Voci di un tempo,
sempre più a ritroso
riempiono i pensieri di ricordi
villaggi nati ieri e fatti vivi
quasi d'incanto,
a volermi dare un segno
Voci da un campo,
da un prato
da una finestra,
da un angolo di strada
un lamento forse anche un guaito
o il pianto di un bambino
ch'è perduto
cerca un abbraccio
di una qualunque madre
basta un sorriso ...
per non sentirsi solo.
La voce è un canto,
un richiamo a casa
come il profumo di un rosso melograno
una cicala ... il frijo di un rondone
o un'ape buona che passa e t'accarezza
quasi che fosse di una farfalla l'ala.
Sento la voce di un profumo antico
del vento di campagna sopra il grano
la terra calda arsa sotto il sole
e la frescura degli ulivi nuovi
ancora bimbi per
donarne il frutto.
Le voci ...
e voci delle nenie e di canzoni
che son scritte sui muri del passato
suoi cuori
e sopra i volti di tutti quelli
che sanno tutto
e che non dicon niente.
Le voci delle rughe,
e degli sguardi
di chi da sempre s'è messa ad aspettare
che prima di campare e di sperare
resta sotto il sole ad aspettare.
e son rimasto li sin da bambino
a sentir voci che non so scordare
neppure adesso
che me ne posso andare.
venerdì 20 maggio 2011
mercoledì 4 maggio 2011
A PEPPINO DI VITTORIO
E' terra arsa, è terra fatta amara.
Questa mia terra antica ed orgogliosa
ch'è fatta serva dai baroni infami
che voglion solo un signor ... gnor si.
Sempre miseria fame e bastonate
ai figli della terra senza mai pane
e poi trattati a servi della gleba
senza il diritto di stabilire un prezzo
senza contratto per rendere più merce
la propria stima la propria dignità.
Occorre ribellarsi alle bestialità !
all'arroganza, dei grandi proprietari
dalla violenza, dalla povertà,
da questa fame ingiusta e senza senso...
IO QUI LO GIURO .. CHE SINO A QUANDO
AL MONDO SARO' VIVO
NESSUNO PIU' DOVRA' SOFFRIR
LA FAME CONTRO IL POTERE E
LA SOPPRAFFAZIONE
LOTTA PER SEMPRE E PER L'UNITA'
Come ti chiami pezzo di pezzente come ti permetti
alzar la tua voce, davanti a un conte di regia discendenza!?
SONO UN CAFONE MI CHIAMO
DI VITTORIO MA SON MODESTO
CHIAMATEMI PEPPINO
e quan'è cre tutt a fatichè
Questa mia terra antica ed orgogliosa
ch'è fatta serva dai baroni infami
che voglion solo un signor ... gnor si.
Sempre miseria fame e bastonate
ai figli della terra senza mai pane
e poi trattati a servi della gleba
senza il diritto di stabilire un prezzo
senza contratto per rendere più merce
la propria stima la propria dignità.
Occorre ribellarsi alle bestialità !
all'arroganza, dei grandi proprietari
dalla violenza, dalla povertà,
da questa fame ingiusta e senza senso...
IO QUI LO GIURO .. CHE SINO A QUANDO
AL MONDO SARO' VIVO
NESSUNO PIU' DOVRA' SOFFRIR
LA FAME CONTRO IL POTERE E
LA SOPPRAFFAZIONE
LOTTA PER SEMPRE E PER L'UNITA'
Come ti chiami pezzo di pezzente come ti permetti
alzar la tua voce, davanti a un conte di regia discendenza!?
SONO UN CAFONE MI CHIAMO
DI VITTORIO MA SON MODESTO
CHIAMATEMI PEPPINO
e quan'è cre tutt a fatichè
IL SOGNATORE
Ma quanto è immenso
questo mare mio,
senza confini
e senza vere sponde ...
Ne isole lontane su cui posare
un sogno od un pensiero
anche lo sguardo non incontra fine
immagini distorte di un confine
che fra le nebbie avvolte
dentro un sogno
giocano col vento a far sirene ...
canti di un tempo di vaga gioventù
sono gabbiani che non tornan più.
Ma quanto è nero questo mare mio
avvolto su stesso come un fiore
che non ha voglia di sbocciare al cielo
il cui colore si spegne come un sole
che stanco del suo giorno già finito
chiede alle stelle d'esser sostituito.
Ma io che sono
soltanto un sognatore
vedo sull'onda ...
Un vecchio contadino
infondo ... la ...
al tramonto
col volto amaro
laciare al cielo
il salto di una falce.
Le ali in volo di un sogno già finito
questo mare mio,
senza confini
e senza vere sponde ...
Ne isole lontane su cui posare
un sogno od un pensiero
anche lo sguardo non incontra fine
immagini distorte di un confine
che fra le nebbie avvolte
dentro un sogno
giocano col vento a far sirene ...
canti di un tempo di vaga gioventù
sono gabbiani che non tornan più.
Ma quanto è nero questo mare mio
avvolto su stesso come un fiore
che non ha voglia di sbocciare al cielo
il cui colore si spegne come un sole
che stanco del suo giorno già finito
chiede alle stelle d'esser sostituito.
Ma io che sono
soltanto un sognatore
vedo sull'onda ...
Un vecchio contadino
infondo ... la ...
al tramonto
col volto amaro
laciare al cielo
il salto di una falce.
Le ali in volo di un sogno già finito
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