolce e chissà...
più giusto,che questa zattera avara
si fermi in  un posto diverso, un'isola senza
amarezze, magari con pochi sorrisi
ma con gli occhi di diverso colore.
Porta lontano la voce, magari...
da dove sono venuto,  e illumina
per un solo secondo la strada che più
non ritrovo, aiutami dammi una mano
non voglio  esser preso per mano
ma soltanto un raggio di luce,
un'idea una tenue candela che mi faccia
strada nel buio.
E non salutare nessuno, che tutto
sia fatto in silenzio, come pianto
che sia solo sospiro, non salutare
questo posto per morti viventi,
dove allevano solo perdenti
e lo sono da che sono nati,
questa è ortica datomi in pasto
e siccome l'ho rifiutata, m'hanno
dato una vita di stenti...
anzi scusa prima ho sbagliato
quando passi davanti a una casa
fà uno sforzo...saluta mia madre
soltanto...
non  vorrei  che perdesse suo figlio

giovedì 5 agosto 2010

RADICI

Coltivo con amore i fiori miei
li semino, e guardo come crescono
giorno per giorno, come figli miei
e poi gli parlo e li accarezzo sempre
dopo quando è  la stagione, li colgo
li strappo dalla terra, e poco dopo
muoiono in silenzio senza  voce
e se magari potessero parlarmi
per raccontarmi, nei fatti l'agonia
loro direbbero in modo assai
rissoso...che cosa hai fatto
m'hai tolto dalla terra senza ragione
per il tuo piacere, e m'hai strappato
pure con la mano che cosa credi
che sono un'africano?

CAMPI DI STERMINIO

E...Non è fumo...
ciò che vedi...e che non vedi
e quel lamento che adesso...
tu senti...non è mai pianto
e solo un canto...di un popolo
che in fila...passa al martirio
sempre tutti uguali...popolo
di popoli traditi, da potenti
che per volere di un Dio senza
potere ha dato fuoco al mondo
e all'innocenza che è diventata
concime per la morte cosi
discreta,timida, e silente
che per non fare sentire
i suoi lamenti, e fare star
buoni i pianti dei bambini
si sono fatti fumi dai camini
son diventate nuvole e pensieri
per una cosa che è accaduta
ieri ma dentro l'aria che ci passa
accanto di questo fumo sentiamo
l'esistenza, l'odore acre, la puzza
della morte, ci deve entrare dentro
le narici per farci fare la guerra di giustizia
contro coloro che vogliono il ritorno
dei campi di stermino e di ingiustizie
che fanno della morte il loro regno
che sia l'amore il nostro vero sogno
e passi solamente dai camini,
la gioia, sorrisi, una colomba
per il mondo fatto dai bambini

LA PACE

Mi piacerebbe vederla passare
qui fra profughi di Palestina
ma si nasconde, nel cuore
di quelli, che scappano davanti
alle bombe, ai fucili, a quei carri armati
che buttano giù la mia casa, la scuola
gli ultimi nidi, di tristi colombe dipinte
sopra i disegni dei bimbi, perché quelle
vere le hanno comprate i potenti
per fare più schiave le anime vere
di pace, mentre il mondo quello
per bene, contro ogni massacro...
si tace, e se pure noi messi alla gogna
NESSUNO PROVA VERGOGNA.

mercoledì 4 agosto 2010

I Vestiti della Festa

Escono dal tempo...le mie voci
e son vestite in abito da festa...
con le cravatte vecchie e stropicciate
vestiti lisi a volte tramandati...
e volti stanchi,
con rughe secolari
di un tempo fermo,
che non cammina, mai
ferite sanguinanti
dentro gli occhi, la rabbia eterna
di una morte sperata come...fosse buona sorte
e la si spera...
se muore la speranza
 sempre attaccata
al culo della gente,
è regalata per farla
stare buona.
Ma quanti passi si contano alla fine
negli occhi amari di una gioventù
se pure bella intelligente e forte
viene delusa dai saggi senza storia
che pur di dire che tutto ci va bene
tutta la lotta la  fan finire in gloria.
E poi le donne
che mi ricordo io
sempre a pregare
 un distratto Dio
che esce solo nei giorni della festa
e tutto intorno profumi di rossetto
e guance vive degne delle pesche
sorrisi amari dedicati a un mondo indegno
di ricevere sorrisi e il loro
amore, la loro sofferenza,
e i loro sogni dietro una canzone,
che fa sognare
ma che fa morire,
si mangia sale prima di morire.
Gli anziani vivi ma stanchi di sognare
di camminare all'ombra della vita
e si vergognano in fondo di campare
si nascondono...
 han voglia di cantare
se pure han voce
 non posson camminare
a passo lento...vanno verso il vento
cani randagi venuti dal passato...
abbandonati anche dalla vita
che intanto passa perché rimasta
indietro ad aspettare...
 un gran futuro
soltanto immaginato
che sul selciato
è ancora calpestato.

LA LUNA NEL POZZO ( Le novelle di Morfeo...Noir )

Era innamorato al chiar di luna
con quanto amore guardava la ragazza
ed una sera parlandole d'amore
lui le promise di raccogliere la luna
e regalarla chiusa dentro un secchio
nell'acqua pura linda come... come
gli occhi di Valentina donna del suo cuore
però pur troppo figlia di un dottore...
che non vedeva certo di buon occhio
che un contadino sposasse una ragazza
altolocata.
E diede impegno a un infame sgherro
di uccidere Filippo sull'istante un contadino
indegno di campare, non ha tenuto gli
occhi al proprio posto.
E Valentina, indotta da suo padre
andò in sposa proprio allo sgherro
che uccise l'amor suo.
Passò del tempo...pianse Valentina
per giorni mesi, settimane ed anni
e poi un sera standosene al balcone
si accorse che sopra al davanzale
un secchio d'acqua che resisteva al
al vento aveva dentro la faccia della
luna che dava luce ad una triste notte
e il Suo Filippo seduto sopra un ramo
che salutava e gli diceva t'amo

L' Orsacchiotto di Peluche ( Le novelle di Morfeo atto secondo... Noir)

Gloria riprese a dormire, con la sua mamma che le teneva la mano nel tentativo di renderle il sonno più tranquillo andò a riprendere l'orsacchiotto e glie lo mise fra le mani facendoglielo abbracciare, e nello stesso tempo la guardava teneramente le baciava la manina e le accarezzava la fronte.Passarono pochi minuti, e la temperatura della del corpo cominciò a risalire velocemente sino a far diventare paonazza la bambina che cominciò a  far fatica a respirare, il suo respiro affannoso cominciò a preoccupare la mamma che si accorse che gli occhi della piccola Gloria cominciavano a cambiare posizione, si dovette richiamare l'infermiera che intervenne subito, l'orsacchiotto fu rimesso intanto nel suo comodino originario.La bambina si riprese quasi immediatamente. Qualche giorno dopo fu operata, ma il giorno prima di tornare a casa per la convalescenza..
Decise di fare una passeggiata nel corridoio, prese il Suo orsacchiotto e comincio a camminare orgogliosamente felice di poterlo riabbracciare e mostrarlo alle sue amichette, sicuramente invidiose per questo bellissimo giocaccottolo, se lo abbracciava, se lo baciava e se lo coccolava come fanno tutti i  bambini...Quando ad un certo punto...
Le si avvicinò una bambina dallo sguardo strano con lunghi capelli neri sulle spalle, con uno strano sguardo
fisso, con espressione minacciosa, e con fare violento le intimava di restituirle l'orsacchiotto e che se non lo avesse fatto glie l'avrebbe fatta pagare molto cara e le diede uno schiaffo ed una spinta.
La piccola Gloria fu ritrovata svenuta e con la faccia livida da una infermiera che già la stava cercando da circa un'ora...Pamela rivolveva a tutti i costi il suo giocattolo...
Gloria si risveglio poco dopo con un febbrone da cavallo, e nessuno era in grado di spiegare questo avvenimento...la mamma di gloria cominciava a sospettare qualcosa e decise di farsi spiegare da Gloria alcune  che non riusciva a spiegarsi.
Ma ormai dopo l a febbre era ora di tornare a casa e tutto si sarebbe potuto risolvere in una bolla di sapone
e poi si sa come sono i bambini...forse era meglio dargli poco credito....ma....
Il ritorno a casa se pure riconsegnò a tutti un minimo di tranquillità non bastò certo a dissolvere i dubbi della mamma di Gloria.
La notte di Gloria non fu assolutamente normale, continuava  a sognare Pamela che voleva portagli via il suo orsacchiotto, che lei con molto amore e forza stringeva fra le sua mani , ed al mattino si svegliò con il solito febbrone da cavallo da cavallo .
Quando la mamma per abbracciare la piccola tolse l'orsacchiotto dalla mani della bimba sia accorse chela temperatura si rese conto che doveva esserci un collegamento, e decise di nascondere per qualche giorno, il giocattolo per verificare la sua tesi.
La madre di gloria uscendo dall'ospedale non era molto convinta di portarsi dietro un giocattolo che non era di proprietà sua, ma la precedente proprietaria ormai non c'era più e consegnare il giocattolo ad un altra bambina si pensava potesse essere una cosa buona e poi come si sa i bambini sono bambini e si affezzionano ai giocattoli molto più in fretta di quanto si possa immaginare.
Passarono diversi giorni ed intanto Gloria continuava a giocare senza l'orsacchiotto, la mamma gli l'aveva severamente vietato, ma ciò evidentemente non bastava a Pamela che girava nella casa di Gloria alla ricerca del suo giocattolo e gli compariva durante l'arco del giorno e della notte con sguardo e fare minaccioso sino a procurare lividi in ogni parte del corpo.
E f una mattina di buon ora che si senti suonare il campanello di casa...
Quando la mamma aprì la porta...

martedì 3 agosto 2010

LE TUTE BLU

Ed ogni  tanto mi ritorna in mente,
rumore d'officina
e voci, e canti,
anche il lavoro quanche volta canta
per mettere da parte
quella storia che chi è sfruttato
non è mai contento,
come morire con l'animo sereno
e vanno avanti le tute blu
con dentro quasi nulla
e sono tutti grandi soldatini,
ma senza un corpo
fantasmi nati ieri,
che marciano in silenzio
senza voce un'incubo
che vive di se stesso
senza una meta decisi
a non morire.

NOTTE RUFFIANA

Profumo di garofano stasera.. e poi chissà
di che colore sono...passa veloce
e poco dopo torna, come un pensiero
o un'angolo di sogno, che prima dorme
e dopo si risveglia...ma forse è l'anima
che soffre il dormiveglia...
Magari il vento, che sempre s'accopagna
con voci della strada, portate a caso
per farsi compagnia, persino il vento
teme di star solo e poi per farsi,
una passeggiata usa i garofani
per farsi profumare...come una donna
a caccia di avventura, in una notte
tiepida e ruffiana.

lunedì 2 agosto 2010

GRANITA AL LIMONE

Passano i Don in comagnia dei preti
si parla sottovoce nessun senta
donne al rosario, attese di un  amante
promesse conservate al confessionale
in un biglietto è fatta una promessa
le scale di una chiesa son roventi
dal caldo infame, non ci si può sedere
passa una moto e poco dopo...
spari...è morto un uomo
nessuno l'ha sentita stavano tutti
mangiando una granita...
fà troppo " Caldo " per salvar na vita....