Vieni a vedere questa terra mia ...
Arsa, abbandonata amara
dove ogni tramonto è poesia,
ogni alba è speranza.
Dove in alto affamati avvoltoi,
sono pronti a ghermire gli agnelli ...
indifesi, innocenti, cuccioli ignari
dei tempi nefandi per chi vuole amore
Dove bianche colombe
macchiate di sangue,
fra un silenzio assordante di pace
che tace ... ed un'altro ... non dormono serene.
E scoppia la rabbia!
Il fiero leone irrequieto, vive ansie
e scruta la savana del mondo ...
MAI SAZIO DI LIBERTA'!
MAI DOMO!
Il fischio greve del vento spinto
dai grandi monsoni, soffia al ritmo
di danze Bantù dove i corpi son aria
e assumono sembianze diverse,
si adeguano a forme, e contorni voluti
disegnati dai tempi,
e solo l'amore, dei frutti,
il baobab per il rispetto del sole,
delle danze di guerra e di sesso
assapora senza rivolte
acqua marcia dei pozzi malati
della fame omaggiata dai ricchi
ed offerta da un dio regalato
senza un nome, importato
da ingordi stranieri
con regali di guerra già pronte
solo odio donato con falsi sorrisi
per la terra dei senza colore.
Scorre sangue fra i figli dei venti
che soffiano contro corrente,
s'insinuano diventando dipinti rupestri
fra le grotte più antiche e mai morte
e sono stampate negli occhi di jamal ...
di Carim, e di Hajiba, i disegni di
caccia , di guerra, e di feste nuziali
se pure muoion di stenti.
sulla faccia di ognuno, ora infanti
un pugno di mosche,
sulle bocche senza sorriso ... una smorfia
mentre tuonano altrove i cannoni
e i macete fanno le stragi
in difesa dell'oro,
guarda caso del nostro colore.
Mentre qui nella patria d'amore
d' Agfashèn ogni cosa che sta
sulla terra porta il nome di dio
senza tempo ...il mio avo
il lago, la savana, il deserto,
e le antilopi sgozzate in offerta
agli dei d'altre patrie e galere.
Il mio Dio ... sono figlio del vento,
porta il nome di un fiume,
di un fiore, ogni albero è linfa
è sperma per la terra bagnata d'infamia,
ogni foglia, ogni ramo è la vita,
di un totem che muore per darti, futuro
e rinasce dalle ceneri umane da sempre.
Il tramonto ha i colori di donna ...
sinuosa, dona i seni alla notte primigia.
E poi l'alba, che inebria la sveglia
degli gnù, delle vecchie gazzelle
stanno al pascolo attente e convinte
che un leone affamato nell'ombra
non fa cosi' male quanto un buana padrone
che dispensa invece del riso, i fucili
per i figli del male, uccidendo gli dei
della terra.
E ritorni la veloce gazzella a riprendersi
quello che è suo.
ORGOGLIOSA AFRICA NERA!
sabato 26 febbraio 2011
martedì 22 febbraio 2011
I LADRI DEI SOGNI
Che brutto esperimento
ci hanno imposto
in una notte
in cui ci hanno distratto.
Ci hanno messo altri sogni in testa
hanno spiegato che i sogni veri
son quelli senza cuore,
che il vero amore era un'altra cosa
e che l'indifferenza
poteva regalarci l'emozione,
di cancellare i campi di stermino
dalla memoria dell'umanità.
Di non sentire la voce dei fratelli
in cerca di giustizia e libertà.
D'essere cechi ai colpi di cannone
e di fucile, sparati addosso
a tutti gli indifesi che si ribellano
senza alcun timore.
Perché da perdere
v'è rimasto poco.
Soltanto un sogno
che viene dal futuro, che avverte tutti
e dice urlando all' umanità,
non dare tregua ai ladri di futuro
che son vestiti di falsa umanità
di falsi sogni di falsa libertà
ci hanno imposto
in una notte
in cui ci hanno distratto.
Ci hanno messo altri sogni in testa
hanno spiegato che i sogni veri
son quelli senza cuore,
che il vero amore era un'altra cosa
e che l'indifferenza
poteva regalarci l'emozione,
di cancellare i campi di stermino
dalla memoria dell'umanità.
Di non sentire la voce dei fratelli
in cerca di giustizia e libertà.
D'essere cechi ai colpi di cannone
e di fucile, sparati addosso
a tutti gli indifesi che si ribellano
senza alcun timore.
Perché da perdere
v'è rimasto poco.
Soltanto un sogno
che viene dal futuro, che avverte tutti
e dice urlando all' umanità,
non dare tregua ai ladri di futuro
che son vestiti di falsa umanità
di falsi sogni di falsa libertà
lunedì 21 febbraio 2011
NEBBIE E CAMINI.
Fanno moine i fumi tra le nebbie
s'insinuano in silenzio,
facendo la gincana,
quasi una danza
sinuosi come i voli di farfalla.
Innamorati delle luci fioche
che vivono di notte e fan la guardia
controllano il passaggio dei pensieri.
Che sono sogni, coperti di rugiada
e un po di brina
pronti a svanire
appena si fa giorno e poi mattina.
C'è odore di fuliggine, e carbone
di arsenico, e di mare
che viene come sempre da lontano.
Cammina un uomo vestito
in questa notte come può
con una giacca, una sciarpa al collo
ed un cappello sulle ventitré
che come sempre si perde nella nebbia
e si domanda la strada sua dov'é
s'insinuano in silenzio,
facendo la gincana,
quasi una danza
sinuosi come i voli di farfalla.
Innamorati delle luci fioche
che vivono di notte e fan la guardia
controllano il passaggio dei pensieri.
Che sono sogni, coperti di rugiada
e un po di brina
pronti a svanire
appena si fa giorno e poi mattina.
C'è odore di fuliggine, e carbone
di arsenico, e di mare
che viene come sempre da lontano.
Cammina un uomo vestito
in questa notte come può
con una giacca, una sciarpa al collo
ed un cappello sulle ventitré
che come sempre si perde nella nebbia
e si domanda la strada sua dov'é
domenica 20 febbraio 2011
LA BORCHIA
Ho braccia corte
per abbracciare il mondo
se pure sento voci assai assai vicine
ben più vicine di chi mi resta accanto.
Che a volte uccide con il suo silenzio
o una parola detta fuori luogo.
Ferite inferte senza una ragione
e se ce l'hanno é molto ben celata.
Così mi sento chiuso in una borchia
libero solo di non uscirne più.
E poi d'un tratto vorrei tornare indietro
sopra una riva di un mare immaginato
stare lontano per non sentire più.
Stare da solo chiuso in un bacello
ed aspettare quando arriva il sole.
Solo una mano ... m'accontenterei
magari calda, calda di passione
e poi una voce che non sento più.
Io vedo rive, confini ed orizzonti
con soli e mari che dormono silenti
e aspettan barche ...
che non san tornare.
per abbracciare il mondo
se pure sento voci assai assai vicine
ben più vicine di chi mi resta accanto.
Che a volte uccide con il suo silenzio
o una parola detta fuori luogo.
Ferite inferte senza una ragione
e se ce l'hanno é molto ben celata.
Così mi sento chiuso in una borchia
libero solo di non uscirne più.
E poi d'un tratto vorrei tornare indietro
sopra una riva di un mare immaginato
stare lontano per non sentire più.
Stare da solo chiuso in un bacello
ed aspettare quando arriva il sole.
Solo una mano ... m'accontenterei
magari calda, calda di passione
e poi una voce che non sento più.
Io vedo rive, confini ed orizzonti
con soli e mari che dormono silenti
e aspettan barche ...
che non san tornare.
sabato 19 febbraio 2011
IL PADRE PADRONE ( SECONDA PARTE )
F - Se pure troppe volte è delusione
quando la terra è arsa, e non la bagni
e il pane è duro, duro come sassi
o se le reti portano su il nulla
dopo aver passato notti intere
ad essere portati via dall'onde.
oppure pulire stalle, curare armenti
l'umilizione non è mai stata la fatica
ma il premio che ti danno per la stessa
non basta per campare e per morire
ti fanno sempre servi, ti fan "cosa"
per essere sfruttati per eterno
P- Ch'è ti vuoi mettere a battere i potenti?
t'ho fatto nascere in una terra santa
e indietro mi ritorni comunista!
ma chi t'ha messo questo germe in testa,
l'ho detto lo sapevo che a furia
di frequentare pescatori, contadini
e prostitute, saresti ritornato in paradiso
un peccatore, un ateo,un truffaldino
è stata lei lo so la Maddalena il pelo
è pelo ma sei esagerato ravvediti
e ti ridò il tuo posto.
Non posso avere al fianco mio
se pure figlio, un rinnegato
che in paradiso mi solleva i santi
va bene ... si difendere i pezzenti
ma io ho inventato la santa provvidenza
c'è l'elemosina che allevia ogni pena
ma cosa vuoi che io rinunci a tutti
i privilegi che m'hanno dato loro
quelli della chiesa e poi le offerte
di tutti i ricchi di tutti quei potenti
che han fatto chiese, case e poi conventi.
E come posso rinunciare a questo
io sono un Dio, non dimenticarlo!
non posso fare la vita dei pezzenti
è vero si i ricchi, i potenti sono peccatori
ma sono anche grandi donatori
ma che figura faccio, se condanno
quelli che un dì m'hanno eretto a Dio.
F- Forse è il tempo, la tua età che passa
avanzano le primavere infauste
e la memoria inganna anche
tuo cuore è diventato un sasso
e se tu pure vedi il mio futuro
dovresti metterti l'abito di un Dio
che si commuove davanti alla miseria
e che s'adira contro le ingiustizie,
contro le guerre, le soprafazzioni,
contro gli stupri fatti sui bambini,
sopra le donne da sempre abbandonate
proprio da te per una mela infame
l'hai messa al bando come una puttana
facendo schiava la sua dignità ,
le hai dato doglie poi l'hai fatta moglie,
regina della casa, per farla serva,
solo regina della sofferenza,
del suo dolore e della solitudine,
hai fatto serva schiava, donna di piacere
sino mia madre che ti ha dato un figlio.
e voglio ricordarti nella storia
i morti fatti sempre in nome tuo
con sullo scudo la foto della morte,
e quella mia non certo quella tua.
E i campi di morte e quelli di sterminio
dove la gente moriva nel tuo nome
....e ti chiamava ti invocava e tu vigliacco
che ti nascondevi, facevi finta
di non sentire niente ... e tu vorresti
che adesso mi sedessi a questo desco
di santi indifferenti? no mi spiace non è posto mio
io mi ribello ... me ne vado via!
P- Son io che ti mando via questa
è ribellione qui non c'è posto
per la democrazia,
che razza di potente sarei io
e non mi comportassi
come un Dio, quale io sono
e tale sarò sempre
ti avevo accolto in questa casa mia,
ti avevo offerto
un posto al fianco mio
per insegnarti e farti fare il DIO
Come si conviene, cos'è sta storia
di dare protezione
agli ignoranti, i poveri, gli impotenti,
adesso sai quanti ce ne sono?
6 miliardi ma tu ci pensi far del bene
a tutti ma sono tanti troppe persone
da dare da mangiare...
si è vero proteggerò
anche i ricchi ma sono meno
poi e poi danno davvero
meno grattacapi ... e poi detto fra noi ..
che fò lo dico? mi pagano per fare sto mestiere ...
ecco l'ho detto mi son tolto un peso.
E poi tua madre che ti devo dire
persino un Dio può compiere gli errori,
e poi la gente nei campi di sterminio
non ti permetto di andare nel futuro
lui mi appartiene, non hai diritto!
la gente si lamenta solo quando muore
o se non mangia niente
e poi lo sai lo sai cosa ti dico?
che quei nazisti mi avrebbero bruciato
oppure messo in croce come i romani hanno fatto a te
che vuoi che dica mi sono spaventato,
mi son nascosto dentro il vaticano
F- Mio caro padre me ne torno indietro,
questo paradiso non mi attaglia
io me ne torno fra la mia marmaglia
in mezzo a i poveracci, ai contadini,
agli operai, agli studenti
a quelle donne che soffrono in silenzio.
Racconterò non te ne curare,
con quanto " Amore"gestisci l'universo,
quale giustizia intendi amministrare
e di sicuro prima o poi anche l'uomo
comprenderà che dare la fiducia a prepotenti,
è sempre errore e porterà al terrore.
E l'unica speranza sta nel suo sudore
P- Ma cosa ho fatto per meritare questo
un figlio comunista in casa mia!
ADESSO BASTA! tornatene a terra
trovati un tomba, e che la carne che io stesso
ho dato, ritorni terra come a tutti quanti
qui al mio fianco ci metto Santa Rita
tanto sta zitta e non si ribella.
Non ho più figli, io ti diseredo mi tolgo
anche la patria potestà e togliti quel persing
dalle mani che sembran stigmate viste da lontano
F- Padre ... Padrone, Padrone ... me ne vado via
quando la terra è arsa, e non la bagni
e il pane è duro, duro come sassi
o se le reti portano su il nulla
dopo aver passato notti intere
ad essere portati via dall'onde.
oppure pulire stalle, curare armenti
l'umilizione non è mai stata la fatica
ma il premio che ti danno per la stessa
non basta per campare e per morire
ti fanno sempre servi, ti fan "cosa"
per essere sfruttati per eterno
P- Ch'è ti vuoi mettere a battere i potenti?
t'ho fatto nascere in una terra santa
e indietro mi ritorni comunista!
ma chi t'ha messo questo germe in testa,
l'ho detto lo sapevo che a furia
di frequentare pescatori, contadini
e prostitute, saresti ritornato in paradiso
un peccatore, un ateo,un truffaldino
è stata lei lo so la Maddalena il pelo
è pelo ma sei esagerato ravvediti
e ti ridò il tuo posto.
Non posso avere al fianco mio
se pure figlio, un rinnegato
che in paradiso mi solleva i santi
va bene ... si difendere i pezzenti
ma io ho inventato la santa provvidenza
c'è l'elemosina che allevia ogni pena
ma cosa vuoi che io rinunci a tutti
i privilegi che m'hanno dato loro
quelli della chiesa e poi le offerte
di tutti i ricchi di tutti quei potenti
che han fatto chiese, case e poi conventi.
E come posso rinunciare a questo
io sono un Dio, non dimenticarlo!
non posso fare la vita dei pezzenti
è vero si i ricchi, i potenti sono peccatori
ma sono anche grandi donatori
ma che figura faccio, se condanno
quelli che un dì m'hanno eretto a Dio.
F- Forse è il tempo, la tua età che passa
avanzano le primavere infauste
e la memoria inganna anche
tuo cuore è diventato un sasso
e se tu pure vedi il mio futuro
dovresti metterti l'abito di un Dio
che si commuove davanti alla miseria
e che s'adira contro le ingiustizie,
contro le guerre, le soprafazzioni,
contro gli stupri fatti sui bambini,
sopra le donne da sempre abbandonate
proprio da te per una mela infame
l'hai messa al bando come una puttana
facendo schiava la sua dignità ,
le hai dato doglie poi l'hai fatta moglie,
regina della casa, per farla serva,
solo regina della sofferenza,
del suo dolore e della solitudine,
hai fatto serva schiava, donna di piacere
sino mia madre che ti ha dato un figlio.
e voglio ricordarti nella storia
i morti fatti sempre in nome tuo
con sullo scudo la foto della morte,
e quella mia non certo quella tua.
E i campi di morte e quelli di sterminio
dove la gente moriva nel tuo nome
....e ti chiamava ti invocava e tu vigliacco
che ti nascondevi, facevi finta
di non sentire niente ... e tu vorresti
che adesso mi sedessi a questo desco
di santi indifferenti? no mi spiace non è posto mio
io mi ribello ... me ne vado via!
P- Son io che ti mando via questa
è ribellione qui non c'è posto
per la democrazia,
che razza di potente sarei io
e non mi comportassi
come un Dio, quale io sono
e tale sarò sempre
ti avevo accolto in questa casa mia,
ti avevo offerto
un posto al fianco mio
per insegnarti e farti fare il DIO
Come si conviene, cos'è sta storia
di dare protezione
agli ignoranti, i poveri, gli impotenti,
adesso sai quanti ce ne sono?
6 miliardi ma tu ci pensi far del bene
a tutti ma sono tanti troppe persone
da dare da mangiare...
si è vero proteggerò
anche i ricchi ma sono meno
poi e poi danno davvero
meno grattacapi ... e poi detto fra noi ..
che fò lo dico? mi pagano per fare sto mestiere ...
ecco l'ho detto mi son tolto un peso.
E poi tua madre che ti devo dire
persino un Dio può compiere gli errori,
e poi la gente nei campi di sterminio
non ti permetto di andare nel futuro
lui mi appartiene, non hai diritto!
la gente si lamenta solo quando muore
o se non mangia niente
e poi lo sai lo sai cosa ti dico?
che quei nazisti mi avrebbero bruciato
oppure messo in croce come i romani hanno fatto a te
che vuoi che dica mi sono spaventato,
mi son nascosto dentro il vaticano
F- Mio caro padre me ne torno indietro,
questo paradiso non mi attaglia
io me ne torno fra la mia marmaglia
in mezzo a i poveracci, ai contadini,
agli operai, agli studenti
a quelle donne che soffrono in silenzio.
Racconterò non te ne curare,
con quanto " Amore"gestisci l'universo,
quale giustizia intendi amministrare
e di sicuro prima o poi anche l'uomo
comprenderà che dare la fiducia a prepotenti,
è sempre errore e porterà al terrore.
E l'unica speranza sta nel suo sudore
P- Ma cosa ho fatto per meritare questo
un figlio comunista in casa mia!
ADESSO BASTA! tornatene a terra
trovati un tomba, e che la carne che io stesso
ho dato, ritorni terra come a tutti quanti
qui al mio fianco ci metto Santa Rita
tanto sta zitta e non si ribella.
Non ho più figli, io ti diseredo mi tolgo
anche la patria potestà e togliti quel persing
dalle mani che sembran stigmate viste da lontano
F- Padre ... Padrone, Padrone ... me ne vado via
IL PADRE PADRONE ( Parte prima)
Tutti eccitati, quel giorno in paradiso
il padre eterno non stava nella pelle
dopo tanto tempo e tanta attesa
poteva riabbracciare il proprio erede.
Aveva messo sopra i comodini,
sopra il como', e tappezzato
con grandi manifesti
tutte le pareti in paradiso
la foto di suo figlio il grande Rabbi,
e ripeteva con molta convinzione
che adesso arriva il figlio del padrone
e finalmente mi darà una mano
a governare questa mia magione.
Fece agghindare la tavola imbandita
con vino acqua ed ogni bene suo
si preparò una grande torta che fu donata
da un pasticcere di fama siciliana
poi mise i santi, le sante i cherubini
seduti tutti in ordine d'età, e poi gli arcangeli
i putti musicanti per festeggiar l'avvento
"del ragazzo", e poco dopo s'udiva
un gran silenzio...
Passi felpati striscianti, quasi stanchi
che gran fatica venire sino qui.
Il padre vide , venire avanti un uomo
le cui sembianze erano diverse ...
e un po' inquietante, per la verità
Tutto emaciato, col volto tumefatto
con piaghe e segni persino sopra il petto
gambe spezzate e faccia sanguinante
con piedi e mani bucate, col corpo
a pezzi a causa di frustate.
E dopo nudo ... nudo come un verme
e qualche Santo di questo ne rideva
P. - Ma tu chi sei, chi è che t'ha invitato
da quando in qua, entrano i pezzenti
e così nudo! ... un po' di dignità!
Ma oggi è festa, sto aspettando un figlio
ti dò il permesso, di presentarti e dire
che cosa vuoi che si venuto a fare
ti metterò coi servi ...puoi mangiare!
F - Io sono Geova sono figlio tuo, lo sono
di Giuseppe, e di Maria, e sono morto
per volere tuo, sopra una croce,
da una settimana, e questo tempo
è stato necessario, fra burocrazia
il funerale, il tempo di tornare a salutare ...
ho perso tempo col solito Tommaso
e Maddalena che mi voleva vivo.
E come vedi ora sono qui, come tu
volevi son venuto, e adesso
non mi riconosci più
Come t'aspettavi di vedermi,
dopo quel martirio, quell'infamia,
le botte prese, i calci sulla faccia
frustate date sulla carne e molti lembi
finiti in bocca ai cani, e chiodi, e spine in testa
gettato nella polvere ho strisciato
proprio come un verme. e tutto questo
non mi sollazza il cuore.
Ed io ci vengo, ascolto il tuo comando
e tu mi tratti come fossi un cane,
mi dai vivande certo, magari pure bevo
e mi ristoro, ma come un servo,
che ti ha fatto grande
non come un figlio
ma come un sottomesso.
P - Sono tuo padre mi devi del rispetto
non hai diritto di richiamarmi e dire
che t'ho trattato come figlio indegno
tratto i miei figli allo stesso modo
e adesso chinati davanti al padre tuo
sei in paradiso e il capo sono io
non devi dare mai cattivo esempio
poiché procuri insana ribellione.
Di questi tempi sarebbe grande errore.
E presentarti davanti ai santi, ai putti
del tutto ignudo, ma non avevi
un manto per coprirti ... magari un telo,
che fosse degno della tua venuta?
e quella croce sempre sulle spalle,
adesso basta mettila da parte
che fai tu vieni a pranzo
con la croce in spalla?
mi sembri un contadino
di Calabria oppure un'operaio della Breda.
Dai vieni avanti che ti presento a tutti
Ecce homo questo e figlio mio!
F -Io son venuto, soltanto per volere
di mio padre perché un giorno
mi promise un posto alla sua destra
a dispensar giustizia ed amnistie, e po'
d'amore per l'umantà quella che soffre
e muore fra gli stenti, e poi combattere
i soliti potenti che di mestiere fanno
i governanti, i re, i prepotenti e gli assassini
prendendo per le ghette tutti quanti.
P - Che ti sei messo in testa o giovanotto!
alla mia destra si .. ma chi comanda
son sempre io ... il capo del reame
non c'è nessuno rapporto paritario
avrai il posto si ... ma ci vuol tempo
sopra il seggio già ... ma a babbo morto.
F- Sei suscettibile iroso ed anche ingiusto
e a far del male provi anche del gusto
non so venuto a prenderti il potere
ma solo per spiegarti un po' di cose
che occorre sistemare e molto in fretta
prima che la gente perda il senno
e si rivolga tosto ad altri dei che
hanno orecchie e molto meno lingua.
Devo avvertirti che han trovato ingiusto
uccidere tuo figlio, messo in croce farlo
incolpare di colpe inesistenti,
e poi al momento di salvarlo in fretta,
tu stavi in altri fatti affacendato
ed io siccome uomo e dedito a tuo detto
non ho voluto usare i miei poteri.
P- Che io ti diedi ... non scordarlo mai !
Se tu d'appresso hai deciso altro
che vuoi che dica sono affari tuoi
di figli ne ho talmente tanti
che per contarli ci vuole troppo tempo.
Ebbene si hai sofferto molto,
morire in croce per un semi DIO
sicuramente non s'attaglia molto,
meglio morire solo di vecchiaia.
E poi d'altronde quanti sono stati
i poveracci finiti sulla croce
o morti per violenza, assassinati solo per potere,
o peggio ancora morti per l'antica
avrebbero per questo men ragioni
di lamentarsi di quanto stai facendo?
E se il dovessi intervenire sempre,
chi guarda poi le cose mie ... l'impero?
E poi le anime te le sei scordate?
pensi sia facile fare il padre eterno,
non sto giocando!
e tutto questo io lo sto facendo
per costruire solo il tuo avvenire,
vorresti mica andare a lavorare?
il padre eterno non stava nella pelle
dopo tanto tempo e tanta attesa
poteva riabbracciare il proprio erede.
Aveva messo sopra i comodini,
sopra il como', e tappezzato
con grandi manifesti
tutte le pareti in paradiso
la foto di suo figlio il grande Rabbi,
e ripeteva con molta convinzione
che adesso arriva il figlio del padrone
e finalmente mi darà una mano
a governare questa mia magione.
Fece agghindare la tavola imbandita
con vino acqua ed ogni bene suo
si preparò una grande torta che fu donata
da un pasticcere di fama siciliana
poi mise i santi, le sante i cherubini
seduti tutti in ordine d'età, e poi gli arcangeli
i putti musicanti per festeggiar l'avvento
"del ragazzo", e poco dopo s'udiva
un gran silenzio...
Passi felpati striscianti, quasi stanchi
che gran fatica venire sino qui.
Il padre vide , venire avanti un uomo
le cui sembianze erano diverse ...
e un po' inquietante, per la verità
Tutto emaciato, col volto tumefatto
con piaghe e segni persino sopra il petto
gambe spezzate e faccia sanguinante
con piedi e mani bucate, col corpo
a pezzi a causa di frustate.
E dopo nudo ... nudo come un verme
e qualche Santo di questo ne rideva
P. - Ma tu chi sei, chi è che t'ha invitato
da quando in qua, entrano i pezzenti
e così nudo! ... un po' di dignità!
Ma oggi è festa, sto aspettando un figlio
ti dò il permesso, di presentarti e dire
che cosa vuoi che si venuto a fare
ti metterò coi servi ...puoi mangiare!
F - Io sono Geova sono figlio tuo, lo sono
di Giuseppe, e di Maria, e sono morto
per volere tuo, sopra una croce,
da una settimana, e questo tempo
è stato necessario, fra burocrazia
il funerale, il tempo di tornare a salutare ...
ho perso tempo col solito Tommaso
e Maddalena che mi voleva vivo.
E come vedi ora sono qui, come tu
volevi son venuto, e adesso
non mi riconosci più
Come t'aspettavi di vedermi,
dopo quel martirio, quell'infamia,
le botte prese, i calci sulla faccia
frustate date sulla carne e molti lembi
finiti in bocca ai cani, e chiodi, e spine in testa
gettato nella polvere ho strisciato
proprio come un verme. e tutto questo
non mi sollazza il cuore.
Ed io ci vengo, ascolto il tuo comando
e tu mi tratti come fossi un cane,
mi dai vivande certo, magari pure bevo
e mi ristoro, ma come un servo,
che ti ha fatto grande
non come un figlio
ma come un sottomesso.
P - Sono tuo padre mi devi del rispetto
non hai diritto di richiamarmi e dire
che t'ho trattato come figlio indegno
tratto i miei figli allo stesso modo
e adesso chinati davanti al padre tuo
sei in paradiso e il capo sono io
non devi dare mai cattivo esempio
poiché procuri insana ribellione.
Di questi tempi sarebbe grande errore.
E presentarti davanti ai santi, ai putti
del tutto ignudo, ma non avevi
un manto per coprirti ... magari un telo,
che fosse degno della tua venuta?
e quella croce sempre sulle spalle,
adesso basta mettila da parte
che fai tu vieni a pranzo
con la croce in spalla?
mi sembri un contadino
di Calabria oppure un'operaio della Breda.
Dai vieni avanti che ti presento a tutti
Ecce homo questo e figlio mio!
F -Io son venuto, soltanto per volere
di mio padre perché un giorno
mi promise un posto alla sua destra
a dispensar giustizia ed amnistie, e po'
d'amore per l'umantà quella che soffre
e muore fra gli stenti, e poi combattere
i soliti potenti che di mestiere fanno
i governanti, i re, i prepotenti e gli assassini
prendendo per le ghette tutti quanti.
P - Che ti sei messo in testa o giovanotto!
alla mia destra si .. ma chi comanda
son sempre io ... il capo del reame
non c'è nessuno rapporto paritario
avrai il posto si ... ma ci vuol tempo
sopra il seggio già ... ma a babbo morto.
F- Sei suscettibile iroso ed anche ingiusto
e a far del male provi anche del gusto
non so venuto a prenderti il potere
ma solo per spiegarti un po' di cose
che occorre sistemare e molto in fretta
prima che la gente perda il senno
e si rivolga tosto ad altri dei che
hanno orecchie e molto meno lingua.
Devo avvertirti che han trovato ingiusto
uccidere tuo figlio, messo in croce farlo
incolpare di colpe inesistenti,
e poi al momento di salvarlo in fretta,
tu stavi in altri fatti affacendato
ed io siccome uomo e dedito a tuo detto
non ho voluto usare i miei poteri.
P- Che io ti diedi ... non scordarlo mai !
Se tu d'appresso hai deciso altro
che vuoi che dica sono affari tuoi
di figli ne ho talmente tanti
che per contarli ci vuole troppo tempo.
Ebbene si hai sofferto molto,
morire in croce per un semi DIO
sicuramente non s'attaglia molto,
meglio morire solo di vecchiaia.
E poi d'altronde quanti sono stati
i poveracci finiti sulla croce
o morti per violenza, assassinati solo per potere,
o peggio ancora morti per l'antica
avrebbero per questo men ragioni
di lamentarsi di quanto stai facendo?
E se il dovessi intervenire sempre,
chi guarda poi le cose mie ... l'impero?
E poi le anime te le sei scordate?
pensi sia facile fare il padre eterno,
non sto giocando!
e tutto questo io lo sto facendo
per costruire solo il tuo avvenire,
vorresti mica andare a lavorare?
mercoledì 16 febbraio 2011
NERE VELE
Si fà fatica a rivedere il sole
se si veleggia nel pieno della notte
senza una meta e con le vele nere
dipinte dalle troppe primavere
tradite dagli scogli della vita.
Gettati a posta in mezzo a questo mare
da un padre eterno da dimenticare.
se si veleggia nel pieno della notte
senza una meta e con le vele nere
dipinte dalle troppe primavere
tradite dagli scogli della vita.
Gettati a posta in mezzo a questo mare
da un padre eterno da dimenticare.
martedì 15 febbraio 2011
IL CIMITERO DI BARCHE
Danno di sponda,
e giocano con l'alghe
quelle barche messe
a riposo perchè si son stancate
troppo lavoro son proprio malandate.
Stanno la in fondo a quella riva a manca
che un dì li accolse al canto delle onde
che gorgoglìo ... sapeva d'allegria!
E quando è sera all'ombra del tramonto
vanno le sirene a riposare,
e prima ancora di mettersi a dormire
raccontano alle stelle figlie della luna
tutti i segreti dell'umanità.
Un cane abbaia, ed un gabbiano
riprende il volo per tornare al nido ...
l'ultimo grido prima di dormire.
Ma il tempo passa e
sulla spiaggia intanto
si son sedute le conchiglie morte
ricci di mare a farle compagnia
l'onda è più corta per non farle male
porta la sabbia e stelle d'ogni forma
e tanto sale che non si scioglie più.
Anche le barche hanno perso il nome
ma non è stata neppure la memoria,
il sole ne ha mangiato la vernice.
Ed eran nomi, di pensieri e donne
c'era Cristina decorata in rosso
c'era la Pinta, il Masnadiero, il Fiocco,
Lucia, la Neve e Santa Maria e c'era anche
la Vergine del mare, solo che adesso
tutti questi nomi
poco per volta se li è rubati il mare.
Come son tristi le barche
senza nome ...
eppure in parte poco se ne vede,
è come un cimitero di persone
abbandonate all'onde di burrasca
tanto passato e sale nel futuro
messe in balia dei venti della vita
e giocano con l'alghe
quelle barche messe
a riposo perchè si son stancate
troppo lavoro son proprio malandate.
Stanno la in fondo a quella riva a manca
che un dì li accolse al canto delle onde
che gorgoglìo ... sapeva d'allegria!
E quando è sera all'ombra del tramonto
vanno le sirene a riposare,
e prima ancora di mettersi a dormire
raccontano alle stelle figlie della luna
tutti i segreti dell'umanità.
Un cane abbaia, ed un gabbiano
riprende il volo per tornare al nido ...
l'ultimo grido prima di dormire.
Ma il tempo passa e
sulla spiaggia intanto
si son sedute le conchiglie morte
ricci di mare a farle compagnia
l'onda è più corta per non farle male
porta la sabbia e stelle d'ogni forma
e tanto sale che non si scioglie più.
Anche le barche hanno perso il nome
ma non è stata neppure la memoria,
il sole ne ha mangiato la vernice.
Ed eran nomi, di pensieri e donne
c'era Cristina decorata in rosso
c'era la Pinta, il Masnadiero, il Fiocco,
Lucia, la Neve e Santa Maria e c'era anche
la Vergine del mare, solo che adesso
tutti questi nomi
poco per volta se li è rubati il mare.
Come son tristi le barche
senza nome ...
eppure in parte poco se ne vede,
è come un cimitero di persone
abbandonate all'onde di burrasca
tanto passato e sale nel futuro
messe in balia dei venti della vita
lunedì 14 febbraio 2011
L'infanzia rubata
Son quasi sempre abbandonati e soli
nei campi di stermino di città
Quanti villaggi fatti di cartone
bambole di pezza, e fuochi fatui
sogni svaniti, e fate andate in fumo
giochi finiti, con la faccia sporca.
Tu ricordi quando con le mani
ancora in cerca d'amore e compresione
t'hanno rubato la gioia d'esser bimbo
facendoti calare i calzoncini, fingendo
a farti donna a cinque anni,
e hanno ucciso l'infanzia che volevi
qui nel deserto infame di città
nei campi di stermino di città
Quanti villaggi fatti di cartone
bambole di pezza, e fuochi fatui
sogni svaniti, e fate andate in fumo
giochi finiti, con la faccia sporca.
Tu ricordi quando con le mani
ancora in cerca d'amore e compresione
t'hanno rubato la gioia d'esser bimbo
facendoti calare i calzoncini, fingendo
a farti donna a cinque anni,
e hanno ucciso l'infanzia che volevi
qui nel deserto infame di città
TU
Dove l'hai messa la tua dignità,
di uomo, di donna ... chissà
forse fanciullo, o di Santo.
Già di Santo
che Santo se t'han
sputato in faccia e preso a schiaffi
come se fossi
l'ultimo servo dei servi
pronto a pulire
lo sterco dei maiali
ma è proprio questo
che insegni ai figli tuoi,
ai tuoi fratelli che han riposto
nelle tue parole,
tutte le speranze,
per un mondo che fosse giusto
pieno di uguaglianza, fratellanza
e cosa insegno io nell'avvenire
a tutti quelli che chiedono riscatto
un prossimo futuro in paradiso?
e fare i servi in tutta questa vita?
Ti sembra giusto quanto tu mi dici
dopo aver vissuto in questo inferno'?
Tu mi proponi ancora un'accoppiata
a me non piace questa tua proposta.
Non aspettarmi quando sarà ora
tanto l'inferno l'ho già vissuto qui.
Non ho paura di passarne un'altro.
di uomo, di donna ... chissà
forse fanciullo, o di Santo.
Già di Santo
che Santo se t'han
sputato in faccia e preso a schiaffi
come se fossi
l'ultimo servo dei servi
pronto a pulire
lo sterco dei maiali
ma è proprio questo
che insegni ai figli tuoi,
ai tuoi fratelli che han riposto
nelle tue parole,
tutte le speranze,
per un mondo che fosse giusto
pieno di uguaglianza, fratellanza
e cosa insegno io nell'avvenire
a tutti quelli che chiedono riscatto
un prossimo futuro in paradiso?
e fare i servi in tutta questa vita?
Ti sembra giusto quanto tu mi dici
dopo aver vissuto in questo inferno'?
Tu mi proponi ancora un'accoppiata
a me non piace questa tua proposta.
Non aspettarmi quando sarà ora
tanto l'inferno l'ho già vissuto qui.
Non ho paura di passarne un'altro.
sabato 12 febbraio 2011
CHITARRE.
Cantano all'agro i figli della terra
note confuse ...
Tocca alla luna schiarirle questa sera,
chitarre tristi, che suonano
in sordina,
amori, storie delle vite illuse
che danzano e vivono come
fantasmi al vento.
Le luci splendono
fin quando c'è speranza,
e l'ultimo respiro
di poiana ferita e poi scampata
risuona come un canto la nel bosco
dove la lotta è lotta per vita.
Villaggi silenziosi, accompagnati
dai cori delle donne dei fanciulli
e quando è sera la radio di paese
è messa in piazza, con la voce sua
fa cantare i pazzi, si svegliano gli avi del passato
e fa ballare tende appese a case
dove la vita s'è dimenticata,
di un'altra storia se ne era innamorata,
ed ha lasciato l'uomo che morisse, legato
al giogo delle propria vita, sempre più falsa
e senza una ragione.
Se di ragione se ne può parlare!
Canti tamburi, chitarre addormentate
tentano il risveglio al chiar di luna
dove l'argento scende sibillino
proprio sul lago dove ristagna l'astro
come se fosse il volto di una donna
sognato da un folle innamorato,
dove il viso appare e ricompare
un'illusione nata al primo amore
ch'è sempre amato ... ma torna quando vuole.
Si posano le nubi all'orizzonte, fra luci ombre,
con boschi e colli fasciati di bellezza,
mentre nell'ansa sta girando il fiume
che rigoglioso al canto delle acque... s'accompagna
con ballo antico di pupi siciliani.
Ma la chitarra dolcemente sogna,
al suono della voce di bambino ...
la guerra antica del mondo contadino.
Non sfugge al falco la vittima segnata
dall'alto lui l'ha vista e la ghermita
nulla è servito l'avvertimento infausto
dato dai segnali della vita, non ha reagito
e ha versato il sangue, macchiando
il letto che l'ha visto vivo.
E cantano adesso al suono di chitarra
quelle sconfitte che fanno i figli servi
danzano i rovi, e danzano le foglie
per raccontare ai poveri passanti,
la storia antica di chi non vuol morire.
Quando un tramonto nasce per morire
e dopo morto non può più ferire
il giorno dura finchè il figlio vuole
Poi s'alza il sole E' ORA DI SOGNARE !
E le chitarre continuano a cantare.
note confuse ...
Tocca alla luna schiarirle questa sera,
chitarre tristi, che suonano
in sordina,
amori, storie delle vite illuse
che danzano e vivono come
fantasmi al vento.
Le luci splendono
fin quando c'è speranza,
e l'ultimo respiro
di poiana ferita e poi scampata
risuona come un canto la nel bosco
dove la lotta è lotta per vita.
Villaggi silenziosi, accompagnati
dai cori delle donne dei fanciulli
e quando è sera la radio di paese
è messa in piazza, con la voce sua
fa cantare i pazzi, si svegliano gli avi del passato
e fa ballare tende appese a case
dove la vita s'è dimenticata,
di un'altra storia se ne era innamorata,
ed ha lasciato l'uomo che morisse, legato
al giogo delle propria vita, sempre più falsa
e senza una ragione.
Se di ragione se ne può parlare!
Canti tamburi, chitarre addormentate
tentano il risveglio al chiar di luna
dove l'argento scende sibillino
proprio sul lago dove ristagna l'astro
come se fosse il volto di una donna
sognato da un folle innamorato,
dove il viso appare e ricompare
un'illusione nata al primo amore
ch'è sempre amato ... ma torna quando vuole.
Si posano le nubi all'orizzonte, fra luci ombre,
con boschi e colli fasciati di bellezza,
mentre nell'ansa sta girando il fiume
che rigoglioso al canto delle acque... s'accompagna
con ballo antico di pupi siciliani.
Ma la chitarra dolcemente sogna,
al suono della voce di bambino ...
la guerra antica del mondo contadino.
Non sfugge al falco la vittima segnata
dall'alto lui l'ha vista e la ghermita
nulla è servito l'avvertimento infausto
dato dai segnali della vita, non ha reagito
e ha versato il sangue, macchiando
il letto che l'ha visto vivo.
E cantano adesso al suono di chitarra
quelle sconfitte che fanno i figli servi
danzano i rovi, e danzano le foglie
per raccontare ai poveri passanti,
la storia antica di chi non vuol morire.
Quando un tramonto nasce per morire
e dopo morto non può più ferire
il giorno dura finchè il figlio vuole
Poi s'alza il sole E' ORA DI SOGNARE !
E le chitarre continuano a cantare.
venerdì 11 febbraio 2011
LA LOTTA
Foreste di braccia
si alzano nel cielo
diventino rabbia
le eterne imprecazioni
contro le ingiustizie
dei potenti,
e i nostri corpi
accatastati e inermi
si facciano scudi,
per in nostri figli
e non temiamo
se pure minacciati
i colpi di cannoni
contro noi,
non ha importanza
siamo solo il seme
lanciato dalle mani
degli inermi
per un raccolto
ricco nel futuro
poiché un popolo
che non sa morire
per conquistare
la propria libertà
non merita neppure di campare
ne tanto meno di possedere un Dio.
si alzano nel cielo
diventino rabbia
le eterne imprecazioni
contro le ingiustizie
dei potenti,
e i nostri corpi
accatastati e inermi
si facciano scudi,
per in nostri figli
e non temiamo
se pure minacciati
i colpi di cannoni
contro noi,
non ha importanza
siamo solo il seme
lanciato dalle mani
degli inermi
per un raccolto
ricco nel futuro
poiché un popolo
che non sa morire
per conquistare
la propria libertà
non merita neppure di campare
ne tanto meno di possedere un Dio.
giovedì 10 febbraio 2011
GECHI E RANE
Rimane il geco taciturno e fermo
ad spettare che s' avvicini il pasto
Quando l'arancio di un tramonto
vive e uccide il giorno che lentamente
muore.
E s'alza il vento orgoglioso, fiero
che fa i capricci accarezzando il lago
che con le onde si fa sedurre e sogna
fra mille luci di una città lontana, vestita
di poesia, e fantasie, dove i fantasmi
giocano coi vivi.
Dove di notte passeggia Biancaneve.
Voci randagie, e canti d'altri tempi,
vengono insegnate dalle fate
che questa volta si son vestite in rosso,
per dar colore al grigio dei quartieri,
e a quelle case abbandonate, e tristi.
Dove una volta ci risplendeva il sole,
e invece oggi ci sono solo i rospi
e poi le rane insetti d'ogni sorta
invece delle donne sulle porte.
per salutar chi parte e chi ritorna ...
se torna
Sui marciapiedi unti di catrame
ci sono sempre le donne di una volta
con l'arcolaio a preparare filo
per tutti quelli che non lo sanno
fare.
Per i bambini, i vecchi, i giovanotti
che sono pigri, e pensano a dormire
I benpensanti e gli uomini di mente
che parlan solo e che non fanno niente
invece di sognare e poi lottare
ad spettare che s' avvicini il pasto
Quando l'arancio di un tramonto
vive e uccide il giorno che lentamente
muore.
E s'alza il vento orgoglioso, fiero
che fa i capricci accarezzando il lago
che con le onde si fa sedurre e sogna
fra mille luci di una città lontana, vestita
di poesia, e fantasie, dove i fantasmi
giocano coi vivi.
Dove di notte passeggia Biancaneve.
Voci randagie, e canti d'altri tempi,
vengono insegnate dalle fate
che questa volta si son vestite in rosso,
per dar colore al grigio dei quartieri,
e a quelle case abbandonate, e tristi.
Dove una volta ci risplendeva il sole,
e invece oggi ci sono solo i rospi
e poi le rane insetti d'ogni sorta
invece delle donne sulle porte.
per salutar chi parte e chi ritorna ...
se torna
Sui marciapiedi unti di catrame
ci sono sempre le donne di una volta
con l'arcolaio a preparare filo
per tutti quelli che non lo sanno
fare.
Per i bambini, i vecchi, i giovanotti
che sono pigri, e pensano a dormire
I benpensanti e gli uomini di mente
che parlan solo e che non fanno niente
invece di sognare e poi lottare
martedì 8 febbraio 2011
IL VECCHIO CHE AVANZA
Passò la notte, in quella buia stanza
il figlio del Dio padre,
ad aspettare,
che Angelo dal cielo lì venisse
a prelevare un 'anima supina
che non aveva voglia di morire
ma sì, come stanco, timorato al punto
cercava l'ora per chiudere la storia.
Stava nascendo il sole, un poco pigro
e c'era una fessura, una smagliatura
che nella stanza faceva da ferita.
Come una spada entrava da quel posto
la luce chiara fresca e mattutina
non era ancora giorno per davvero.
Ed è però i primi uccelli al rovo
cantavano la fame al primo raggio.
Ed in quel mentre come all'improvviso
da quella spia entrava Gabriele
quasi con fare, ardimentoso e vile,
impose al Figlio, di fare il fagottino
e venir via, come del posto fosse
stato il ladro.
Hei! hei! dai fatti lesto, qui non c'è tempo
dobbiamo andare via! prima che il sole
investa tutto il mondo.
Dai su prendi sto sudario e fallo veste
che fai i capricci? datti un po' da fare
che non non ho tempo ,
qui non ci puoi stare.
Se vengono a saperlo siamo fritti,
hanno sbagliato
non eri tu quello d'ammazzare.
C'è stato solo un cambio di persona
adesso vieni che ti spiego dopo
stanno arrivando le donne del paese
se quelle sanno, fra un po' lo sanno tutti
il cece in bocca non lo san tenere.
S'incamminarono l'Arcangelo ed il Santo
lungo la strada che porta in paradiso
e dopo aver dovuto camminare,
per strade campi montagne e le colline
dovettero fermarsi per mangiare
Alla locanda del " Servo del Signore"
si misero seduti ad aspettare e poi
l'arcagelo comincia a raccontare.
Devi sapere e tu non puoi saperlo
che il Giuseppe fece una preghiera
voleva un figlio che non gli veniva
a sessant'anni dove vuole andare ...
Lui ci provava però, e non era cosa
un'impotenza che non si può contare.
Cominciò pregare tutti i giorni,
e poi la notte non stava zitto mai,
il padre esterno stanco dei suoi preghi,
diede mandato ad un cherubino
che risolvesse questa situazione
quel pover uomo non ne poteva più.
Doveva procurare una pulzella
per compiere il mandato del Signore,
vide al laghetto una verginella,
ancora acerba, e ignara d'ogni sesso,
ignara dell'amore e dell'evento
che serve a copulare sul momento.
Il cherubino bello come il sole disse all'ignara
il nome di Giuseppe raccontò che dopo
l'atto fatto sarebbe diventato solo un uomo
con le sembianze di uomo assai maturo.
Per porre calma all'ira del Signore
poiché geloso e molto moralista.
Giuseppe se ne stava dietro un rovo
e di nascosto, vedeva le sue gesta
si ricordava al tempo, dell'amore
di quando anch'egli di imprese ne faceva.
Ma bisognava dar risposte al fatto
che scritture parlavano di un rabbi
che avrebbe dato la vita proprio in croce.
E fu così che il furbo
cherubino compi due volte
l'atto del'amplesso e furono due
i figli della colpa.
Ma il mondo
che è preso sempre in giro, di figli ne
conobbe solo uno.
Uno è scappato se ne andato in Cina
e sei rimasto tu che stamattina
ti trovi morto al posto di quell'altro
per decisione proprio di tuo padre
che tira ai dadi ogni decisione.
E chi c'è, c'è, non glie ne frega niente
se paga il figlio, oppure un conoscente,
e lo decise una sera a casa,
stava bevendo un po' di malvasia,
mentre mangiava della parmigiana.
Sai con l'età dovrebbe bere poco non si controlla
ed ogni tanto sbaglia, non c'è nessuno che può
dirgli niente, perché lui dice che se pure sbaglia
per tutti i buoni c'è sempre il paradiso.
ma anche qui ci prende per coglioni.
Sai c'è un paese proprio sotto
i piedi che è già corrotto dai soldi e dai padroni
e come leader ci ha messo Berlusconi.
Persino Benedetto si è convinto
che mettere in croce un figlio
od un paese non fa rumore
se quando uccidi sai parlar d'amore
il figlio del Dio padre,
ad aspettare,
che Angelo dal cielo lì venisse
a prelevare un 'anima supina
che non aveva voglia di morire
ma sì, come stanco, timorato al punto
cercava l'ora per chiudere la storia.
Stava nascendo il sole, un poco pigro
e c'era una fessura, una smagliatura
che nella stanza faceva da ferita.
Come una spada entrava da quel posto
la luce chiara fresca e mattutina
non era ancora giorno per davvero.
Ed è però i primi uccelli al rovo
cantavano la fame al primo raggio.
Ed in quel mentre come all'improvviso
da quella spia entrava Gabriele
quasi con fare, ardimentoso e vile,
impose al Figlio, di fare il fagottino
e venir via, come del posto fosse
stato il ladro.
Hei! hei! dai fatti lesto, qui non c'è tempo
dobbiamo andare via! prima che il sole
investa tutto il mondo.
Dai su prendi sto sudario e fallo veste
che fai i capricci? datti un po' da fare
che non non ho tempo ,
qui non ci puoi stare.
Se vengono a saperlo siamo fritti,
hanno sbagliato
non eri tu quello d'ammazzare.
C'è stato solo un cambio di persona
adesso vieni che ti spiego dopo
stanno arrivando le donne del paese
se quelle sanno, fra un po' lo sanno tutti
il cece in bocca non lo san tenere.
S'incamminarono l'Arcangelo ed il Santo
lungo la strada che porta in paradiso
e dopo aver dovuto camminare,
per strade campi montagne e le colline
dovettero fermarsi per mangiare
Alla locanda del " Servo del Signore"
si misero seduti ad aspettare e poi
l'arcagelo comincia a raccontare.
Devi sapere e tu non puoi saperlo
che il Giuseppe fece una preghiera
voleva un figlio che non gli veniva
a sessant'anni dove vuole andare ...
Lui ci provava però, e non era cosa
un'impotenza che non si può contare.
Cominciò pregare tutti i giorni,
e poi la notte non stava zitto mai,
il padre esterno stanco dei suoi preghi,
diede mandato ad un cherubino
che risolvesse questa situazione
quel pover uomo non ne poteva più.
Doveva procurare una pulzella
per compiere il mandato del Signore,
vide al laghetto una verginella,
ancora acerba, e ignara d'ogni sesso,
ignara dell'amore e dell'evento
che serve a copulare sul momento.
Il cherubino bello come il sole disse all'ignara
il nome di Giuseppe raccontò che dopo
l'atto fatto sarebbe diventato solo un uomo
con le sembianze di uomo assai maturo.
Per porre calma all'ira del Signore
poiché geloso e molto moralista.
Giuseppe se ne stava dietro un rovo
e di nascosto, vedeva le sue gesta
si ricordava al tempo, dell'amore
di quando anch'egli di imprese ne faceva.
Ma bisognava dar risposte al fatto
che scritture parlavano di un rabbi
che avrebbe dato la vita proprio in croce.
E fu così che il furbo
cherubino compi due volte
l'atto del'amplesso e furono due
i figli della colpa.
Ma il mondo
che è preso sempre in giro, di figli ne
conobbe solo uno.
Uno è scappato se ne andato in Cina
e sei rimasto tu che stamattina
ti trovi morto al posto di quell'altro
per decisione proprio di tuo padre
che tira ai dadi ogni decisione.
E chi c'è, c'è, non glie ne frega niente
se paga il figlio, oppure un conoscente,
e lo decise una sera a casa,
stava bevendo un po' di malvasia,
mentre mangiava della parmigiana.
Sai con l'età dovrebbe bere poco non si controlla
ed ogni tanto sbaglia, non c'è nessuno che può
dirgli niente, perché lui dice che se pure sbaglia
per tutti i buoni c'è sempre il paradiso.
ma anche qui ci prende per coglioni.
Sai c'è un paese proprio sotto
i piedi che è già corrotto dai soldi e dai padroni
e come leader ci ha messo Berlusconi.
Persino Benedetto si è convinto
che mettere in croce un figlio
od un paese non fa rumore
se quando uccidi sai parlar d'amore
lunedì 7 febbraio 2011
LA STANZA DEI BIMBI FANTASMA
Sapessi com'è amaro giocare con le dita
ed intrecciarli sino a farsi male
e poi dormire con la corda al collo
sognando infine ch'è solo una collana
prendere a calci la faccia di un bambino
pensando ch'è la stessa ... di un pallone.
fare sberleffi senza una ragione
bruciare il letto per ridere di Piero
che intanto dorme e non se ne accorto
pisciare nel bicchiere di Santina
e rovesciare il latte la mattina
e se va male sognare di volare
e poi cadere, con gli angeli del cielo
indaffarati, non si sa a che cosa
Scuotere la testa tutto il giorno
Guardare un punto fisso senza tempo
essere distratti dalla noia
e stare zitti non dire una parola
se l'infermiere li ha presi a calci in culo
Guardare fisso la faccia di un pagliaccio
dipinta sulla tela, sopra il muro,
diventa triste quando
intorno è buio, e dopo
piange, lacrima il pagliaccio.
E poi giocare quando si fa notte
con questi occhi
che non stan mai fermi,
coi teli delle tende, che fan festa
se ogni tanto la luna l'accarezza
e finchè il vento li bacia con tristezza.
Aver paura dei passi nella stanza
perché di notte anime inquietanti
giocano coi giochi dei bambini
cubi colorati, con cerchi, stelle
e oggetti d'ogni forma e dimensione
che sono ancora tutte da inserire
dentro la valigia della vita, di quella
vita ch'è rimasta fuori.
Fuori coi gatti, i cani, e gli uccellini
i canarini, e le farfalle e fiori, e dopo prati
gli alberi e l'amore che in questa
stanza non trova il posto suo
dalla valigia se n'è rimasta fuori
ed intrecciarli sino a farsi male
e poi dormire con la corda al collo
sognando infine ch'è solo una collana
prendere a calci la faccia di un bambino
pensando ch'è la stessa ... di un pallone.
fare sberleffi senza una ragione
bruciare il letto per ridere di Piero
che intanto dorme e non se ne accorto
pisciare nel bicchiere di Santina
e rovesciare il latte la mattina
e se va male sognare di volare
e poi cadere, con gli angeli del cielo
indaffarati, non si sa a che cosa
Scuotere la testa tutto il giorno
Guardare un punto fisso senza tempo
essere distratti dalla noia
e stare zitti non dire una parola
se l'infermiere li ha presi a calci in culo
Guardare fisso la faccia di un pagliaccio
dipinta sulla tela, sopra il muro,
diventa triste quando
intorno è buio, e dopo
piange, lacrima il pagliaccio.
E poi giocare quando si fa notte
con questi occhi
che non stan mai fermi,
coi teli delle tende, che fan festa
se ogni tanto la luna l'accarezza
e finchè il vento li bacia con tristezza.
Aver paura dei passi nella stanza
perché di notte anime inquietanti
giocano coi giochi dei bambini
cubi colorati, con cerchi, stelle
e oggetti d'ogni forma e dimensione
che sono ancora tutte da inserire
dentro la valigia della vita, di quella
vita ch'è rimasta fuori.
Fuori coi gatti, i cani, e gli uccellini
i canarini, e le farfalle e fiori, e dopo prati
gli alberi e l'amore che in questa
stanza non trova il posto suo
dalla valigia se n'è rimasta fuori
sabato 5 febbraio 2011
IMMAGINI
Qui c'è una strada,
che sembra scalinata
regno di casbe
avvolte nel mistero
dove il silenzio
è solo un'illusione
ad ogni porta un vaso di begonie
cactus felici di rimanere al sole
i secchi d'acqua versati verso valle
che gorgogliando raccontano
le storie di vecchi carri,
di guerrieri antichi
di grandi amori,
finiti a coltelllate
per qualche sguardo
o rose regalate.
Ed i vasai a disegnar ricami,
i battitori di rame e dello stagno,
e poi funari a tirare corde.
Delle rivolte fatte per il pane.
Poi ... bambini seduti sui gradini,
che con le strombole lanciano i cordini
le immagini dei santi, sulle porte
e le ragazze che fanno le moine
i seni acerbi mostrati con orgoglio
quattordicienni incinte con un figlio
e sopra i muri posati stanno i ferri
quelli per zappare ... i contadini
e dopo il fabbro, il vino, il farmacista
con su la porta scritto " SEI FASCISTA ! "
La strada è vuota, qui non c'è nessuno
si sentono le voci, cori e canti,
fra questi muri se pure abbandonati
cantano echi lasciati da quei venti
che sono soli e non trovan pace
e si lamentano che in questo posto
strano non c'è nessuno che parla
del passato, soltanto un vecchio
a spasso col suo cane,
davanti a un manifesto comunista
parla da solo e impreca con se stesso,
di quella volta che s'era innamorato,
ed il suo amore l'aveva abbandonato,
ma lui fedele serio amareggiato,
pensa al suo amore
che non è tornato.
che sembra scalinata
regno di casbe
avvolte nel mistero
dove il silenzio
è solo un'illusione
ad ogni porta un vaso di begonie
cactus felici di rimanere al sole
i secchi d'acqua versati verso valle
che gorgogliando raccontano
le storie di vecchi carri,
di guerrieri antichi
di grandi amori,
finiti a coltelllate
per qualche sguardo
o rose regalate.
Ed i vasai a disegnar ricami,
i battitori di rame e dello stagno,
e poi funari a tirare corde.
Delle rivolte fatte per il pane.
Poi ... bambini seduti sui gradini,
che con le strombole lanciano i cordini
le immagini dei santi, sulle porte
e le ragazze che fanno le moine
i seni acerbi mostrati con orgoglio
quattordicienni incinte con un figlio
e sopra i muri posati stanno i ferri
quelli per zappare ... i contadini
e dopo il fabbro, il vino, il farmacista
con su la porta scritto " SEI FASCISTA ! "
La strada è vuota, qui non c'è nessuno
si sentono le voci, cori e canti,
fra questi muri se pure abbandonati
cantano echi lasciati da quei venti
che sono soli e non trovan pace
e si lamentano che in questo posto
strano non c'è nessuno che parla
del passato, soltanto un vecchio
a spasso col suo cane,
davanti a un manifesto comunista
parla da solo e impreca con se stesso,
di quella volta che s'era innamorato,
ed il suo amore l'aveva abbandonato,
ma lui fedele serio amareggiato,
pensa al suo amore
che non è tornato.
LA PELLE
Camaleonti,
o figli di serpenti
se ogni tanto potessimo cambiare
nella muta,
questo colore, che porta
tanto male,
forse potremmo diventare tali
a colui ...
si dice, che fece l'uomo,
sembianza di se stesso.
Ma questo sembra colore indefinito
in trasparenza e non assume toni
è sempre uguale
e non tradisce mai
Non nasce, mai da un posto della terra
magari in Africa, in Asia, o in mezzo
al mare.
Nasce dal cuore, dalla porvetà
dall'gnoranza, dall'indifferenza,
nasce dall'odio e contro il vero amore.
Uomini donne, e bimbi senza patria
non è importante dove sono nati
l'unica colpa, essere figli
dell'umatà cacciati dal diritto
di campare con poco pane
e molta dignità.
Bestie assetate, di vendette assurde
scatenano l'ira contro gli indifesi
i cuccioli figli di inutili ingiustizie
vittime innocenti e poi colorano
le viltà più infami coi soliti colori
della pelle che ha il sol colore,
quello più atroce ingiusto ed infamante
che toglie all'uomo ogni libertà
COLORE ANTICO DELLA POVERTA'
o figli di serpenti
se ogni tanto potessimo cambiare
nella muta,
questo colore, che porta
tanto male,
forse potremmo diventare tali
a colui ...
si dice, che fece l'uomo,
sembianza di se stesso.
Ma questo sembra colore indefinito
in trasparenza e non assume toni
è sempre uguale
e non tradisce mai
Non nasce, mai da un posto della terra
magari in Africa, in Asia, o in mezzo
al mare.
Nasce dal cuore, dalla porvetà
dall'gnoranza, dall'indifferenza,
nasce dall'odio e contro il vero amore.
Uomini donne, e bimbi senza patria
non è importante dove sono nati
l'unica colpa, essere figli
dell'umatà cacciati dal diritto
di campare con poco pane
e molta dignità.
Bestie assetate, di vendette assurde
scatenano l'ira contro gli indifesi
i cuccioli figli di inutili ingiustizie
vittime innocenti e poi colorano
le viltà più infami coi soliti colori
della pelle che ha il sol colore,
quello più atroce ingiusto ed infamante
che toglie all'uomo ogni libertà
COLORE ANTICO DELLA POVERTA'
venerdì 4 febbraio 2011
DANZE ANTICHE
Accordi di chitarra ...all'ora tarda
quando le ombre di una sera nana
danzano lontano, sopra i vetri.
e nello stagno crescono i girini
e sono rane, e da lontano
provano armonie le campane.
Fantasmi di passioni ormai sopite
al ritmo antico di canti di paese
s'alzano le gonne nel ballare.
Ed ogni abbraccio, un bacio
è un rito antico che si ripete sempre.
Non ha stagione la voglia dell'amore ...
quando è amore
Quando dal bosco avanza ormai
la bruma e dorme il cervo.
E mentre dorme ... deve stare attento.
Gatti randagi che se pure al freddo
piangono alla luna e stanno fuori
più tosto che sentirsi fare servi.
Danzano in piazza le figlie e i figli
nati dalla rabbia e dall'amore
di quella terra che non li vuole eredi
lanciano in cielo le mani
verso l'alto per prendere la luna
e regalarla ad una terra che troppe
volte è amara, e poche volte è dolce
ma quasi sempre agra.
E son lontani i suoni di chitarra
echi di flauti, e battiti di mani,
e dopo passi di danze
che vengon da lontano
da terre antiche, e genti pitturate
e corpi si trasformano in poesie
in liriche e canti, facce da teatro,
e dopo urla di soldati antichi, rumori
d'armi, e pianti di dolore.
Raggi di luna ... e dopo nasce il sole.
E poi le madri, le figlie del passato
con lunghe braccia invitano a danzare
donando i seni al vento che li bacia
le bocche rosse ricche di passione
formando con le braccia nella danza
un grande sole luce del futuro
mimando lotte per vincere la fame.
quando le ombre di una sera nana
danzano lontano, sopra i vetri.
e nello stagno crescono i girini
e sono rane, e da lontano
provano armonie le campane.
Fantasmi di passioni ormai sopite
al ritmo antico di canti di paese
s'alzano le gonne nel ballare.
Ed ogni abbraccio, un bacio
è un rito antico che si ripete sempre.
Non ha stagione la voglia dell'amore ...
quando è amore
Quando dal bosco avanza ormai
la bruma e dorme il cervo.
E mentre dorme ... deve stare attento.
Gatti randagi che se pure al freddo
piangono alla luna e stanno fuori
più tosto che sentirsi fare servi.
Danzano in piazza le figlie e i figli
nati dalla rabbia e dall'amore
di quella terra che non li vuole eredi
lanciano in cielo le mani
verso l'alto per prendere la luna
e regalarla ad una terra che troppe
volte è amara, e poche volte è dolce
ma quasi sempre agra.
E son lontani i suoni di chitarra
echi di flauti, e battiti di mani,
e dopo passi di danze
che vengon da lontano
da terre antiche, e genti pitturate
e corpi si trasformano in poesie
in liriche e canti, facce da teatro,
e dopo urla di soldati antichi, rumori
d'armi, e pianti di dolore.
Raggi di luna ... e dopo nasce il sole.
E poi le madri, le figlie del passato
con lunghe braccia invitano a danzare
donando i seni al vento che li bacia
le bocche rosse ricche di passione
formando con le braccia nella danza
un grande sole luce del futuro
mimando lotte per vincere la fame.
PIETRE E TUFI
Case di pietre,
e tufi,
finestre senza vetri
e con retine,
da dove passano,canti
e dopo odori, anche parole
che nessuno ascolta.
Lucertole randage,
e poi rigagnoli
di acqua sciorinata.
Le piazze di paese ...
sempre uguali
con alberi costretti
fra le mura
con rami stanchi
di essere legati
crescere in silenzio
a denti stretti
I passi lenti, di vecchi abbandonati
donne deluse, in cerca d'avventure
ed i sorrisi ingenui di bambini
messi in berlina a causa del futuro
son come fiori ... nascono morti,
in mezzo al mare dell'indifferenza,
nascosta fra crepe delle vite,
di gente assurda,
che ride certo
ma che non ha futuro.
e tufi,
finestre senza vetri
e con retine,
da dove passano,canti
e dopo odori, anche parole
che nessuno ascolta.
Lucertole randage,
e poi rigagnoli
di acqua sciorinata.
Le piazze di paese ...
sempre uguali
con alberi costretti
fra le mura
con rami stanchi
di essere legati
crescere in silenzio
a denti stretti
I passi lenti, di vecchi abbandonati
donne deluse, in cerca d'avventure
ed i sorrisi ingenui di bambini
messi in berlina a causa del futuro
son come fiori ... nascono morti,
in mezzo al mare dell'indifferenza,
nascosta fra crepe delle vite,
di gente assurda,
che ride certo
ma che non ha futuro.
giovedì 3 febbraio 2011
FREDDE GALANTERIE
Campi, silenzi ...
ed alberi spogli,
pagine bianche di libri scritti mai
poi strade vuote
disegnate apposta
da sogni che vengon discinti
per poi cercare dimore più serene
tra anime forti, ingenue
e molto ricche di fantasie
e sogni e di pensieri veri
che arrivano sempre nonostante tutto.
Rumori d'aratri ...
fra campi abbandonati
fra rovi arsi, rigagnoli d'amore
per l'occasione rugiade di sudore,
che fanno nascere
passioni senza tempo.
E da lontano profumi
di frescura di acqua cheta ...
che non cheta mai troppa passione
perchè rimanga ferma,
spinta dai venti, delle delusioni
e dopo echi di belati umani
che cercano ristori mai sopiti
che la paura li ha fatti sempre servi.
Sospiri, respiri, ansimanti e caldi
lupi affamati all'ombra di chimere,
scrutan coloro che non si fan leoni
pronti a ghermirli ...
per farne il proprio pasto
Uomini stanchi di sperare sempre.
Lorda speranza che muore sempre prima
rubando all'uomo l'ultimo respiro
e per tradirlo lo fa morire dopo
troppo galante la speranza mia.
Colori arancio per dei tramonti
amanti di boschi, e colli e mari senza
mete di sconfinate solo le ingiustizie
che come aratri scuotono ogni cuore.
Campi silenzi, e spaziano nel cielo
stormi colorati, di poesie,
e dopo il sole sorpreso dal dolore
brucia ogni cosa ... ma non scalda più
ed alberi spogli,
pagine bianche di libri scritti mai
poi strade vuote
disegnate apposta
da sogni che vengon discinti
per poi cercare dimore più serene
tra anime forti, ingenue
e molto ricche di fantasie
e sogni e di pensieri veri
che arrivano sempre nonostante tutto.
Rumori d'aratri ...
fra campi abbandonati
fra rovi arsi, rigagnoli d'amore
per l'occasione rugiade di sudore,
che fanno nascere
passioni senza tempo.
E da lontano profumi
di frescura di acqua cheta ...
che non cheta mai troppa passione
perchè rimanga ferma,
spinta dai venti, delle delusioni
e dopo echi di belati umani
che cercano ristori mai sopiti
che la paura li ha fatti sempre servi.
Sospiri, respiri, ansimanti e caldi
lupi affamati all'ombra di chimere,
scrutan coloro che non si fan leoni
pronti a ghermirli ...
per farne il proprio pasto
Uomini stanchi di sperare sempre.
Lorda speranza che muore sempre prima
rubando all'uomo l'ultimo respiro
e per tradirlo lo fa morire dopo
troppo galante la speranza mia.
Colori arancio per dei tramonti
amanti di boschi, e colli e mari senza
mete di sconfinate solo le ingiustizie
che come aratri scuotono ogni cuore.
Campi silenzi, e spaziano nel cielo
stormi colorati, di poesie,
e dopo il sole sorpreso dal dolore
brucia ogni cosa ... ma non scalda più
martedì 1 febbraio 2011
LA MIA COMPAGNA
Non dorme mai ...
non ha mai dormito
rimane sveglia
in cerca di un motivo
una ragione, una giustificazione,
per tutto quello
se sembrerà normale
a quelli che normale
vuol dir tutto
per sino l'ingiustizia
su un bambino,
od una donna
picchiata dal marito,
o peggio ancora uccisa violentata
oppure in officina licenziata,
perchè al padrone
lei non gli l'ha data.
Non dorme mai ...
non ha mai dormito.
Per gli operai morti
in officina, o i licenziati
messi ad aspettare
che al più presto
mandati a lavorare, pagati
come servi per mangiare
mentre i suoi figli
non possono studiare
i libri a rate, ed i vestiti lisi,
sempre gli stessi
chissà per quanto tempo.
Intere ore dormire sopra i treni
,
i pulman pieni
di facce addormentate,
sbagliando le fermate
tante attese.
E poi la sera davanti alle castagne
per festeggiare con un bicchier di vino,
l'arrivo di un bambino mai atteso
ch'è stato messo al mondo
per sfortuna.
Non dorme mai ...
non ha mai dormito.
Dentro i quartieri senza alcun futuro
quando la notte un suono di sirena
ti suona il campanello e poi ti dice
che il figlio tuo è morto in officina,
o s'è drogato
oppure che tua figlia l'anno
beccata sopra un marciapiede.
per uno che si salva cento morti.
Son queste cose che
non mi fan dormire
è la coscienza! mi fa compagnia.
non ha mai dormito
rimane sveglia
in cerca di un motivo
una ragione, una giustificazione,
per tutto quello
se sembrerà normale
a quelli che normale
vuol dir tutto
per sino l'ingiustizia
su un bambino,
od una donna
picchiata dal marito,
o peggio ancora uccisa violentata
oppure in officina licenziata,
perchè al padrone
lei non gli l'ha data.
Non dorme mai ...
non ha mai dormito.
Per gli operai morti
in officina, o i licenziati
messi ad aspettare
che al più presto
mandati a lavorare, pagati
come servi per mangiare
mentre i suoi figli
non possono studiare
i libri a rate, ed i vestiti lisi,
sempre gli stessi
chissà per quanto tempo.
Intere ore dormire sopra i treni
,
i pulman pieni
di facce addormentate,
sbagliando le fermate
tante attese.
E poi la sera davanti alle castagne
per festeggiare con un bicchier di vino,
l'arrivo di un bambino mai atteso
ch'è stato messo al mondo
per sfortuna.
Non dorme mai ...
non ha mai dormito.
Dentro i quartieri senza alcun futuro
quando la notte un suono di sirena
ti suona il campanello e poi ti dice
che il figlio tuo è morto in officina,
o s'è drogato
oppure che tua figlia l'anno
beccata sopra un marciapiede.
per uno che si salva cento morti.
Son queste cose che
non mi fan dormire
è la coscienza! mi fa compagnia.
E NON RISPONDE ...
E non ti sento...
lontano come sei
confuso fra le voci, che ...
Parlano e vogliono sentire
un tuo respiro,
un alito velato di vendetta
per questo male,
che infetta quelli che dici sono
figli tuoi. Figli? si ...
Del nulla se quel silenzio
che ora ci proponi
ha avuto forza
d'essere urlo silente , amaro
dei campi di sterminio.
Urlo solcato dai venti,
che han fatto muti
i pianti di pietà, e rese
sterili i seni delle madri
gettate in pasto
in bocche dell'inferno
fosse comuni per essere scordate
senza peccati
e solo per amore
decisero di farsi per pudore
E SOLO PER AMORE !
Schiave della morte per la vita.
E non ti sento,
sordo come sei
ai morsi della fame, all'igiustizia
all'arroganza, alle prepotenze,
di chi ha scalato la torre di Babele
dei potenti, e con la frusta
della tua parola, mantiene
a bada persino le colombe che son ferite
come se fossero cerberi d'inferno.
Mentre s' anela fra gli ultimi del mondo
a far giustizia nel segno della pace.
Io non ti sento ..
forse per le urla delle genti
di quei bambini donne
e condannati perché collusi
con chi chiede pace,
collusi con l'amore
e con i giusti dietro
le sbarre del'incomprensione
nelle galere dell'indifferenza
dell'ignoranza che già di servi ne ha fatti tanti,
perché sorpresi dai tramonti infami,
cantati da sirene dell'inferno.
Io non ti sento perché ho dolore
e rabbia del passato,
per il presente che manca al mio richiamo,
per un futuro che aleggia come un gufo,
e i moti di speranza sono rari
come quei giorni che sembrano felici
e se magari lo potessi fare,
almeno uno lo voglio
regalare a una colomba
che ha voglia di volare
lontano come sei
confuso fra le voci, che ...
Parlano e vogliono sentire
un tuo respiro,
un alito velato di vendetta
per questo male,
che infetta quelli che dici sono
figli tuoi. Figli? si ...
Del nulla se quel silenzio
che ora ci proponi
ha avuto forza
d'essere urlo silente , amaro
dei campi di sterminio.
Urlo solcato dai venti,
che han fatto muti
i pianti di pietà, e rese
sterili i seni delle madri
gettate in pasto
in bocche dell'inferno
fosse comuni per essere scordate
senza peccati
e solo per amore
decisero di farsi per pudore
E SOLO PER AMORE !
Schiave della morte per la vita.
E non ti sento,
sordo come sei
ai morsi della fame, all'igiustizia
all'arroganza, alle prepotenze,
di chi ha scalato la torre di Babele
dei potenti, e con la frusta
della tua parola, mantiene
a bada persino le colombe che son ferite
come se fossero cerberi d'inferno.
Mentre s' anela fra gli ultimi del mondo
a far giustizia nel segno della pace.
Io non ti sento ..
forse per le urla delle genti
di quei bambini donne
e condannati perché collusi
con chi chiede pace,
collusi con l'amore
e con i giusti dietro
le sbarre del'incomprensione
nelle galere dell'indifferenza
dell'ignoranza che già di servi ne ha fatti tanti,
perché sorpresi dai tramonti infami,
cantati da sirene dell'inferno.
Io non ti sento perché ho dolore
e rabbia del passato,
per il presente che manca al mio richiamo,
per un futuro che aleggia come un gufo,
e i moti di speranza sono rari
come quei giorni che sembrano felici
e se magari lo potessi fare,
almeno uno lo voglio
regalare a una colomba
che ha voglia di volare
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