sabato 31 luglio 2010

LA DONNA DALLA ROSA ROSSA . ( Le Novelle di MORFEO noir )

....Sono sceso infondo alla cantina...
rampa di scale di legno assai scosciesa.
Io fui svegliato nel pieno delle notte
da voce dolce ansiosa e molto fina
sembrava solo la voce di bambina.
Era insinuante, candida, e solerte
ma non chiamava, e non faceva il nome
parlava solamente e raccontava, la storia
di un dipinto abbandonato messo in cantina
senza una ragione, in una nicchia disegnata
apposta, fra ceste otri, e mobili in disuso
fra tavolame e bici fuori uso
e se volevo trovarla molto in fretta
avrei dovuto seguire la sua voce.
Era profonda la scala, ed arrivare
era un 'impresa tutta da provare
quanti scalini e tutti diseguali
qualc'uno rotto ed altri da evitare.
Qui c'è un'alone di luci e di misteri
legato ad ogni cosa che qui esiste
ed oggi oggetto ha storia antica
come una luce che entra di straforo
da una fessura che sembra una finestra
e mi fa strada come fosse un lume
ed il mio corpo si trasforma e vive
come di aria spirito latente,
e disegnando col corpo linee
strane, tocca con le mani oggetti
e cose, prendono vita ma per pochi
istanti, segnando la mia strada,
verso il quadro che da lontano
quello che stà dentro mi fa segno
che devo andare pure avanti
Era stagliata, splendente più che mai
in un dipinto a dimensione giusta
affinché dentro rimanesse tutta con le sue
forme prosperose, e belle con un sorriso
dominante, ed anche assai ammiccante..
E fu cosi che mi avvicinai cogliendo l'occasione
per liberare l'immagine  impolverata
con un leggero alito di labbra apparve il quadro
in tutto il suo splendore.
Rossi capelli ed occhi di pervinca, due labbra
rosse come due ciliegie, guance di pesca
e sguardo ammaliatore,era avvolgente,
e ricco d'erotismo, una regina fatta per l'amore
era vestita un modo un po' succinta, due seni
turgidi, e in mezzo al centro delle coppe solo
una rosa rossa come fuoco,una vestaglia
avorio e trasparente da dove mi appariva tutto
il corpo, perfetto dolce, Venere di Milo. e le sue
gambe fra le trasparenze, sino il suo pube invito
a fare sesso
Ne fui turbato ma anche intimorito e cominciai
a porle le domande, almeno per capirne qualche cosa
che ci faceva un quadro così bello, nella cantina in mezzo
a quel macello...E cominciò a raccontarmi i fatti...
In questa casa, tanto tempo fà c'era un pittore
che dipingeva quadri, e fu una notte svegliandosi
da un sogno, prese una tela e cominciò a segnarla
Lui nel suo sogno vide una fanciulla che tale e quale somigliava
a me, prese  i pennelli e mi diede vita, passarono sei lune
prima che finisse, e quando l'opera venne terminata
ne fu estasiato, non volle più staccarsi.
Passava giorni, notti, e ancora notti, solo a guardarmi
a darmi tanti nomi e poi decise di chiamarmi Eva
e non contento cominciò a pregare, chiedendo che
il colore diventasse corpo perché voleva possedermi tutta
gustare la mi carne in ogni modo, con il dipinto voleva fare
sesso.
E fu così che il il Dio delle pitture si prese a compassione
dell'artista
e trasformò il dipinto in carne e ossa soltanto un mese
e non un giorno in più.
Furono notti di passione vera, travolti e mai contenti
 non ci accorgemmo che il mese fu passato, tanto l'ardore
che ci fece schiavi.
E così IDDIO volle hai noi punirci così mi mise in questo scantinato
ed pittore morì del suo dolore,
 onde per cui non poté trovare
l'oggetto del suo amore da riamare.
ed ora avviene che ogni cento anni vago per stanze
case e in ogni dove in cerca del pittore che mi fece...
e cambio oggetto del mio desiderio, e chi seduco
poco dopo muore...prima l'amore e dopo il crepacuore
dell'uomo che ci mette la passione
questa è la pena
che dovro' scontare  se sto martirio voglio continuare
anche perché tu dovrai sapere che amo io,
 non solo
con il corpo io entro tutta e lo faccio mio,
 facendolo sentire
proprio nulla perchè lo faccio proprio tutto mio,
io entro
in lui...lo faccio scomparire.
Adesso abbracciami è ora di morire...

martedì 27 luglio 2010

TRADUZIONI

Non è bastata la neve
del mio mondo
o i ghiacciati inverni,
che m'han bruciato gli occhi,
se pure azzurri
non son mai stati freddi
e tutta quella nebbia che
 ricordo addosso... pesante, umida
 e piene di visioni
ombre giganti rubate alle passioni
capaci di svanire
al primo raggio falso e traditore,
di un sole di passaggio senza meta
e destinato a darti, tiepide illusioni
e immeritate ma prese delusioni
manco le foglie degli autunni eterni
che son passati e m'hanno fatto vecchio
qui nelle ossa, e dentro gli occhi stanchi
...pieni di rabbia per tutte quelle vite
rivissute,
che sono morte... a volte
in un istante
istanti lunghi forse una stagione
ma quanto dura la vita di insetto...
e avessi anch'io la ali ad  un pensiero
che si allonta, per guardarsi attorno.
Non è bastata lo spazio di una vita
per far di essa la ragione giusta...
niente è bastato....
a far dell'amarezza, solo
un istante...
che invece dura...
non se ne vuole andare
per ogni vita ci vuole un traduttore

C'ERA UNA VOLTA... ( Le Novelle di Morfeo )

C'era un volta...un bambino solo
che quando andava a letto,
pensava di sognare, e per sognare
un qualunque sogno lui si portava...
per abbracciarlo a letto...
...non si portava niente, poiché i giochini
se li rubava, la fata biricchina che non aveva
niente manco ..un pensiero, nemmeno
una speranza, e nascondeva tutte
la fantasie, negli scaffali dei bimbi
abbandonati, che sono tanti
e che nessuno vede, eppure chiamano
inneggiano alla vita, parlano fra loro
ed hanno tanto freddo, in cerca ancora
di una carezza vera, la tenerezza,
di un sorriso al sole, e quando è buio
ci sono le paure.
E si rivolta il bimbo dentro il letto
un orsacchiotto, un ninnolo, una moto
manco una una voce per fagli compagnia
soltanto il fischio del vento alla finestra
ombre la notte disegnate ad arte,
per rendere più amaro il suo risveglio
e poi una sera con in mano un fiore
provava a raccontarsi le sue cose
e speluccando un calice di rosa
cantando sempre anche per se stesso
mama, non mama, e mama non  mi ama
scopre la vita mentre un fiore muore
ridando amore al viso del suo cuore.

I GABBIANI DI CITTA' IN TUTA BLU'

Si volava in alto sopra il mare
onde sinuose amanti dell'amore
giocavano vocianti, solo con noi
confusi in mezzo al vento, felici
di ondeggiare e scendere veloci
a prendere quei pesci senza voce
e in fin dei conti...forse felici di morire
per dare vita ad un altra vita
e poi un giorno ci hanno tolto il
mare, sempre più sporco, amaro
e sempre meno vita, come le strade
di questa città, noi siam venuti
per trovare vita, e siam finiti
in un cimitero, e sorvoliamo
all'ora del tramonto, in cerca di qualc'uno
che ci guidi, e invece siamo noi
che dobbiam guidare, questo
è un mortorio chiamato Mirafiori
giriamo attorno come gli operai
cercano un capo che non arriva
mai, gli han tolto il mare, le cose
da mangiare, e invece di trovarsi
e stare insieme, si sono separati
e sono pioggia invece d'essere
in piena e turbolenta.
E noi che siamo solo dei gabbiani
siamo venuti uniti e tutti insieme
perché nel mare c'era solo marcio
ma insieme adesso ci stiamo organizzando
per ritrovare un posto per la vita.
ed io che sono il fine dicitore li ho
visti andare dopo aver discusso
poche parole e poco dopo i
fatti, volare in cielo invece di cadere
li ho visti andare proprio a mirafiori
gabbiani pronti e sempre sempre in volo
e nessun capo che procurasse dolo
sempre più in alto per  non morire a terra
che siano i servi a mettere le ali...

lunedì 26 luglio 2010

IL SEME

Se pure falcidiate i nostri corpi,
le nostre menti, i nostri sentimenti,
voi c'impedite una vita vera,
e ci trattate come servi o schiavi
non chineremo mai la nostra schiena
a testa alta ci vedrete sempre
anche se pelle cambia di colore
colpa del sole, colpa delle botte
colpa della terra che ci è madre
se pure provenienti da più parti
da l'Italo retaggio oppure greco
se da le terre colonizzate altrove
o figlia della Libia o della Cina
noi ci alzeremo ogni mattina
contro l'ingiustizia, affamatoria
contro l'arroganza ed il razzismo
semineremo, feconderemo il grembo
della terra  col nostro seme
per ridare amore
a tutto quello che per infamia vostra
è diventato posto del dolore

Il Pianeta dal Sole D' argento ( atto secondo Le novelle di MORFEO )

Sia pure intimorito, ma nello stesso tempo incuriosito  continuavo a camminare attento
ma poi d'un tratto tradito da un falso terrapieno, che nascondeva un buco nella terra
presi a scivolare nel dirupo, perdendo cognizione, in quel momento mi ritrovai, di pancia e faccia a terra
ma ripresi senza alcun malanno protetto dalle foglie e molta erba, dal sottobosco e un poco di fortuna.
Quando mi alzai, strofinai i miei occhi per quello che vedevo, e visto mai, tant'era bello, affascinante e nuovo
un mondo ed un paese assai diverso da quello che ogni uomo può pensare.
In questo argenteo mondo raccontato, un cielo immenso, e come nubi, sembravano tasselli di un dipinto, posate ad arte, tessere incollate quasi a donare a tutto quel gran fatto, misteri di poesia , e fantasia, giardini immensi con fiori ed alberi giganti, protesi in alto con rinnovato orgoglio frutti giganti, che se avessero avuto
i colori miei, senza esitare me li avrei raccolti, portati a casa proprio per mangiarli, e si vedevano lunghi corsi d'acqua, fiumi ruscelli, rigagnoli abbondanti, e poi montagne alte più del cielo sfioravano le nubi e pure oltre
con sfumature, colorate in grigio, argento bianco enorme fantasia, e toni vestiti di ombre e di ritorni degni d'amore nonostante tutto.
E sullo sfondo grande come un mare quella città, tutta d'argento, con capanne immense, un posto strano ma immensamente bello. Era una visione, tutta nuova e poi decisi di andarla a visitare, una città tutta da immaginare.
E così presi un tratturo accanto tutto in discesa ma facile da andare, ed intrapresi, la via interessata.
Fui veloce come se avessi avuto ai piedi miei le ali di mercurio messaggero. sempre veloce e sempre più leggero.Strada facendo intorno cose nuove, sassi diversi da quelli che sapevo, quando provai a lanciarne uno quando cadeva, si disperdeva tutto e poi d''un tratto come se fosse tutta calamita si ricercava e dopo si riuniva per ritornare ad essere lo stesso, e i rami ai bordi,  lunghi e resistenti, quando battevano sopra le mie mani, o li spostavo solo per farmi spazio, gettavano lamenti, e qualche volta sembravano risate quasi che fossero solo solleticate, da quelle che pensavano carezze. C' erano frutti pendenti profumati, siccome il tempo era già passato io cominciavo ad avere fame e stuzzicavano quei profumi dolci, semi gettati caduti sulla terra in pochi istanti diventan grandi spadendo frutti ed alberi sinuosi, si alzavan all'improvviso e poco dopo mi ritrovai d'un tratto, sopra una strato di terra pianeggiante davanti a me un lago gigantesco che raccontarlo qui mi manca il tempo.
E mi sembrava di star davanti a film, c'erano colline in quel paesaggio facevano cornice a tutto quanto, e le sue rive dolci, scendevano grandanti verso l'acqua, tutta pulita, linda, le onde silenziose, giocavano coi pesci dentro l'acqua, da quelli grandi, a quelli piccolini, o alle uova dei lucci  nuovi che in compagnia saltavano, ed emanavano segnali dalla bocca, che sintevano anche in lontanaza la mamma rispondeva e si tuffava giocando con figli numerosi, e poi salivano di tanto in tanto pesci mostruosi grandi, immensi, ma poi non erano aggrssivi, stavan buoni, erano sereni, senza rabbia e con i pesci che erano più nichi, stavano in simbiosi nessuno si aggradiva fra di loro e quelli grandi sembrava dinosauri, avevano le pinne per nuotare, e poi le usavano anche per giocare, con ogni essere presente dentro l'acqua, mangiavano le alghe per campare
e dopo sazi le vomitavano di nuovo, e poco dopo ricominciava il rito.
S'è fatto tardi è ora della cena, e là nei pressi un'albero un po' strano, con frutti fatti a forma di banana, nel loro argento sembran mezze lune, ne prendo una la sbuccio per mangiarla preso dal profumo che emanava
ed ogni frutto per me sembrava una ciliegia quando la mangio ha il gusto di una pesca, e quello poi che mi impressionato proprio quel frutto, che avevo divorato, ad un certo punto m'è bastato, dandomi senso, d'essermi saziato, di pranzo intero d'avere consumato e poco dopo mi sono addormentato, ma non potendo neppure immaginare quello che dopo mi stava ad aspettare, quando al mattino, mi dovevo incamminare e proprio questo che devo raccontare.

domenica 25 luglio 2010

La Casa... ( Le novelle di Morfeo...Noir )

Io vi racconto la novella antica,
di una casa nata come un fungo
in una notte umida, e paurosa
mentre la luna timorosa e scura
s'era nascosta presa da paura.

Dietro le nubi chieste ad un tramonto
che passeggiando, e vista così bella
le regalò per far da sentinella.

Stava nel bosco quella casa buia
a forma di castello molto antico
tredici finestre tutte buie
la luce non entrava e manco usciva
e si sentivano le voci nella notte.

Urla di donne, urla di bambini,
e uomini che chiedevano pietà.

Tredici tende tutte quante scure
venivano sbattute,da venti nuovi
tutti ululanti e richiamanti voci degli umani
e suoni freddi, di strumenti strani
sembravano le porte cigolanti
che ribattendo facevano rumori
scatenanti,pensieri di paure ributtanti.

E tutto attorno a questa casa strana
stavano giardini senza fiori, e prati
ed alberi ormai stanchi di campare
manco un pittore potrebbe colorare
la nebbia grigia che s'alzava attorno
Tanto era triste e buio quel paesaggio
che manco i fantasmi dimoranti attorno
di passeggiare mancavan di coraggio.

Sette gradini per poterci entrare
davanti ad  un portone grande enorme
e di colore scuro s'apriva con un alito
di vento, da sempre chi vi entrava
non usciva, sul frontespizio, un volto
di medusa faceva guardia all'infame
entrata.

Quando poi dentro si posava piede
la grande entrata, con dipinti antichi
vecchie battaglie, gesta d'eroi, dimenticati
e offesi. perché affiancati da quadri,
senza tempo satrapi , santi, grandi ammucchiate
di orge e di puttane dedite al culto, del sesso
ad ogni costo, demoni , e cristi dipinti
capovolti, con espressioni e volti deformanti
con ghigni e segni, di un modo trasognato
come se l'inferno avesse messo la firma
su quel posto senza sole.

Da questi quadri uscivano minacce
parole di vedetta, offese, e parolacce di bestemiatori
le meretrici mostravano le grazie con gesti e modi
e inviti assai eloquenti, con dei sorrisi, proposte
assai indecenti, ad ogni invito cambiavano espressione.

Uno scalone lungo con grande mancorrente
portava sopra...13 stanze tutte quanti uguali
senza una luce, manco una candela
ma illuminate...da lumi fatui, e auree vive
divaganti, e trasparenti, che chiacchieravano
con timbri insinuanti e acuti.

Un corridoio lungo senza fine, e proprio
al centro sopra un tavolino, soltanto un lume
che faceva luce e solo a turno veniva sostenuto
da tutte le viventi nel palazzo,
In ogni stanza, specchi tutti uguali,
e quadri, e statue sempre ricoperte
nessuno veda, nessuno può vedere
e in ogni stanza musiche diverse.

Son sempre chiuse le stanze della  casa
soltanto al tempo della luna piena
vi passa il lume in buona compagnia
per visitare lo stato della cose
i letti fatti, gli specchi son puliti
la polvere sui mobili immortali.

Le statue pronte ad essere contate
e  genti dipinte sopra i quadri
passeggiano silenti per le stanze
e si raccontano i fatti dell'eterno
ed hanno voci chiare e così forti
da dar più luce al lume della
casa...ma cosi forte da diventare
immensa, da illuminare tutta questa casa
e dall'esterno al tempo delle lune
vedono tutta la casa illuminata.

E questo accade una  volta l'anno
quando le anime dannate del giardino
escono tutte per dispensar "giustizia"
in quella notte chiamata degli streghi
spengono stelle e ammazzano le lune
rubando luce a chi chiede vita
e cade sabbia proprio dalle dita
e a tutti quanti rubano la vita

sabato 24 luglio 2010

GAROFANI ROSSI

Bruciate pure tutte le bandiere,
che sono il simbolo dei popoli
sfruttati,
diseredati, e figli della plebe.
Non mancheranno a noi che siamo
schiavi,
lenzuola rosse,
per i nostri morti,
quelli ammazzati sui posti di lavoro, 
o uccisi dai colpi di fucile dai potenti
in ogni parte dei cinque continenti.
Noi tesseremo nei giorni della lotta
teli più lunghi resistenti e forti,
per rendere onore a tutti i nostri
morti,
e inneggiando ad onore loro
noi costruiremo il dì della riscossa
semineremo sopra i loro fossi
mille garofani e tutti quanti rossi
per regalarli ai figli del futuro.

venerdì 23 luglio 2010

Al Profumo dell'origano secco

Ma quanto è paese ...
questa vita mia.

Sembra dipinta da
un'artista antico
che viaggia dentro il tempo
come vento.

Porta la voglia di sentirsi vivo
se pur sconfitto
da eventi contro i tempi .

E desideri disegnati ad arte,
per dedicare
un fiore ad ogni donna,
ad ogni essere
che vuol sentirsi vivo,
ed esser terra in
ogni terra al mondo.

Anche quei posti
che sembrano lontani.

Se così fosse...

Ma così non è.

Io sentirei ovunque ...

 I miei profumi, l'odore della terra
che ho amata,
profumo di una terra
se  bagnata, sembra sudata
dal tanto lavorata .

E la mia gente felice e disperata
a cui han lasciato solo l'llusione
d'essere viva dopo l'alluvione.

Anime illuse...vendute dai potenti,
ai delinquenti ladri e prepotenti.

Poi il mio mare, calmo diffidente
lo sento dentro che mi bagna i piedi
il sole è arso, e brucia sul selciato.

Anche le lotte fatte nel passato
per consumare grano bruciato,
grano macinato e i figli ignari
di questa terra amara, sembrano
 figli venuti dal passato.

Senza un futuro e senza un obbiettivo
tanto importante per sentirsi vivi.

E pure io che son così lontano
sento un profumo che vive
nelle vene...
origano posato alle finestre
messo a seccare ...
legato ad  uno stecco
per farmi assaporare,
 il gusto del  profumo
dell' origano che è secco.

LE CANNE DI BAMBU'

Udite ...guardate...
s'è fatta notte
alle colline...alle montagne eterne
la luna l' han cacciata
e se ne andata
così imbronciata non l'ho vista mai
il lago... s'è nascosto
dietro i boschi
e la fra i rami, taccion  spaventati
foglie ed  uccelli,
e tutto il mondo
ha inteso la tempesta,
e il sole...
ha rimandato la sua uscita.
s'odono pianti,
lamenti della gente
quelli che invocano
giustizia  libertà
pane lavoro per i loro figli
contro un futuro dedicato...
ai morti
gente sconfitta !
che non ha futuro!
che sputa fuoco solo per paura.!
Il cielo si è oscurato e soffia
vento una tempesta forte
soffia morte,
alla radura
le canne forti,
rigogliose e piene di coraggio
resisteranno !
alla tempesta infame ..
che  vuol portare il nulla
alla natura..
bestie feroci, nemici della vita
figli del fumo che esce d'all'inferno
feccia e letame sterco della morte!
vuole rubare vita all'universo,
per poi imporre
la forza alla ragione
ma siamo canne al vento
ormai da sempre,
noi ci pieghiamo
per far passare il vento
ma resistiamo !
noi ci pieghiamo
non ci spezzeremo,!
alla tempesta
voluta dai potenti
ormai sappiamo
non moriremo più,
noi siamo come...
canne di bambu'

giovedì 22 luglio 2010

IL PIANETA DAL SOLE D'ARGENTO ( Le novelle di morfeo- atto primo )

Io mi trovai in una nebbia fitta, dove la luce, sembrava un bel miraggio, a passi incerti, e senza alcun futuro, per tutto il sottobosco che esisteva. Passo passo cresceva l'incertezza più della paura , che pure avevo, e mi sentivo gli arti  inumiditi  per questa nebbia che entrava nelle ossa.
Sento respiri, che non sono umani, provengono da alberi giganti, da fiori e foglie che vivono un una vita che così breve non l'ho vista mai, nascono muoiono e danno vita in pochi istanti e questo di continuo, senza sosta come avessero fretta di morire.
Emanano odori, profumi d'ogni sorta, e tutto questo immersi nelle nebbia, s'odono urla e voci, alcune strane insinuanti e tristi ad altre allegre con risate assurde, e non capisco nemmeno una parola.
Nascono frutti con forme assai diverse, come disegnati da bambini, deformi, ma ricche alquanto di vera fantasia ma anche loro hanno vita breve, e si trasformano disegnano, concetti, ci sono alcuni che formano espressioni, e dopo pulsano e danno le illusioni, si posson avere persino le visioni, e fanno perdere alcune sensazioni persino il tatto diventa un'altra cosa tutte le cose diventano esperienze...è tutto nuovo e nulla si colora dei soli colori che  conosco. Era passato un po' di tempo e ancora non capivo per quale motivo
mi trovavo in quel posto strano mai neppure immaginato e ancora meno desiderato. stavo provando ad addormentarmi quando d'un tratto una luce strana m'ha sollevato e mi portò sin qua sopra con sensazioni di immaginazioni sogni incubi ricordi molto vivi e dopo buio ed ora sono qui in questo ambiente strano con dei colori che stanno fra l'argento ed il grigio vivo, e poi di tanto in tanto qualche fascio  bianco. Per il vero non  so se giunto sono al mattino o al tramonto tanto difficile capire tempi e spazi in quanto.. angolo di mondo, per tanto sia difficile distinguere fra cielo e terra per quello che sono le mie conoscenze di mondo, ma ho deciso
di andare comunque avanti lasciandomi alle spalle non solo sciami di timori e di domande ma anche sciami
di strani uccelli che non hanno piume ma peli argentei, non sono aggressivi, ma sono uccelli con becchi schiacciati  e fanno versi simili a pianti di un bambino e occhi frontali come quelli dei gufi, con sfumature di grigio e di bianco sporco, e li ho visti ritirarsi, in un albero con un grande buco al centro del tronco, e l'albero si lamentava tramite suoni indefiniti e poi di colpo ...silenzio

L'ORSACCHIOTTO DI PELUCHE ( Le novelle di Morfeo - noir...) ( Atto primo )

Gloria aveva problemi di infiammazione all'ppendice e visto che non v'erano alternative decidemmo di farla operare e così non appena si liberò un posto in ospedale ci precipitammo a prendere il posto
Gloria è una bella bambina gioiosa, con i capelli castani, e gli occhi da cerbiatta vivaci e furbetti come tutti i bambini del resto, ma nessuno poteva immaginare che l'avventura che doveva vivere di li a poco l'avrebbe così a fondo condizionata. La portammo al Regina Margherita a Torino, un ospedale serio con bravissime infermiere, ed altrettanto medici e professori. Gloria una bambina di 7 anni circa non andava particolarmente a genio il fatto di essere operata e poi stare in ospedale figuriamoci..ma quando vide che c'erano tanti bambini, e con la mamma vicino la tranquillizzò in parte. La sua stanza era stata liberata da poco, era una bella stanza tutta colorata con personaggi dei cartoni animati, con giochi  e quant'altro, se non che la bambina che avrebbe dovuto fargli compagnia morì il giorno prima di  una malattia tremenda leucemia fulminante ma questo a Gloria non fu mai detto naturalmente ma la presenza di Pamela ( questo era il nome della morta) non si fece aspettare. Parenti ed infermiere si prodigarono per liberare il posto delle cose della povera Pamela  ma... non tutto venne fatto perfettamente perché....
La piccola Gloria fu portata nella stanza con le sue cose, messa a letto e dopo essere stata rassicurata cominciò ad addomentarsi con la mamma vicino che gli teneva la mano.
Poco dopo la mamma venne chiamata dalla capo infermiera per firmare dei documenti per il ricovero.
Gloria era nel dormi veglia, non ancora completamente addormentata ma abbastanza sveglia per sentire una voce che la chiamava...
Una vecchia signora se ne stava seduta all'angolo della stanza vicino alla finestra, e stava lavorando della lana con i ferri  ed era velocissima, e guardandola da sotto gli occhiali le diceva...con voce suadente
Gloria...Gloria...prendi l'orsacchiotto...gioca con lui...lo vedi poverino come è solo prendilo...prendilo gioca con lui.. è vicino a te...lo vedi? ti sorride.... e poi scomparve all'improvviso così come era apparsa.
Mamma...me lo prendi l'orsacchiotto? è nel comodino qui a fianco me lo ha detto la signora...dai prendilo così mi fà compagnia lo faccio dormire con me...
Eccome tutti possono immaginare Gloria venne accontentata, dalla sua mamma che aprendo il cassetto
della povera Pamela trovò nascosto l'orsacchiotto sotto dei giornali evidentemente dimenticato dai suoi parenti che soverchiati dal dolore non pensavano certo al giochino di Pamela, che i seguito avrebbe avuto importanza ma loro non potevano saperlo...capita sempre così...
La piccola Gloria prese il Suo amato orsacchiotto e si addormentò....ma fece un sogno molto strano
Sogno' una bambina che voleva prenderle il suo giochino preferito, che la minacciava.
Quando si svegliò aveva 40 di febbre, ed il visino tutto gonfio, e la mamma chiamò l'infermiera, preoccupata
quando la stessa arrivò l'orsacchiotto nel frattempo fù posato sul davanzale della finestra e nel giro di pochi minuti la temperatura della bambina scese a una situazione normale perfetta...

mercoledì 21 luglio 2010

VISIONI E....

E...si son proprio loro.

Lembi di ricordi
reconditi, ma vivi.

Sempre presenti

Anime vestite di corpi virtuali

in cerca, di sguardi

dove posarsi.

Per darsi una ragione,

un'idea, un modo...

E si dipingono, cangiando di colore

di volta in volta

giocando agli indovini,

nei giorni in cui

il mare s'ingrigia

e non ti  fa sognare .

Soltanto incubi.

Emanano una luce

dallo sfondo

compaiono dal buio...

senza un senno

facendo scomparire

ciò che è vero.

Ombre ...e luci...

disegnate ad arte

e non ti fan dormire.

E il vento infame

smuove gli oggetti

inermi nella stanza

Loro stanno in cerchio

a raccontarsi i fatti,

e segnano indicando,

volti...

esseri ...ghignanti, che...

vogliono incolpare

e sanno che per te

 più non c'è scampo.

Segnano il cammino

di un destino giocato ai dadi

al tavolo rotondo

che non compare

ma è la sopra

che mettono le carte per giocare...

è derisione,

una giustizia falsa

che dà l'angoscia a chi li ascolta

senza proferir  parola.

La voglia matta di uscirne fuori .

Ma questo è

un tunnel senza uscita

dove la luce è al fondo,

è assai lontana.

E io li ho visti,

li vedo e stanno rimestando

nella telia

tutti i miei,  i pensieri,

 i sogni miei

i miei ricordi e l'anima...

che pure esiste

ma non è stata mia ...

neppure quando al tempo

         del mio latte

lo bevevo a zinne strane

pelose, e poche umane,

con canti antichi destinati al buio

e  a braccia tese

in cerca di un amore

appeso al muro

al gancio di un maiale.

E stanno qui da sempre.

Io li conosco...non se ne vanno

e ce ne uno che m'ha detto:


Che siamo lucciole umane,

 facciamo luce

ad intermittenza nel tentativo

di non restare soli

diamo segnali che nessuno vede...

siamo per strada distratti dalla vita

unico punto di riferimento ...

come una luna che prima

appare tutta, e si dimezza, ne vedi

la metà e dopo un quarto

e dopo se  ne spare

e intanto fra quei fantasmi

giocano ad urlare

son minacciosi e non mi lascion stare

non c'è bisogno ..

che tornano domani

nella mia stanza

hanno messo casa.

martedì 20 luglio 2010

I FIGLI DELLA LUNA

Nobili e soli, venuti da
un pianeta sconosciuto
che vive accanto
e che nessuno vede
intonano canti,
e danzano...balli disegnati
da segni zoodiacali
antichi e amari...canti...
silenti sopra una terra...
 che li ha dimenticati
le braccia al cielo legate
con la corda
della vita,
figli ....
di una luna impallidita
per le igiustizie segnate
sulla pelle
che non ha colore
ma tinta di dolore e sofferenza
e tiene il tono del'indifferenza
ma non soltanto perchè figli della
luna ma somiglianti
a quelli come noi ...che nomano
Emigranti e figli della luna
tutti quanti

lunedì 19 luglio 2010

La Luce

Si faccia luce in questa notte infame
dove di sereno non c'è nulla
hanno mietuto e seminati incesti
condotto i saggi ad essere servienti
per sopravvivere ai dardi di una legge
che rende schiavi uomini e le donne
e perchè presi dai morsi della fame
che pare antica come le sua storia
quando si spegne la strada dell'amore
l'igiustizia se va al potere,
la libertà viene negata a tutti
si fanno leggi serve del potere
ed giornali vengono bruciati
allora si fa notte e viene buio
e quindi è ora di uscire  dalle tombe
brandir la pace del nostro tricolore
per dichiarare querra
a chi fa schiava
la nostra amata terra.

Il somarello di Gerusalemme ( Le novelle di Morfeo )

Il giorno che il Cristo entrò
a Gerusalemme
ci entrò felice,
ma sempre lemme lemme
in groppa a un  ciuco...
a passo d'uomo,
anche un somaro
immaginava tutto,
e si portava
quell'uomo su la schiena,
che gli
pesava il doppio del normale
e quando vide la gente che acclamava
provò a cambiare la strada
ed il tragitto
si spaventava
e ciò non gli piaceva.
Quando arrivò a meta stabilita
fu abbandonato a un angolo di strada
legato a un albero senza aver mangiato
non mancò tempo ed ebbe le visioni
e vide il Cristo picchiato e bastonato
senza avere nulla combinato
come se somaro fosse nato
poi messo in croce, e vide
Giuda che s'era suicidato.
Vide un bambino che l'accarezzava
e a lui gli chiese di essere slegato
così il bambino fece e lo slegò
e il somarello in men che non si dica
sotto la croce d'un tratto si trovò
dei pretoriani che stavano nei pressi
gli misero sul dorso i vestimenti
dei poveri ammazzati sulla croce
erano stracci  tuniche dei servi
e dopo diedero uno schiaffo
al povero somaro che cominciò
ad andarsene lontano per raccontare
al mondo quanto è amaro essere
buoni ed essere somari.
Portare i pesi, restar senza mangiare
e d'impedirti poi di raccontarlo
e vaga  il ciuco in giro per il mondo
ancora adesso con gli stracci addosso
e deve regalarli a quella gente...
 per vestirsi di colore addosso prende
la tunica di colore rosso
per  conquistare  la propria dignità

domenica 18 luglio 2010

FIORE DI CALABRIA

Fosse lontano, questo profumo forte
che sento ancora qui nelle narici
profumo di ginestre, e mare antico
che vive ancora fra le nostre case
nascoste fra tende stese al sole
dove l'amore nasce fra i frutteti,
fra rovi secchi e marene vive
è terra arsa da magiche passioni
e rabbia vera per le ingiustizie
amare che ci hanno imposto
uccidendo orgoglio, la gente onesta
che piena d'amore l'hanno immolata
senza una ragione per fare schiava
la patria degli degli Dei
e chissà quando, fra lotte, morti
e giovani in battaglia, potremo
cambiar nome a questa patria
chiamandola Calabria Libberata

sabato 17 luglio 2010

TIMORI

Vento e tempesta dietro quella porta
triste, insicura, di legno marcio e di fessure
ampie, temi e paure d'abbracciare il nulla
quando l'angoscia d'essere rapito
da  un sogno nero che stava solo dentro
e quando apri la porta che stà avanti
vedi un tramonto dipinto sulla neve
ed una pace esterna di colori
fatte di ombre di colore 'azzurro
e dopo è dolce dopo è fantasia
distendi la tua anima di bimbo
come fossi una coperta
e ti proteggi senza alcun timore
al tuo risveglio si riposa il cuore

Anna alla stazione ( Le novelle di Morfeo - Noir )

H o sempre avuto la passione per i treni, mi affascinano. L'idea di prenderne uno per andarmene in un qualunque posto che non sia qui, mi piace mi stimola .
Così ogni tanto quando ne ho la possibilità, vengo alla stazione ad immaginare viaggi che non farò mai, ma senza andare molto lontano, magari che ne so anche solo in Toscana nel Lazio, o magari in Calabria si, in Calabria è tanto che non ci vado, mi piacerebbe tornarci...
Ma qui c'è un'aria strana, tutti questi treni che vanno e vengono mi mettono tristezza, uno stato d'animo che ho provato poche volte...una di queste volte me lo ricordo bene quando per le solite ragioni della vita, non mi sono più visto con Anna chissà dove è finita, che fine ha fatto e non ho mai capito perché quello stronzo di suo padre non ha mai voluto che ci frequentassimo, e si che era bella si quella ragazza mi piaceva e tanto anche, quando ho saputo che si sposava con uno che aveva conosciuto in discoteca mi è dispiaciuto che vuoi che ti dica ne ero innamorato...come lo può essere un ragazzino di 17 anni...ma forse è proprio li che ti prendi certe scuffie memorabili. e poi a quella età non hai mai il coraggio di dirgli veramente quello che senti.... ma quanto siamo coglioni noi uomini ! non ci sono parole...e poi non ci voglio pensare...ci sto troppo male...un male bestia.
Stavo così raccontando questa storia triste a me stesso, come non la sapessi già e avevo il morale sotto i tacchi quando si avvicinano, sedendosi accanto una donna sulla quarantina e un ragazzina, vestiti in modo decoroso con una borsetta ed una busta da super mercato di quelle colorate con le scritte pubblicitarie.
aveva chiesto la signora, con la dovuta cortesia se potevano sedersi, ma ero troppo immerso nei miei pensieri, per accorgemene.
Rimanemmo in silenzio per qualche minuto poi fui distratto dalla bambina che fece cadere per terra il giornalino di enigmistica che stava sfogliando.
Mi voltai e guardai in faccia la signora, non molto appariscente ma ancora molto carina, con un bel paio di occhi nerissimi, ma con lo sguardo nel vuoto vitreo senza alcun confine percepibile, e aveva una somiglianza particolare a cui non riuscivo dare una immagine definitiva.
Cominciammo a parlare, senza un motivo, ma con una intensità tale da cominciare a raccontarci alcuni pezzi di vita, che investivano vari momenti, sino a capire che alcuni elementi combaciavano con esperienze comuni
e quando ebbimo il coraggio di presentarci entrambi capimmo che a distanza di 30 anni ci eravamo ritrovati in condizioni impossibili io sposato con due figli e Lei...
Io e Franco ci sposammo un anno dopo esserci conosciuti, all'inizio tutto andava bene, poi poco per volta
entrava ed usciva  di casa a tutte le ore, poi cominciò a non lavorare più e a spacciare droga, si portava a casa le puttane e io dovevo accettare ogni ogni cosa, ogni capriccio, certo se avessi accettato la tua corte e mio padre non ci avrebbe messo il naso forse...
con la bambina si è sempre comportato da bestia la picchiava tutti i giorni sin da i primi mesi, ed io stessa ero vittima della sua violenza una vita impossibile, sono ancora piena di lividi guarda che occhi.
Io guardavo ma non vedevo nei suoi occhi i limiti di una vita, presente e vedevo un oltre la cui luce era irraggiungile.
Ma ne rimanevo ancora affascinato, ero segnato da questo evento insperato una sensazione indescrivibile
fra angoscia  e timore forse ingiustificato... e intanto Anna proseguiva .
Purtroppo dopo tante sofferenze e delusioni dovetti a suo tempo fare una scelta dolorosa quando voleva portasi via la mia creatura, e poi adesso sono tornata per salutarti e  non ti arrabbiare con me...non è stata colpa mia...sai devo riprendere quel treno che ho già preso una volta...lo prendiamo adesso che cammina
mi strinse la mano mi baciò sulla guancia...e....
le vidi passare attraverso il treno che stava passando... e sfumavano come si iii fantasmi  nel nel sole che bruciava i binari mi raccontarono poco tempo dopo che si erano gettate sotto il treno che andava verso...Alessandria...tutti in carrozza ?

LA PAZZA ( Le novelle di Morfeo )

Si spandeva per colpa del vento, il profumo del basilico, fresco, orgoglioso, con le sue foglie ornamentali .
Proprio dai vasi, nei pressi delle case al primo fresco di una giornata calda, arsa direi, dove persino i panni stesi ai fili abbracciati dagli aliti di vento sembravano garrire per poi ripiegarsi su se stessi per ripararsi dalle folate di caldo intenso.
Al passeggio al centro del paese, da qualche bar commenti piccanti, e frasi altisonanti si sprecavano quando passava Luisa sempre fresca bella attraente con un sorriso sornione in parte ammiccante, cosce e seno ben torniti , e quando arrivava
 davanti alla chiesa del Carmine si posava sulle proprie spalle un scialle di seta coprendosi anche il capo ricco di capelli ricci e neri che facevano da cornice a due occhi stupendamente verdi mare due zaffiri posati su di volto dolce e leggermente in carne...e si faceva il segno della croce
Con un passo deciso ma non eccessivamente veloce si allontanava dal paese per raggiungere il casale dove passava i suoi pomeriggi lontana da occhi indiscreti .
Luisa era la decima di dodici figli, a quindici anni su violentata sul greto del fiume mentre sciorinava, da un gruppo di  sette giovanotti in cerca di piccanti avventure, non furono mai denunciati, e lei scioccata sino al al punto di non essere mai tornata se stessa.
Torno' a casa piena i lividi, spaventata, il padre preso da follia omicida continuò a picchiarla perché aveva disonorato la famiglia ed una sera preso dai fumi dell'alcol la violentò a sua volta.
Scappò da casa  e non volle più tornarci, fu ospitata da  una vecchia signora al casale poco fuori paese,
appena fuori mano al di là della strada principale, in mezzo ad un gruppo di fichi d'india in un'area poco frequentata ma famosa per l'utilizzo che se ne faceva.
Non  erano tempi felici , e per una ragazza ormai passata per la puttana di paese  le possibilità di una occupazione che le premettesse di sbarcare il lunario erano ridotte al lumicino, ma la necessità come si sa aguzza l'ingegno e fu così che su insegnamento di una vecchia zia alla lontana cominciò a capire che in fondo agli uomini interessa solo " Quello" e quindi se proprio la vogliono... che paghino.
I sistemi pubblitari non erano poi così veloci ma si sa le notizie volano e in poco tempo la voce si allargò
e per facilitare il libero commercio Luisa decise di fare da se da cartellone pubblicitario per incrementare gli affari. All'ora del passaggio maggiore si accovacciava ai bordi della strada e con le spalle rivolte alla stada con le mutandine abbassate faceva finta di far pipì e cantava, questo l'aiutò molto per gli affari ma le procurò anche il nomignolo di pazza del paese e questo però ai giovanotti bene di paese poco importava e i più all'ora esatta si soffermavano di nascosto a compiere atti impuri autogestisti fra i rovi nei pressi del casale...ma il prete di paese grande amico di Luisa. quando la  và  trovare, dei ragazzini che guardano poco glie ne importa
tanto per lui, ma solo per lui è tutto quanto gratis...però in chiesa le peccatrici non possono entrare, lui la bendizione la porta in casa d'altri....

giovedì 15 luglio 2010

LO SPECCHIO

In questo specchio
che è dentro la mia stanza
è entrata Marta e ancora non è uscita
è entrato Sergio da una settimana
Roberto è entrato ed ha provato a uscire
e  l'ho respinto per divertirmi un po'
ho spinto Claudia non voleva entrarci
ho fatto entrare anche il cagnolino
e dopo il gatto per farli litigare
e Gabriella la figlia del vicino
e tutti quanti provano ad uscire
graffiano lo specchio però
dall'altra parte adesso chiudo
tutto e vado via voglio vedere
chi se n'esce prima
e dello specchio non me frega niente
lo uso solo per spaventar la gente....

P.S.  Ho messo pure un prete, per ricordagli
        quello che m'ha fatto da bambino

UNA LUNA...

Com'è lontana ...

 la luna questa sera,

sembra si nasconda,

     fra le nubi,

lei  si disegna, e poi...

si ricompone...

come un dipinto

in cerca di una forma.

A volte sembra come un pallocino

fatto volare da mani di un bambino

e poi la vedo calare dentro un lago

che questa notte non si sente in agio.

Con le sue onde la vuole rifiutare

e questa cosa la fatta rattristire

e dietro i colli è andata a far la spola .

Insieme ai pini per non sentirsi sola.

AL LUME DI CANDELA

Si pensa sempre
al lume di candela
e poi  si gioca,
con l'ombre della stanza,
non si nascondono,
e inventano pensieri
ridanno vite a pensieri strani,
senza violini e senza compagnie,
e poi ritornano paure
che ti sembrava d'aver dimenticate,
e basta un gesto, una frase ad alta voce,
per darti il senso di un'altra dimensione,
strani colori che sanno d'abbadono
 e dopo vedi nell'agolo di casa,
una vecchietta seduta sulla sedia,
raccoglie lana, e a volte alza il capo
raccoglie lana s'aggiusta un po' la sedia
con una mano si pettina i capelli
smuove le labbra e dopo ti saluta..
e quasi sempre è un arrivederci...
e quasi sempre un arrivederci
smuove le labbra e dopo ti saluta...
e poco dopo... si spegne la candela.

Il Fantasma Pazzo

L'ultime ore
di questa notte brava...
voglio passarle a giocare a scacchi
davanti ad uno specchio con me stesso
se non riesco a vincere sta volta
mi metto a fare il pazzo per davvero
faccio fermare tutti gli orologi
poi mi disegno su tutti questi muri
e chiunque arriva urlo come un pazzo
mi metto a passeggiare sul balcone
e poi mi spoglio completamente nudo
peccato che al momento nello specchio
ci sia soltanto la faccia da sbarbare
di un bambino, che non è bello
ed è pure vecchio

Il Signore...contadino ( Le novelle di Morfeo )

          Dicitore

Vi sembra strano ma persin Morfeo
in una notte magica e stellata, venne invasato
da un sonno incontrollato,  lui fu
rapito
da un sogno traditore che lo portò davanti
al suo Signore.
Se pure incredulo stranito e diffidente
si guardò intorno e vide delle vigne
campi  di grano, ulivi in ogni dove,
c' erano orti pieni di verdure frutteti
pronti per essere raccolti e corsi d'acqua
colmi e rigogliosi.
e si vedevano, donne arare i campi
chi raccoglieva, e chi intonava canti
bambini che coglievano dei fiori
giovani in posa pronti per l'amore
e in ogni d'ove volavano gli uccelli
e boschi, e rade, e ruscelli vivi
quanti sorrisi, e quante fantasie tutti
al lavoro per cogliere un tesoro.
E se ne stava riposando un tipo
seduto sopra il tronco di ulivo
tagliato perché stanco di produrre
e all'abbisogna serviva in quel momento
al contadino che stava riposando
Con la paglietta col fazzoletto in mano
per asciugarsi il sudore in fronte
la sigaretta presa fra le dita, ed ogni tanto
tirava una boccata.
Sopra la tavola c'era pane e vino
ed un brocca di acqua così fresca
il cui profumo arrivava da lontano.
Lui si accorse ch' ero l'ha vicino
e con lo sguardo un poco da sornione
mi fece segno facendo l'occhilino
con una mano mi disse ...

        Il Signore contadino

Vieni a vanti
devo parlarti... non aver paura... se vuoi
dell'acqua te la posso dare...prendi due
fichi te li puoi mangiare, un poco d'uva?
fa come se fossi venuto a casa tua.
Siedi...siedi fatti un po' di vino..e dopo
spiega da dove arriva tutto sto casino
che non riesco mai prender sonno
 ed anche quando
devo lavorare tutti sti lamenti,
e pianti vari, possibile mai un momento
per restar sereni...per sino il grano
s'è sentito male, e poi quest'anno m'è
cresciuto nano, si è rifiutato
di crescere normale..
Qui non va bene...qui finisce male... vorrei
qual cosa che fosse più normale.
Poi eri sera finito di mangiare, stavo
fumandomi, un sigaro tranquillo, mentre
mi affacciavo al mio balcone, guardando in basso
ho visto la mia terra...e tu lo sai
non posso farlo sempre
ho anche le mie cose da curare...
ho visto il mare macchiato di petrolio
le acque sporche, che mettete dentro?
e poi le guerre...e ancora morti e morti
ma non vi basta la guerra nucleare
gente che muore uccisa dalla fame, donne
bambini, morire fra gli stenti, con tanti
soldi che si buttan via, gente arricchita
a danno dei pezzenti, preti fetenti
che si fanno i bimbi
la gente si lamenta e non fa niente
cosa pensate che un giorno arrivo io
e con un  sacco vi porti la farina
con questi governanti che voi avete
vi lascerebbero ancora senza pane
invece di lavoro date droga, gente
in strada, senza un lavoro, governi corrotti
dediti allo spreco ed al rubare come fosse
un arte ma come fate a eleggere sta gente
ma ce l'avete un po' di dignità?
e , poi quando vi va male
tutti a pregare a rompermi le tasche,
a chiedermi giustizia e tanto pane
e giornaliero per giunta...e non sia mai
che ve lo mandi una volta al mese
mi richiedete la puntualità che gente
stolta è questa umanità.
E sono secoli che macinate acqua
pestate acqua sempre nel mortaio
ma non capite che sono sempre
i poveri pezzenti che fanno ricchi
i soliti potenti, e poi per premio
vi fanno pure servi, ed anche schiavi
se non avete i soldi per campare
e invece di menare bastonate
fate la fame e dopo mi pregate
che posso fare se non vi ribellate
vi fate dare tante randellate.


     ATTO  SECONDO ( Morfeo )

Siamo come figli di nessuno
disegni fatti apposta sulla carta
per esser cancellati con la gomma
di noi se resta siamo quasi ombra
qualc'uno con la faccia da puttana
venne a spigarci che siam consumatori
nessuno uomo nemmen lavoratori
e ci hanno detto d'esser sempre servi
schiavi del potere e dei potenti
negandoci un passato e un futuro
ne prosperoso nemmeno molto duro
Han dato spazio a quei padroni infami
che stan portando il mondo alla rovina
la gioventù non vive e viene uccisa
come se fossero insetti dalla droga
popoli immensi gettati in mezzo al fango
e le ricchezze ai popoli assegnata
da Te quando facesti il mondo
i criminali l'hanno fatta propria
nella mondezza stanno i figli tuoi
e senza orgoglio vagano silenti
senza protesta, ne manco un pretesa
e quelli giusti condannati a morte
da governanti degni della corda
per fare soldi uccidono speranze
donne bambini presi per la fame
e son ridotti a fetide latrine
i fiumi i laghi, e gli  immensi mari
neri per il petrolio, e ricchezze varie
uomini indegni che rubano
 alla gente persino l'anima per farli
respirare, e banche, e banche e banche ancora
e senza dare la terra a chi lavora
le fabbriche son chiuse e quelle aperte
non danno il pane neppure per i figli
sfruttano le donne e poi i bambini
i criminale messi a governare
dentro i governi e nell'economia gente
mafiosa dedita alla morte per pochi soldi
ammazzano i bambini
anche la chiesa si è sporcata adesso
e con i bimbi a consumato sesso
e il Santo padre ha perdonato tutti
che razza di sant'uomo è questo mai
e con le banche fanno affari loschi
poi fanno accordi con la corona sacra
usano in tuo nome per fare affari infami
per fare soldi bruciano anche boschi
e sono pochi  gli uomini capaci di battersi
ogni giorno contro le protervie del potere
Tu lo sai io figlio di una terra
che non mi hai dato mai,
il desiderio di  un contado  mio magari
un agro, un albero che sò un somaro
e invece niente...e son partito per una meta
ingrata servo dei servi per campare un giorno
che razza di futuro m'hai donato
e sul lavoro battaglie e poi battaglie
per poi avere fondi di bottiglia
e adesso guarda al punto di partenza
e m'è passata pure la pazienza
ed ho lottato per rimanere uomo
e mi ritrovo che devo fare il servo

             Il Dicitore

Lui ascoltava privo d'emozione
ed ogni tanto speluccava l'uva
mangiava un fico ed un bicchier di vino
un pezzo di formaggio e poi del pane
guardava il cielo, mangiava un'albicocca
e poi sputava il nocciolo per terra...
finito questo cominciò a fumare
prese Morfeo come fosse un figlio
strigendogli la mano per affetto
con una mano poi gli alzo il mento
dentro i suoi occhi si mise poi a guardare
lo guardò bene e cominciò a parlare...


           ATTO TERZO



     Il Signore Contadino

La vedi tutta questa terra com'è venuta
fertile, e ridente ed io che sono, e sono
quel che sono ciò lavorato una eternità
per mantenerla così come la vedi
ci devo dare dentro un'altra vita
e sto parlando della vita mia e non la tua
che dura un mio pensiero e forse meno
per essere sincero, e adesso
ti è scappata
la pazienza, che devo dire..
m'avete ucciso
un figlio  che mi poteva dare un occhio
ai muli, ci vuole tempo,
ci vuole l'esperienza
e poi l'uomo è stupido di suo
io sto qua sopra
che posso farci io...io sono un Dio
 non sono
un vostro servo...che faccio
devo fare stragi?
siete voi padroni del destino,
 e non vi ho detto
di stare sempre fermi...si mio mio figlio
ha detto che dovete dare un'altra guancia
...sono ideali della gioventù ha detto anche
che bisogna dare a Cesare quello che è suo
e quello tuo  se lui non te lo dà ...
vattelo a  prendere tanto è roba tua
e stai tranquillo
che io non ti condanno
se prendi tutto quello
che non ti  danno.
Io la mia terra l'ho regalata a tutti,
e non ho fatto ricchi e
servitori, ho fatto l'uomo
e l'uomo devi fare
ed ogni tanto fatti rispettare
e dillo pure che te lo detto
io ribellati e prenditi il governo
Rinuncia ad esser servo e fatti uomo.
E poi per quelli che stanno
in vaticano nessuno mai
gli han chiesto quel che fanno,
 e se poi toccano i bambini
metteli in galera gettete via la chiave
che tanto in paradiso qui
comando io il primo che ci prova
ad entrare dentro lo faccio
rotolare la all'inferno e adesso vai
 torna a lavorare scusami amico
adesso ho da fare ho tutte la mie stalle da pulire
e se non ti ho dato la terra da zappare
avevi un compito che devi completare

mercoledì 14 luglio 2010

Come ho conosciuto ARGO ( Le novelle di Morfeo )

Pianse Odisseo, la morte del suo Argo
cane fedele...
guardia indomita della sua coscienza
e maledisse Omero per renderlo
orfano di tale fedeltà.
Tale il dolore che lo rese folle
e seppellirlo
sotto la terra lui mai non volle,
ne immolarlo al fuoco degli Dei.
Prese una nave con pochi suoi fedeli,
e salutando Penelope, e suo figlio
 riprese il viaggio per la Magna Grecia
e dopo un viaggio lungo e periglioso
pregando che  Argo
ritornasse in vita , giunse alle rive
dei Bronzi di Riace, e nel ricordo
di Itaca la patria a questa terra
amata dagli Dei gli diede
un nome che somigliava tanto...
e dal quel giorno fù chiamata Italia
Giunsero a notte i nostri grandi eroi
misero il cane dormiente sulla spiaggia,
e rivolgendosi agli dei del cielo
pregarono che il cane ritornasse vivo
Ma fra i cieli, le nubi dell'Olimpo
in quel momento i numi
si davano ai bagordi, dimenticandosi
dei poveri mortali
 e pur sentendo i preghi dell'eroe
 procrastinarono il loro
degno evento pure cedendo alla richiesta fatta
Rimase Ulisse qui per molte lune,
 e pianse, e chiese
a Pallade Atena d'intervenire tosta,
e quando tutto gli sembrò sì vano
decise di tornare alla sua patria.
Non ebbe cuore, di ricoprirlo al sole,
 e poi pregando
gli Dei del grande vento,
fra doli e pianti, si avventurò
per il suo ritorno.
E fù nell'atto della sua partenza,
che Zeus ritornato in se
ridiede vita al povero animale
per dargli lodo
della fedeltà ma il povero eroe
 sfortunato e solo
lui non s'accorse e lo penso già morto


                   ATTO SECONDO

Stavo seduto sopra ad  uno
scoglio, ad ascoltare
il mare che cantava, contavo
 l'onde il loro andirivieni e la natura
che si specchiava  dentro
le luci della vita e dell'amore
davano un senso
a tutto quanto intorno,
e mentre stavo
a contemplare il mondo,
sentii un guaito
proprio là vicino su quella spiaggia
vidi l'animale che ansimava
e mi chiedeva
aiuto come se fosse una persona vera
io lo sentivo mi si stringeva il cuore
mi avvicinai e mi guardò negli occhi
e mi diceva cose mai sentite.
Non hanno tempo le anime del mondo
e vanno nello spazio ad incontrarsi
segnati da un destino disegnato
così incontrati passato ed il futuro
sopra le rive di uno stesso mare.
Argo lo presi, e lo portai con me
curando le ferite del suo corpo
e la sua anima che mi veniva incontro
mi ha raccontato alcune verità
che Omero
per orgoglio non ha detto.
Da quel giorno mi porto insieme Argo
e mi accompagna come una coscienza
in ogni viaggio della fantasia e mi protegge
da spiriti del male.
ma quanto è vecchio questo tuo animale
m'ha domandato un giorno un grande amico
Lui non ha tempo e viene dal passato
 va nel futuro perchè non sente il tempo
viaggia nel pensiero della gente,
egli è lo spirito
del'uomo, il vero fantasma della libertà
che vogliono
negare ad ogni passo agli uomini
fedeli nella vita
alla coscienza, dell'umanità
per questo egli è amico
di Morfeo lottano insieme
per la libertà, Morfeo
riposa ed Argo che lo veglia,
si danno il cambio
perchè non venga buio
e non si spenga mai
la torcia della vita e dell'amore
 e  non si pensi
che quancuno muoia...
lo spirito non muore
se in ogni cosa
 c'è un pizzico d'amore

martedì 13 luglio 2010

La Leggenda delle stelle Marine

Sai c'è una stella
seduta all'orizzonte
che pulsa amore
all'ora della sera
lo in estate ed
anche a primavera
e poi in autunno
quando il sole veglia
e non ha voglia
di scaldare troppo
infondo al mare si
va a riposare, e gioca
all'ora del risveglio,
 assieme alle sirene
e gli ippocampi,
e la vicino c'è una foresta
di coralli rossi,
che stan guardando meduse
ballerine che danzano felici
 vicino a quegli anemoni di mare
che qualche volta in segno
di consenso
fanno sbocciare rose di mare
e viole del pensiero
che dentro il mare giocano a sognare,
insieme ai fiori che nascono nell'acqua ,
e quando è l'ora della primavera
la stella torna a terra per volare
per ritornare sopra l'orizzonte,
ma prima di volare verso il cielo
sopra la sabbia l'ascia la sua impronta
per far giocare i bimbi con le stelle
quelle di mare che sono tanto belle

LE LANTERNE DEL POPOLO PERDUTO

Vanno raminghi... senza orizzonti,
i popoli cechi stanno...
perdendo la loro dignità ,
hanno nascosto, i loro occhi stanchi,
dietro le bende della, stupidità...
non hanno colpe?
si stanno disperdendo
...greggi allo sbando vaganti ,
nel deserto del'incutura del'umanità.
C'è una canea di indegni conduttori,
che vuole farli  propri ad ogni costo,
come se fossero carne da macello,
per farli macellare essi stessi.
In questa notte si massacra il senno
che non riesce a darsi una ragione,
di questi obbrobri ai danni della gente
non serve manco l'idea della speranza
lasciata negli mani agli oppressori, giudici
infami, e servi del potere...
e i falsi? ! ci fanno
camminare per arrivare sempre
alla miseria,
meta infamante indegna della vita
e riempiono le menti di menzogne,
delle vergogne che hanno commesso loro.
E dei vostri rosari, donne...
del regno dei nulla tenenti...
delle vostre vane preghiere
nei campi di stemino li hanno accatastati
per farvi passare meglio dai camini
senza nemmeno una croce
 in nome di un DIO
 che era andato
in vacanza per fare scappar gli aguzzini.
altrove..
Così come ora
della vostra pazienza... della vostra speranza
ne han fatto un falo'
e nessuno lo  racconta
sono i figli del cavallo di Troia.
Diamo corpo alle voci, che s'alzano
intorno al silenzio di tomba assordante
portano ombre...
e mai !..mai la luce!
Raminghi nel deserto dell'uomo... del  mondo
in questa notte di infamia e di ingiustizia
ridiamo luce alle   nostre.. se pure
flebili... stanche, lanterne  per una vita
nuova ai popoli spersi
con la lanterna in mano
in cerca di qualc'uno che ci pensi
e quel qualc'uno ormai ci ha già pensato
alla rovina...ci hanno consegnato..
E' ora che potere sia mutato
pensaci TU che non ci sei mai stato
con la lanterna fai strada ai figli tuoi.

domenica 11 luglio 2010

IL GIOCATTOLO ROTTO

Canta una chitarra innamorata,
è messa fra le mani di un ragazzo
che non sorride...ha ilcuore molto triste
e la canzone si perde in mezzo al vento
sperdendo amore che corre verso il nulla
e fra le foglie, diventa una poesia, come...
...se fosse perle date ai porci.
E sono qui...chiuso in una stanza,
che ascolto adesso questa melodia
e sopra il letto, ancora da disfare
pezzi di bambola che son da ricomporre
come se fosse esplosa all'improvviso
 neppure io mi sento molto a posto
sono irrequieto, e non prendo sonno
cerco di riempire questo vuoto
risistemando i pezzi  del mio gioco
che ormai s'è rotto e mi rimane poco

L' INDACO 3

Nessuno pensi che tutto sia inventato,  e nessuno pensi che io creda di possedere poteri così detti para normali, niente di tutto questo cerco solo spiegazioni razionali.
Ero negli anni sessanta, mia madre aspettava un bambino, durante la sua gestazione feci un sogno particolare. Sognai di trovarmi semi interrato, di cui non conoscevo assolutamente l'esistenza, nel sogno mi sentivo turbato, ma nello stesso tempo impaurito e attratto.Ad un certo punto mi trovai davanti ad una camera mortuaria dove di trovavano numerose bare di bambini morti, ce ne era una in particolare più grande delle altre, preso da una curiosità, incontrollata la aprii, ma non completamente e usci un'odore che non avevo mai sentito l'odore della putrefazione, naturalmente angoscia e terrore. Nel sogno.
Mia madre partorì ma il parto non andò bene il bambino nacque morto. Andai a trovare mia madre in ospedale e ci disse che se volevamo vedere il bambino bisognava andare nelle camere mortuarie che stavano nello scantinato nel settore dei bambini. Scendemmo sotto e non ebbi nessuna difficoltà per arrivare
alla camera. Quando entrammo rividi la scena rivissi le stesse sensazioni, vidi il mio fratellino, e quella famosa bara grande che aprii sentendo quel puzzo tremendo che sento ancora nelle narici.
Andavo ancora alle scuole elementari, sempre negli anni 60 una notte feci un sogno stranissimo. Sognai di dormire da solo in una stanza con la porta chiusa, ad un certo punto sentii un gran fragore la porta si aprì ed entravano fiamme enormi e dalle fiamme usci un uomo molto alto che diceva "sono venuto a salutarti" al mattino successivo ricevemmo un telegramma che annunciava la morte sul lavoro di mio cugino.Era morto a causa di una scossa elettrica di enorme potenza,  faceva il muratore.
Ma ancora prima...
Pensare che a quel tempo abitassi in una casa normale, sarebbe una grossa bugia, Torino con gli emigrati non è mai stata così  generosa. Era un un camerone inizialmente adibito a magazzino umido, poi per gentile concessione ci fu affittato con un affitto simbolico e non vi dico la fatica immane per renderla abitabile, anche  se comunque dai muri colava letteralmente l'acqua, evidentemente l'umidità era la nostra prerogativa.
L'entrata non era una formata da una porta normale, era un portone in ferro come quello dei locali artigiani in ferro e rettangoli di vetro, con disegni diversi chissà dove raccattati.
Lo stanzone fu suddiviso in diversi comparti, e in inverno si scaldavano gli ambienti con un'unica stufetta al  centro della camerone  e funzionava a carbone e a legno dodici metri di tubi sostenuti con filo di ferro per non farlo  cadere come spesso accadeva.
Doveva essere una notte d'estate, e fui svegliato da voci che provenivano direttamente dalla stanza , il  mio localino era immerso da una luce strana che illuminava quasi a giorno, e vidi tre figure un uomo che aveva la funzione diciamo così da assistente, un ragazzino, ed una donna dai capelli e gli occhi bruni, con un vestito  giallo e con dei fiori stampati in nero che minacciava e parlava  e venivo osservato da tutti tre, il ragazzino guardava e rideva, l'uomo mi osservava, e la donna mi colpì ,  almeno questa era la mia sensazione fisica, con un coltello...e sentivo dolore...dolore e terrore...
D'all'altra parte della stanza, passeggiavano due figure molto distinte che parlavano ad alta voce vestiti in modo strano, somiglianti a vestiti del periodo del 1500 - 1600 ma questo l'ho capito dopo. e tutto questo
è durato sino al mattino seguente... nessuno ci ha mai creduto...se pure questo fu mai un sogno perché ero sveglio e magari fosse stato un sogno forse a distanza di più di mezzo secolo in qualche modo, me ne sarei dimenticato almeno in parte...mentre ancora adesso mi da i brividi solo raccontarlo.
Riprovai la stessa sensazione verso il 17 anni...e poi feci finta di dimenticami.
Ma queste cose sono abbastanza comuni, come vedere nelle propria stanza figure di anziani, o di bambini
seduti su di una sedia, o svegliarti e vedere qualc'uno che ti guarda o sentirti chiamare nel dormiveglia.
il cervello è una creatura strana, e si comporta a volte come un computer ti invia immagini nuove e particolari, e quando si è in una condizione di dormiveglia la coscienza e l'iconcoscienza giocano fra di loro, e proiettano immagini e sensazioni che nella logica non dovrebbero, e non potrebbero essere neppure immaginate...ma non è sempre così.
Ho sempre avuto un rapporto privilegiato con i miei sogni, non sempre premonitori, fortunatamente, ma la stranezza sta nel fatto che  sogno a colori, sento, odori, profumi e senza occhiali anche se li indosso, evidentemente il nostro cervello è molto più razionale di quanto possiamo immaginare, ed anche la sua simbologia ha sempre una sua logica anche se noi non riusciamo ad individuarla, per pigrizia ma anche e sopra tutto per ignoranza.
In realtà quello che per noi comuni mortali è razionale probabilmente in relazione alle capacità reali del nostro
è fortemente limitato e limitativo, nel mondo onirico, e nel modo del nostro cervello esistono probabilmente misure diverse dello spazio tempo e un modo diverso di misurazione. Mi è capitato più volte di sognare molto tempo prima di trovarmi in ambienti e situazioni già vissute nel cosidetto mondo onirico, così persone cose ambienti li rivisti e rivisitati anche a distanza di diverso tempo, come ambienti di lavoro, esperienze e persone sono state oggetti e soggetti di situazioni di già visto e vissuto, e questa situazione dura generalmente qualche secondo il tempo necessario per rendermi conto che ciò da me è stato vissuto in una situazione di spazio tempo diverso dalla quella che in quel momento si vive e ciò nell'arco della mi vita...non ancora conclusa, si è ripetuta numerose volte.
Una notte sognai di camminare in prossimità del cimitero monumentale di Torino ad un certo punto trovai un pezzo di muro sfondato, e idi mia sorella che stava scavando una fossa, ed uscivano pezzi di cadavere che emanavano un olezzo spaventoso che non avevo mai sentito prima ed era completamente diverso da tutti gli odori che sino a quel momento avevo sentito, rimasi scosso dal sogno non era certo gradevole, poi mi svegliai e dimenticai il sogno sogno sino a che...
Passarono circa due anni e decidemmo di andare in vacanza in Sicilia, nelle poche volte che abbiamo avuto la possibilità di andarci.
Con i miei parenti acquisiti decidemmo di portare un fiore ad un parente di famiglia, premetto che sono cose
che faccio pochissimo non amo visitare i cimiteri ma credo che sia una caratteristica generale non si va mai volentieri.Quando entrammo in quel cimitero fui preso da una sorta di panico all'improvviso tanto che stavo un passo in dietro, come per proteggermi da non so che cosa , strada facendo comincia a sentire un puzzo
da mancare il respiro, da una delle camere mortuarie, in cui erano conservati i cadaveri da seppellire e  che ci si creda o no quella puzza l'avevo già sentita e mi venne in mente il sogno fatto qualche tempo prima già raccontato...una sensazione indescrivibile incredibile ma vero...
Sensazione diversa da quella che provai al risveglio , una mattina quando mi svegliai al profumo di violetta, un profumo che usava mia nonna quando era in vita e morta già da più di tre anni e in casa usiamo altri tipi di deodorante.
Ma tutto ciò impallidisce davanti ad una esperienza che mi ha segnato e che faccio fatica a raccontarvi.
avevo più o meno 20 anni. Frequentavo un amico col mio stesso nome, si usciva quasi tutte le sere, per una serie di circostanze in quel periodo non ci vedevamo di frequente come al solito.
Una sera comunque ci trovammo, insieme per andare  prendere un caffè. e quello per noi fu l'ultimo incontro
se pure apparentemente allegro come al solito aveva negli occhi una espressione triste e particolare, sembrava che emanasse dagli occhi una strana luce quasi inespressiva, diversa dal solito, e fu come una sorta di folgorazione che mi prese, mi venne la sensazione di stare a parlare con un essere che proveniva  dall'altro mondo è difficile descriverlo, ma ancora più difficile era spiegare ad una persona che stava per morire una sorta di messaggio astrale, preveggente che comunque non si poteva esprimere in alcun
 modo.Una settimana dopo fu investito in corso Traiano, mentre si stava allacciando una scarpa ai bordi del marciapiede, da una moto, morì sul colpo. Fu la prima volta che ebbi quella sensazione, ma non feci caso a quell'evento e giustamente direi...
esperienze di questo genere si sono ripetute ancora almeno cinque volte spiegare come  avviene io non lo so, e non so darmi spiegazioni.
In uno di questi eventi mi sono fatto spiegare come avrebbe voluto il suo funerale il colore della bara, i fiori che avrebbe desiderato ...una settimana dopo  finì al cimitero di mirafiori sud e sta ancora li.
Vi racconto nei particolari l'ultimo evento in ordine di tempo.
Eravamo andati ,  una delle mie ultime uscite con la mia signora. Eravamo stati invitati ad una comunione di famiglia.Generalmente  difficilmente  entro in chiesa, perché mi annoia. Così come me , alcuni parenti rimasero fuori con me a raccontarti peste e corna del governo, la chiesa, i preti, e naturalmente le mogli che come dice mia nipotina sono tremende.Salvatore era mio cugino acquisito una persona squisita intelligente, sensibile. in quel periodo si dilettava per scendere di peso a macinare chilometri con la sua nuova bicicletta
che lui curava con tanto amore era entusiasta del fatto che cominciava a perdere peso, ed io con lui mostravo medesimo entusiasmo, mi immedesimavo per solidarietà.
Mentre stavo parlando con lui ebbi le sensazioni che ho descritto in precedenza, una sorta di veggenza immediata sguardo vitreo, vuoto ricco di messaggi indescrivibili a parole, una sorta di saluto virtuale agghiacciante che mi imbarazzava e spaventava nello stesso tempo. Ma come fare a dirglielo, impossibile... è vero un po' pazzo lo sono, ma non mi piace che me lo ricordano.
Allora presi la scorciatoia, comincia a dirgli che in quel periodo si investivano troppi ciclisti, che li prendevano, di mira per investirli, che doveva fare attenzione, perché non avrei mai voluto andare al suo funerale...battuta? certo ma per me era l'unico sistema... come fai a spiegare ad una persona che sta per morire. La settimana successiva mentre andava in bici fu investito prima a una macchina, e poi da un altro mezzo che proveniva dalla direzione opposta....Tremendo...indescrivibile...assurdo.
Naturalmente non posso qui per ovvie ragioni tutte le esperienze fatte ma  per finire ve ne segnalo solo alcune altre a cui trovare spiegazioni non è facile, ma comunque per ragioni di brevità non scenderò nei particolari.
Qualche tempo fa stavo andando  verso la sede del sindacati UIL per chiedere alcuni chiarimenti per la pensione, per chi li conosce sa chi è Lucarelli. Fui richiamato da una voce che io ben conoscevo, era molto tempo che con questo mio conoscente non ci vedevamo, stava entrando in  macchina, e mi disse CIAO ANTONIO SONO VENUTO A SALUTARTI...Io risposi al saluto ero contento di rivederlo...la cosa finì li se non che quando raccontai ad una amica comune che l'avevo incontrato  quella persona in quella circostanza mi chiese se ero matto visto che era morto tre mesi prima...impossibile certo ma questo è.
Ho parlato con mio figlio mentre era a scuola e lo visto nella mia camera da letto che mi parlava...
Sono stato per diverso tempo senza telefono  in casa e eppure più volte squillava e il telefono non c'erà
Oppure sentire rumori dalla cucina sentire rumori di pentolame rovesciato, con fracasso tremendo andare a vedere e trovare tutto a posto e tante e tante altre cose che sarebbe lungo elencare i sogni premonitori sono innumerevoli ed inquietanti.Sia chiaro io non credo di avere poteri particolari anche se ho fatto il gioco della tazzina che non farò più neppure se mi sparano, e non voglio neppure raccontare.
Ormai non chiedo neppure spiegazioni, visto che il corso delle cose non posso cambiarle. dico e concludo che con queste cose si vive male,  un modo inquietante per confrontarsi con dimensioni o presunte tali che
ti rovinano la vita. Io non penso di avere alcun potere particolare, anche perché se avessi uno di questi poteri presunti, lo userei per mandare a casa Colui... o fare iscrivere Gangemi al SEL ...o far diventare più  attivo
Bersani ma qui ci vorrebbe un miracolo e li non  non ci sono ancora arrivato ...Magari col tempo....

sabato 10 luglio 2010

MARISA CHE DORME...

Sopra il divano una renna di peluche
si vede sopra il comodino,
un bicchiere  con in dito d'acqua...
dentro ci stanno tre rose colorate...
la rosa rossa, che da luce soffusa,
l'accompagna quasi vanitosa
la rosa azzurra bella e prosperosa,
e quella gialla che timida s'appoggia,
su quella rossa che intanto, l'incoraggia.
da questi fiori, s'irradia tanta luce,
da illuminare il volto di Marisa
che intanto dorme, serena nel suo letto
fa troppo caldo in questa
estate magica e ruffiana
dietro i suoi occhi, socchiusi per amore
gemiti e pensieri, che scoprono il corpo
agitato e caldo,
mostrando seni prosperosi e ricchi,
e stanno uscendo da un
lenzuolo scaltro.
Nella sua stanza, la finestra è aperta
un'alito di vento gioca con  le tende,
raggi di luna curiosi, ed insistenti
abbracciano il corpo di Marisa
che si accarezza mentre sta dormendo
togliendosi dal caldo
l'ultimo lembo di un lenzuolo folle
che vuol nascondere ai raggi della luna,
un corpo dolce che vuole...
solo amore,
che prima ansima sogna di far
sesso,
forse è peccato però per lei
è lo stesso...

venerdì 9 luglio 2010

LA FOTOGRAFIA

Ma infondo poi sognare
non è una bella idea,
deformano le cose, i pensieri, e le persone
perfino i desideri
che m'hanno dato forza sino a ieri
su questa stanza ombre cinesi,
disegnano futuri, più complicati
di quelli già vissuti, emanano colori
a luci spente...
quanto vorrei che fosse la poesia...
che invece tace...e si nasconde anch'essa
non vuole entrarci in questa cosa strana.
ci sono boschi tagliati, da dei viali,
che così lunghi non li ho visti mai
e sono accompagnato da un violino
che stride suoni da rabbrividire,
e tutto intorno silenzio da paure.
la calma è piatta...
e non si muove foglia
persino il vento preso da terrore,
 ha fatto le valige e sta in vacanza.
Ed io mi vedo da solo camminare
e vedo foto stampate sopra i tronchi
inespressivi ma pieni di apatia,
rivedo gente che ho conosciuto un tempo
tutte le cose che ho desiderato, persino
il gusto, di un gelato mai gustato,
ci sono foto di oggetti, e fantasie,
di donne amate...
andate e mai tornate,
e di quei posti, un tempo in cui son stato,
e poster di paesi dei fantasmi
o sopra i rami dondolano in silenzio...
tutte le parole che ho sprecate,
e quelle che avrei
voluto dire che non ho detto
solo per paura
e poi più sopra le mie fantasie,
che sono stagne sopra questo cielo
 e formano disegni mai  vissuti.
e poi d'un tratto qualcuno m'accompagna
in questo viaggio
mi prende per la mano
e a passo lento mi porta avanti
passo dopo passo.
Lo guardo in faccia... e mi ricoscono,
 sono il bambino che non è mai cresciuto
e sono io che mi accompagno verso un 'orizzonte
senza... senza tempo,
che nonostante non ci fermiamo ancora
quest'orizzonte scompare ad ogni passo
e m'hanno fatto la foto in questo sogno
son due persone che si prendono per mano
uno son io quello alto a destra, quello a sinistra
sono ancora io ma quando avevo i calzoni corti
facciam fatica...ma non siamo morti

giovedì 8 luglio 2010

LA SINDROME...di Standal

Mi sono  avventurato ieri sera
appena terminata una pittura
in paesaggio fatto di paura .

Ero in  un villaggio sfortunato
fatto di stagni e laghi puzzolenti
alberi morti e sterpi d'ogni sorta
e dalla terra uscivano fumenti male odoranti
e colori astrusi dal giallo zolfo al verde
di metallo, dal grigio chiaro al rosso di corallo
e mezze lune immense in mezzo al cielo
quarti di sole immersi nelle nebbie
dipinte di colori senza senso.

C'era una casa triste e diroccata
dipinta verso destra, con la strada
che non finiva ancora verso il lago
nascosto da un muretto fatto a pezzi
e fra due alberi salvi per fortuna .

Ancora verdi rigogliosi e in fiore
era legata un'altelena in corsa
e sopra era seduta una bambina
sulle ginocchia una gattina nera
chiamata dalla bimba primavera.

Con gli occhi belli come una pantera.

Che bella bimba con le trecce lunghe
due occhi grandi e verdi come il mare
era felice e sorrideva al mondo
che alle sue spalle stava per morire.

Sulla testa aveva un cappellino
dipinto da dei fiori e tanta frutta
prima scendeva e dopo si rialzava
ed ogni tanto cantava e sorrideva
e mentre verso il cielo se ne andava

senza di lei la sedia ritornava....
senza di lei la sedia ritornava...
senza...lei..... rnava...va

La stanza dagli specchi fumait

Ma come è grande questa stanza
avvolta da sempre da grandi specchi scuri
ci sono ombrelli aperti, in questa sala buia
accompagnata ma solo a intermittenza
da sette abat-juor, soffondono luce
dedicate a tende che sono chiuse
da tempo incalcolato.
da specchio a specchio fantasmi d'altri
tempi si scambiano messaggi per giocare
i gatti neri con occhi da pantere si muovono
nervosi indispettiti, da quelle ombre
che urlano pensieri, e passano urlando
da uno specchio all'altro, non hanno
un corpo...spiriti puri, da volti assai inquietanti
qualche sorriso ma è solamente un ghigno
ci sono bimbi che fanno un girotondo
cantando una canzone senza senso
le loro voci acute come sono, passan
gli specchi e si trasforman in sogni
che sono incubi e non li fan volare
non fa mai notte e neppure giorno
e non ci sono stelle e manco lune
nemmeno il vento, o i petali dei fiori
che han  paura di venire fuori, nascosti
come stanno
tra le pieghe delle tende, e gli alberi
stampati sul soffitto diffondono speranze
ormai latenti, che sono le ragioni
dei perdenti

ERMETICA

La mia rabbia è passione
la mia passione è rabbia
la mia passione e la mia rabbia
sono amore
la mia passione per un pistillo
il mio amore per i petali di un fiore
la mia rabbia perchè un fiore muore.

ALLA MIA MAMMA ( Nel giorno del suo compleanno )

Lo vedi mamma quanta è stata avara

questa mia vita tanto tanto amara.

Volevo regalarti un'altra vita,

un sogno per un figlio fortunato

ed ogni tanto ...

lo so che ti fan bene,

magari un fiore

d'amore  profumato,

forse una rosa

o un glicine... una margherita...

raccolta  in qualche campo

qua vicino.

ma sono ancora in fasce .

Il tuo bambino

e tu la mamma

dal primo mio mattino

e mi ringrazi

se ti voglio bene.


Accogli questo fiore che ti scrivo

lo so...lo so...profuma molto poco.


Ma  questo poco è tanto tanto grande.

mercoledì 7 luglio 2010

LA CASA DELLE BAMBOLE PARLANTI

In questa casa che sembra abbandonata
gli oggetti giocano a parlarsi,
all'ora in cui  la notte si riposa,
si parla sottovoce e nella foga,
prendono anima le fotografie,
ombre giganti sospese sopra i muri
entrano ed escono da specchi tondeggianti.
Bambole suadenti vestite di velluto,
 dal volto incipriato, con il rossetto colore di ciliege
giocano con gli occhi e a bocca aperta raccontano
alitando sui cuscini,
sguardi inquietanti dai quadri sopra i muri,
spade incrociate all'ombra del camino,
sopra i vetri stampate le farfalle
si è arrampicata Alice sulla tenda,
la bambola puttana della casa
Si son sedute tutte sul divano e si raccontano
tenendosi per mano,
la prima volta che han sedotto un uomo,
le voglie di gelato quando è estate,
e la violenza fatta sulle donne, di quei vestiti
ancora nell'armadio,
le scarpe rotte per andare al ballo,
di Cenerentola piccola incosciente,
che il principino che aveva tanta voglia
e quella notte lei lasciava in bianco.

lunedì 5 luglio 2010

IL PIANETA DELLE NOVE LUNE

Un tempo qui in mezzo alle colline
c'erano fiumi andanti verso il mare
s'accompagnavano con vigoroso orgoglio
ai voli degli aironi e di cicogne
canti  di uccelli ed armonie di foglie
che sussuravano l'andare di quel fiume
che ora si vergogna  d'apparire, che
oggi ha perso la sua virilità
Alle colline tacciono le fronde che son morenti
e il vento non li smuove, son troppo secche
e han voglia di morire.
Mancano all'appello gli animali
quelli che un giorno, cercavano ristoro
in mezzo ai boschi, da sopra le colline,
e dentro il mare, si sono ubriacati di veleni.
e di petrolio fatto rovesciare dentro il mare
per far dei ricchi, ancora più potenti
la leucemia a causa della guerra, sé
impadronita  degli ultimi rimasti
e volano giganti quegli insetti che un tempo
eran solo da  fastidio, fanno paura
adesso son padroni della terra.
uomini stolti, stanno nelle grotte
ed i bambini deformati e storpi
giocano ancora nonostante tutto
al gioco della guerra coi fucili
questa gentaglia non imparato niente.
E fu così che questa terra nostra
al tempo giusto mandò un messaggio
a tutto l'universo, per chiedere l'aiuto
a dei pianeti, ch'è non aveva voglia di morire
e otto lune tutte in compagnia fecero un viaggio
per la sorella Terra, lasciarono così un'altro
universo parallelo.
Andromeda ebbe compassione, e ci mandò
le lune per amore, tutto vano, e non bastò
l'azzurra protezione e fece prima la mano
del padrone.
Quando le lune vennero a trovarci, tutto finito
per colpa di quei porci

domenica 4 luglio 2010

FALO'

Ci sono dei falò nella mia mente
vissuti chissà  dove e chissà quando
con le faville che vivono l' incanto
la loro vita  solo in un momento
venivano rapite in un istante,
da qualche luna, e da mille stelle
e non era ancora S. Lorenzo
i miei falò li ho guardati solo
legato alle scintille verso il volo
pensando poi di non sentirmi solo
c'erano i falò del mio paese, accesi
da bambini per giocare, tangheri secchi
e sedie vecchie al rogo.
C'erano i falò quelli sul mare, che m'han
bruciato tutte le illusioni
e c'erano i falò nella città, coi copertoni
di periferia.
e quante fiamme e quanti fuochi fatui
chissà se era bello cavarcarle
quelle faville felici di volare e poco
dopo spegnermi col loro o in fantasia
andare verso il mare, e poi dall'alto
salutare tutti e poi nascondermi
dietro le colline, dalla luna
 guardare il nuovo giorno
e poi di sera tornare a un gran falò

sabato 3 luglio 2010

CASE DI PERIFERIA

Loculi al sole, dormitori falsi,
donati ai vivi per vivere da morti
canta Torino orgogliosa e sciocca
come dei cani messi in una gabbia
ci fan sentire servi di noi stessi
dove la rabbia per essere " diversi"
diventa colpa, per i ben pensanti
ed al tramonto si trasforma in lotta
tutti ammucchiati, in mezzo alle derive
trattati come carne da macello
per ideale le mode dei cretini.
fantasmi vivi senza una ragione
racchiusi come dentro ad una bolla
che invece di scoppiare è morta sola
perchè il potere ha dato a quella gente
soltanto il mito di non servire a niente
sulle facciate ha messo cartelloni
per farci diventare più coglioni
consumatori e non lavoratori
e gli uomini diventan servitori

BIDON VILLE

Non  si dirada mai,

 la nebbia ai cascinali

dove capanne fatte di cartone,

e legno marcio trovato sulle rive,

di questi fiumi pieni di rottami ...


Sembrano villaggi d'atri mondi, e sogni.


Coprono voci che cercano giustizia.


Cani che fanno la guardia a dei randagi

che cercano sollievo fra gli avanzi,

fatti di catrame e coca cola,

enormi mucchi di spazzatura e bimbi

che giocano a morire in mezzo ai topi.

E si tralasciano le donne del villaggio,

senza rossetto ne attimi sereni

con tanti figli ma con poco amore

 in questo posto dove la vita muore.

Poi  quando è sera c'è puzza di magiare,

da ogni posto c'è odore d'olio sfatto

quello dei motori della Fiat

che dà il permesso ai figli della terra

d'essere migranti senza casa per vivere...

da bestie fra  avanzi

che il padrone getta ma ...

E' questo il posto della gente onesta.

Ne stanno meglio i soliti emigrati

Qui di notte non si può dormire

le cimici la fanno da padroni,

lasciano i segni addosso a dei bambini,

puntini rossi come fosse sangue...

è  sangue ...

Compratevi il sapone di bellezza,

la lavatrice per  essere felici

vecchia romagna etichetta nera,

per poi nascondere questa

vita vera.

Non si dirada mai la nebbia in queste case,

figli di una terra senza madre,

che ci ha traditi e che ci  ha resi servi,

se pure figli di una stessa madre.

Sembra la " Vita" dei fratelli neri

ma è quella dei figli della stessa terra,

la cui Patria l'ha fatta da matrigna

che di mestiere ha fatto da Puttana

venerdì 2 luglio 2010

Natale a Torino

Ma chi l'ha detto che deve nevicare
il giorno di Natale, in periferia
anche la neve in questo brutto posto
dimentica di fare il suo dovere
e per i figli del proletariato, manco
la neve, nel tempo del creato.
e c'era nebbia, non si vedeva niente
passavano persone assai bevute
contente solamente di un presente
da dimenticare sull'istante
le camminate fatte di bar in bar
come sola meta, qualche bicchiere
per non sentire il freddo, e raccontare
qualche barzelletta, e se il pulman non
arriva più, è meglio camminare ancora
un po'.
E si racconta, un tempo lì in paese
il posto nuovo quello di lavoro
ed i litigi per andare al cesso
lo sfruttamento per la paga bassa
il figlioletto che va male a scuola
e manco i soldi per fargli un buon regalo
questi racconti fatti nella nebbia
son diventati il pane giornaliero
si torna a casa convinti che il Natale
cambi tutto è un'illusione...il mondo
è troppo...troppo brutto.
Tutto è cambiato per restare uguale
questi progressi ci hanno fatto fessi

AL PROFUMO DEI GAROFANI NANI

S'abbruna il cielo all'ora del tramonto
e intanto il sole dipinge i suoi colori
come se fosse il dito di un bambino
così vivaci, e pieni di calore.

 Greta piange le pene dell'amore
pianto silente ... che nessuno senta
un corpo a letto, che vive un'altra
                 vita. 

Ha quindicianni e se fatta bella.

Il borotalco, e un poco di rossetto
su quelle labbra da sole profumate
di gioventù, e odore di avventura.

Ma basta poco per essere sconfitta
il rimmel gli ha sporcato un pò le guance
ma è troppo bella per lasciargli  un segno
ora ha  deciso è tempo  di affacciarsi
e sul balcone cantano il profumo
nani garofani che aspettano un sorriso
per regalare agli occhi della bimba
colori nuovi,  profumi di futuro.

Ma  ècosì denso e ricco di pensieri
che il  vento s'innamora e porta via.

Così il profumo di rossetto vivo
confonde i suoi aromi con un  fiore
ch'è così nico, diffonde tanto amore
sin da riempire un cuore tanto grande