lunedì 29 novembre 2010

NEVE

Sempre più lenta,
e senza alcun motivo
sulle colline e sulle spalle ... cade.
Non ha ritegno,
è sempre più crudele.
Non copre i mali,
ne pulisce l'aria
quella malata, quella che fa male.
Cade in silenzio,
sembra c'ogni fiocco
cerchi rifugio in ogni  anfratto
della nostra terra,
poichè anchessa
ne prova le vergogne
fra le rovine, della povertà,
fra le macerie dell'indifferenza.
Troppi silenzi,
in questi posti amari,
e pure cade senza far rumore
si posa sopra i corpi della gente
che sta sdraiata
sopra le panchine ad aspettare
che almeno, lei la neve
li copra tutti prima di morire
nessuno vede nessuno
può sentire la voce sorda
di chi non vuol morire
e invece muore,
perchè la neve cade
copre quei corpi
che non trovan pace
quando  è di notte e tutto
intorno tace,
troppo invisibili
per chi non vuol vedere

LA FOGLIA SECCA

C'è odore di legno bruciato
in questo lembo di prato innevato
ma è legno bruciato d'inverno
del tutto diverso,
da quello che ho sempre nel cuore,
rivestito di primavera,
quando la sera correvo
senza saperlo a giocare con
quelle faville che veloci, con i sorrisi,
le urla di bimbi ...
s'alzavano verso la luna,
per finire poi spenti nel cielo.
Che belle illusioni a quel tempo
il profumo di ulivo bruciato
questo d'ora è di foglie secche,
di legni che non riconosco.
Messi al fuoco per fare concime.
Come sempre a ricordarmi,
che anche io son foglia secca,
finirò anche io la a bruciare,
e se fossi nella mia terra
quasi niente avrei d'obbiettare

domenica 28 novembre 2010

L' ERETICO

Siamo andati avanti senza un dio
e non abbiamo mai
peccato per davvero
abbiam mangiato terra e tanto sale
abbiamo dissodato terre con le mani
e fatti diventare i sassi terra,
e dalle pietre abbiamo fatto il vino.

Ma lui dov'era quando dalla carne
invece del sudore usciva sangue,
e dalle bocche rabbia, e imprecazioni.

Per vendicarsi  ha fatto ardere
il sole per tre mesi, mandando a monte
il frutto del lavoro,
tutto il raccolto arso in quell'inferno,
che mi ha bruciato armenti 
la famiglia, mi è morto un figlio
senza una tomba gettato
in mezzo ai vermi
invece di sentire ...

Stava  muto, neppure l'ombra
di un segno d'amicizia.

C'è stato un tempo,
che dal  cielo infame
è scesa acqua  fredda
a non finire, portando
morte, fame e distruzione,
qualc'uno disse, ch'è per punizione
mandava guerre e nere pestilenze
causa i peccati dell'umanità.

Ma che c'entriamo noi che lavoriamo
si va bè qualche ubriacatura,
in caso eccezzionale
quando ci sentiamo un po maiali,
dopo il lavoro una masturbazione,
ma non mi pare che sia  necessario
fare del giaciglio il mio sudario.

Già su questa terra infame e maledetta
c'è tanto male, odio e prepotenze
non c'è bisogno di altre interferenze
per rendeci la vita ancor  più grama
e di ingiustizie, ne ha gia fatte tante
una fra tante la torre di Babele
dividere la gente dalle lingue.

Come non bastassero le guerre
la povertà la sete di potere,
la violenza e le prepotenze
fatta sulla pelle delle genti.

E' troppo comodo vivere da dio
se hai coraggio scendi sulla terra
ma io so già che sto parlando
al vento, io perdo tempo qui
non c'è nessuno, soltanto l'ombra
quella mia  sul muro che mentre parlo
mi da soddisfazione, si muove solo
se mi muovo io.

martedì 23 novembre 2010

FIGLI DI ODISSEO

Noi siamo figli di
un tempo che non passa.

Eterni eredi di un
Odisseo che viaggia,
senza una meta e
senza alcun destino.

Muoiono barche
che lente sopra il mare
cantano storie
di vite nate morte.

Lasciare il posto
dove è nato il sole
e gli occhi han visto,
sorridere la luna.

I nostri viaggi,
ormai senza ritorno
son solo barche
abbandonate in mare,
senza ragione
per ritornare a riva.

Si lascia  il posto,
dove si vuol morire.

Invidio Ulisse,
che nonostante tutto
è ritornato all'amata terra,
Penelope viva l'ha visto ritornare.

Soltanto io
che non non ho avuto barche,
quella in cui  vivo,
è ferma già da un pezzo
 in mezzo a un mare e non ha  più
 tempo neppure d'aspettare.

Alla mia terra
non posso più tornare.

Il sangue si fà amaro
come la terra, 
che mi porto dentro
se pure è calda
sento tanto freddo.

domenica 14 novembre 2010

SPERANZE

C'è calma piatta,
su questo mare, infame
ci sono barche
abbandonate al largo
che scrutano dormendo l'orizzonte,
non c'è nessuno
che muovono i timoni
i remi son rientrati nelle barche
e poche volte
vengono cullate
persino il vento se le dimenticate
Si son lasciate addandonare
un giorno,
ora son la ad aspettare un vento,
che porti un sogno
magari una ragione,
e nel frattempo
la luna su nel cielo
manda messaggi
e illumina coi raggi gli spazi
vuoti fra una barca e l'altra
e con le onde pronte alla rivolta
gioca a far le prove della vita,
gocce d'amore per un nuovo mondo
che stà aspettando che
la delusione, diventi forza
nuova propulsione e
mandi a riva le barche abbandonate
per quei bambini seduti sulla riva
che hanno in cuore
nuove speranze nate
per questo mondo tutto da inventare

martedì 9 novembre 2010

Buio

Ci sono stanze
dove non c'è luce
e si barcolla sin
dal primo passo
é inutile che
tendo le mie mani
se c'è silenzio
e qui  non c'è nessuno
cerco me stesso e
...  si fa più buio

giovedì 4 novembre 2010

RIFLESSIONI

Datemi un nome,
che non so chi sono
Ora che le ossa mi trascino
C'è solo rabbia lungo
 il mio cammino
guardo a ritroso la strada
che ho già fatto
e mi dipingo come autoritratto
mi ritrovo vecchio da bambino
senza un futuro, e manco più un passato
come un messaggio
letto e poi lasciato
un vecchio fiume
arso dalla sete